Dorothy è una sedicenne dall'aspetto androgino: vive con la madre, prostituta, e la zia. Da piccola s'innamora di Eva, una graziosa bambina, che non rivedrà mai più.
Divna è una diciassettenne che fa lo stesso mestiere della madre di Dorothy e vive accanto al suo appartamento. E' una gothic girl e sogna di diventare una superstar e di parlare una lingua omonima.
Thomas è un adolescente autolesionista con il complesso dell'abbandono che trova in Dorothy e Divna una nuova ragione per amare qualcuno.
I tre protagonisti abitano alla Barona, quartiere popolare di Milano, e sperimentano ciò che li renderà vecchi a soli sedici anni: droghe, alcol, sesso selvaggio e mercenario; entreranno infatti nel giro della prostituzione minorile, si troveranno di fronte al Male che si nasconde nelle case delle persone dabbene, che dietro un sorriso ci celano le fauci del Mostro che inghiotte le identità, e Dorotyhy, Divna e Thomas, nonostante vivano sempre "tra cielo e baratro. Sempre tra cielo e baratro. Sempre in equilibrio su una fune tesa tra cielo e baratro, davanti a noi nessuno" riescono a mantenere una commovente "ingenuità di cristallo" in un mondo abitato da elefanti in una cristalleria, sempre più somigliante a "una spiaggia di ossa, di cuori scheletrici". Loro hanno "le ali nei muscoli", sognano di volare in cima alla Tour Eiffel, e poi ancora più su, fino a raggiungere la luna e abitarci come coloni portatori di una nuova umanità, ancora piena di speranza e voglia di stupirsi.
Leggere Supernova è un'esperienza dolorosa. E' come ritrovarsi con ferite sulla carne vita e pulsante. E' avere le braccia tagliuzzate di Thomas. Schegge di stelle sulla fronte e sul cuore che anela alla vita come i protagonisti che la mordono come lupi affamati e ne hanno un incontro ravvicinato con la ferocia di questi essere invecchiati e paganti e sbavanti che puzzano di morte, che cibandosi della loro innocente gioventù sperano nella resurrezione della carne e dello spirito. La prosa di Isabella Santacroce opera chirurgicamente sul nostro cuore e sui nostri occhi come un'orafa del dolore. Siamo impreziositi eppure marchiati a vita dalle sue parole che non si cancellano né con l'acqua né con il fuoco. C'è un messaggio che tra milioni di frasi esplode come una supernova: abbiate il coraggio di vivere perché solo vivendolo potremo renderlo un luogo migliore in cui dimorare e continuare a leggere romanzi luminosi come questo.
Denny B.
Ti dirò, mai amato molto la Santacroce. Di suo ho letto "Zoo" e "VM14" e, se posso permetterli, li ho trovati davvero gratuiti e pretestuosi.
RispondiEliminaSe però mi dici che questo è così bello, lo segno.