Diciamolo: sono un tipo prevenuto. Non nel senso che sono affetto da eiaculazione precoce, birbantelli maliziosi. Solitamente quando esce il trailer di un film lo guardo con un certo distacco, poi se il film è quello che ha aperto il Festival del Cinema di Venezia la mia faccia si fa rugosa e gli occhi si fanno alti nel cielo, speranzosi di non essere di fronte all'ennesima cagata tanto decantata invece come torta al cioccolato. Gravity di Alfonso Cuaron è stato elogiato dalla critica internazionale, applaudito all'unanimità dal pubblico che si è riversato numeroso nelle sale, considerato da molti una conquista della storia del cinema. Ma sara vero? Ve lo dice il vostro Denny preferito.
La dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) e l'astronauta Matt Kowalsky (George Clooney) sono in missione sullo Space Shuttle e durante una passeggiata nello spazio per lavori di manutenzione del telescopio Hubble vengono avvisati da Houston che presto saranno investiti da un'onda di detriti di un satellite. Mentre avvengono le operazioni di rientro la pioggia di detriti colpisce la navetta lasciando Matt e Ryan soli nello spazio.
Gravity si apre con una sequenza splendida: una passeggiata nello spazio mentre la radio trasmette canzoni e le battute tra Matt e il suo collega si sprecano attorno alle orecchie della dottoressa Ryan che sta aggiustando il telescopio, il tutto seguito dalla regia in assenza di gravità di Alfonso, che si muove con i personaggi (cliché e privi di spessore), li segue e a volte si fonde con i loro occhi impauriti. Il film ha un impatto visivo notevole e per una volta, finalmente, il 3D non si è beccato le mie ingiurie ringhianti, perché è usato non per spettacolarizzare un momento d'azione, alla sparatutto, ma per rendere vivide e silenziose le immagini della Terra inondate dalla luce dell'alba o circondate dal perenne buio dello spazio.
Una scena in particolare, meravigliosa, però entra delicata nella mia mente per non uscirne più: quando Ryan riesce a entrare nella cabina della navicella si spoglia della tuta e, con la luce che illumina l'oblò sullo sfondo, lei si rannicchia lentamente, ed è come se tornasse bambina, con i tubi che sembrano dei cordoni ombelicali. E poi la lacrima di una Sandra Bullock convincente e sorprendentemente gradevole che vaga in assenza di gravità.
Gravity è senza ombra di dubbio uno dei film più interessanti dell'anno. Credevo di non riuscire a sopportare oltre i due attori principali, che non amo e stimo assolutamente, invece anche George, che gigioneggia e fa il piacione, non ha urtato in particolar modo i miei sensi. Non aspettatevi da Gravity grandi messaggi filosofici, non è il nuovo 2001 - Odissea nello Spazio, punta su qualcosa di risaputo, che non smette di farci riflettere: la paura dell'uomo di fronte all'inconoscibile, la sua vulnerabilità, e il vuoto al di là dei confini terrestri.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): Titolo originale: Gravity Lingua originale: inglese Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito Anno: 2013 Durata: 90 min Genere: drammatico, thriller, fantascienza Regia: Alfonso Cuarón Soggetto: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón Produttore: Alfonso Cuarón, David Heyman Produttore esecutivo: Stephen Jones, Nikki Penny, Gabriela Rodriguez, Christopher DeFaria Casa di produzione: Warner Bros., Heyday Films, Reality Media Distribuzione (Italia): Warner Bros. Fotografia: Emmanuel Lubezki Montaggio: Alfonso Cuarón, Mark Sanger Effetti speciali: Jonathan Bickerdike, Luke Marcel, Matt Wood Musiche: Steven Price Scenografia: Andy Nocholson Costumi: Jany Temime Trucco: Ann Fenton Sfondi: Rosie Goodwin Interpreti e personaggi: Sandra Bullock: Dottoressa Ryan Stone George Clooney: Matt Kowalsky Doppiatori originali Ed Harris: Controllo da Houston Eric Michels: Personale NASA Paul Sharma: Shariff Basher Savage: Capitano della stazione spaziale Doppiatori italiani: Anna Cesareni: Dottoressa Ryan Stone Francesco Pannofino: Matt Kovalsky Alessio Cigliano: Controllo da Houston Roberto Gammino: Shariff
Purtroppo sembro essere l'unico ad averlo visto senza 3D... sigh. Piaciuto moltissimo proprio per questo suo essere furbetto. Alle volte mi lascio catturare più dal proverbiale 'come' che dal 'cosa'.
Anche a me è piaciuta molto l'immagine della Bullock che entra nella navicella per la prima volta e si rilassa dopo l'orribile esperienza. Promosso in pieno, veramente una gioia per gli occhi!
Ne parlo oggi pure io.
RispondiEliminaCon molto meno entusiasmo, però. :)
Guarda: non mi sono strappato i capelli neanch'io, è un film furbetto, ma tecnicamente eccellente.
EliminaPasserò a leggere la tua recensione ;)
Come ho scritto nelle pagine di altri amici e colleghi. 'Gna faccio più. Devo vederlooooooooooooooo. ^_^
RispondiEliminaIo, cuore d'oro, ho davvero empatizzato tantissimo con lei. Sono uscita dalla sala distrutta...
RispondiEliminaPurtroppo sembro essere l'unico ad averlo visto senza 3D... sigh.
RispondiEliminaPiaciuto moltissimo proprio per questo suo essere furbetto. Alle volte mi lascio catturare più dal proverbiale 'come' che dal 'cosa'.
Anche a me è piaciuta molto l'immagine della Bullock che entra nella navicella per la prima volta e si rilassa dopo l'orribile esperienza. Promosso in pieno, veramente una gioia per gli occhi!
RispondiEliminaVojo!
RispondiEliminaNe sto leggendo benissimo, spero di poterlo recuperare entro un paio di giorni!
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