mercoledì 27 febbraio 2013

Corri Coniglio... finché ne hai il fiato


Corri, Coniglio di John Updike

 Fonte foto: http://mondobalordo.wordpress.com
   

Harry "Coniglio" Angstrom è il personaggio più inetto della letteratura mondiale. Zeno Cosini de "La coscienza di Zeno" messo a confronto è uno che la vita la morde e la cavalca pure. Mentre leggevo questo libro ho provato un arcobaleno di emozioni negative: ribrezzo, pena, rabbia, vergogna, invidia (beh Ruth lo ama!) e tante altre. A chi si sia ispirato Updike per creare con la melma, con il fango dell'umana condizione, questo personaggio non lo so, ma persone così ce ne sono, eccome se ce ne sono: gli sarà bastato guardarsi attorno oppure guardarsi dentro.
La trama: Il nostro protagonista da giovane era un campione della pallacanestro. Ora è sposato con Janis, che aspetta il secondo bambino, e ha un figlio di nome Nelson. Harry non è felice, sua moglie non fa altro che guardare la televisione, lui rimpiange il passato in cui era un campione, insomma, ha una vita noiosa, monotona. Una sera decide di non tornare a casa da sua moglie e da suo figlio e scappa. A ogni mossa che fa il suo dolore aumenta e chi potrebbe aiutarlo? Il reverendo Eccles, sua madre, i coniugi Springer o Tothero - il suo vecchio allenatore? Intanto incontra Ruth, una giovane ragazza che alla fine si innamorerà di lui. Per scappare dalla noia, dai rapporti umani, ma soprattutto dalle responsabilità, e da un vuoto interiore, Harry non fa altro che correre e correre ancora, ma fin dove può spingersi? fino a quando potrà sfuggire dal cappio che abbiamo attorno al collo ovvero la vita?
Comunque sia è un grande romanzo di uno scrittore che senza dubbio sapeva scrivere, con un grande stile: elegante, privo di volgarità, ma anche oscuro, soffocante, senza vie d'uscita, come la storia del romanzo, perché possiamo scappare fin che vogliamo, per un periodo più o meno lungo, ma alla fine, la cosa da cui scappiamo la dovremmo affrontare, combattere e lo sappiamo solo noi se al termine dello scontro stapperemo lo champagne o ci leccheremo le ferite nell'angolo buio riservato agli sconfitti. E' anche vero che in fondo se decidiamo di affrontare la nostra paura e ne usciamo sconfitti, non lo siamo, perché almeno ci abbiamo provato.

Denny B.

1 commento:

  1. da come ne parli sembra bello, e la traqma mi ispira. Peccato che sia pieno di roba da leggere al momento T.T

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