★★★★
"Arrivò dal vicolo e salì i gradini sul retro, come sempre. Doc non la vedeva da più di un anno".
Sortilège (Joanna Newsom) è la voce narrante di Vizio di forma, che, evocando il passato o commentando l'avvenimento presente come un personaggio entrante a gamba tesa, ci accompagna lungo le peripezie e le disavventure di Doc Sportello (Joaquin Phoenix), la possiamo quasi sentire l'erba sotto ai piedi mentre camminiamo con lei, soffice e nostalgica, mano nella mano, con una corona di grano posta sul capo, magari.
Shasta (Katherine Waterston) è l'ex di Doc, ora fidanzata con il ricco immobiliare Mickey Wolfmann (Eric Roberts), che si reca da lui, nel suo piccolo bugigattolo la cui luce non si riesce a capire da dove filtri e quale sia la sorgente, per chiedergli aiuto: ha il sospetto che la moglie con la complicità dell'amante stiano tramando contro Wolfmann.
Il detective privato Doc Sportello, eroe di Vizio di forma, dopo averla accompagnata alla macchina, lungo un piano sequenza di due minuti, è già invischiato in questo brutto affare, volente o nolente. E noi con lui. Pienamente coinvolti nella storia che Paul Thomas Anderson ci ha preparato e che si dipana in una California alla fine degli anni '60 come un viaggio psichedelico ove le inquadrature sono occupate da un'ondata tutta da cavalcare di personaggi ai limiti del surreale: Fratellanza Ariana a bordo di motociclette, gang di Topanga, Confraternita di dentisti tra cui spicca il Dr. Rudy Blatnoyd (Martin Short) che presiedono la Golden Fang (Zanna Dorata), che è anche il nome di una barca su cui è stata vista salire a bordo proprio Shasta, e poi avvocati in dimessi abiti da lavoro, gangster poco convinti, una spia suonatrice di sax (Owen Wilson) e poliziotti vagamente omosessuali.
Vizio di forma è tratto dal divertentissimo libro di Thomas Pynchon (tra i più importanti scrittori contemporanei) il cui titolo originale è Inherent Vice che letteralmente significa "Vizio intrinseco" e si riferisce alla "tendenza degli oggetti fisici a deteriorarsi a causa dell'instabilità fondamentale dei componenti di cui sono fatti, in contrapposizione al deterioramento causato da forze esterne". Questa definizione può riferirsi ai personaggi che si muovono in un determinato luogo e in un tempo preciso che sta ormai svanendo come un anello di fumo.
I dialoghi di Vizio di forma sono un capolavoro. Il mio preferito è quello tra Josh Brolin e Joaquin Phoenix alla stazione di polizia dove Christian Bjornsen detto Bigfoot (Brolin) incalza Doc Sportello con gesti volgari, apostrofandolo con "sporco hippie", e infine si vanta di essere stato definito dal Los Angeles Times un "detective rinascimentale". O quando in una tavola calda ordina in un maccheronico giapponese dei pancake che non saranno buoni come quelli di sua madre, ma volete mettere il rispetto che gli portano nel locale quale ufficiale di polizia dedito al dovere di proteggere e servire la comunità? Doc avrebbe tempo di sperimentare diversi tipi di capigliatura prima che il cuoco si decida a servire a Bigfoot altri pancake. Oserei dire che la vera storia d'amore non è quella tra Doc e Shasta o Doc e l'assistente del procuratore distrettuale Penny Kimball (Reese Witherspoon), ma quella tra Doc e Bigfoot: i suoi sguardi sottintendono un'empatia confusa eppure profonda. E' una lotta tra il liberale (Doc) e il conservatore (Bigfoot), la collana lapislazzuli e la cravatta, il sandalo e il mocassino, dove l'ultimo rappresentante, verso la fine, decide di macchiarsi la moralità abbeverandosi alla fonte delle allucinazioni di Doc.
La storia, irresistibile, ma per nulla semplice è Il grande Lebowski che incontra Il lungo addio. La bizzarria di personaggi dalla battuta esilarante sempre pronta inseriti in un solido contesto noir dai toni spesso surreali. Il direttore della fotografia Robert Elswit e Paul Thomas Anderson, scegliendo di lavorare con una pellicola scaduta, hanno creato un effetto nostalgia, come quelle foto dei nostri nonni riposte in un portagioie. E la colonna sonora originale ad opera di Jonny Greenwood entra inaspettatamente dai bordi della scena e ci rimane, come lo sporco sulla piante dei piedi di Doc, martellando con ritmo costante, spesso è dolorosa, quasi sempre portatrice di rimembranze, come Sortilège, che chissà se esiste oppure no.
Joaquin Phoenix è straordinario. Il suo Doc Sportello è un personaggio con cui passeresti intere serate, magari dopo essersi fatto una doccia. I primi piani delle note che scrive sul taccuino durante i brevi colloqui di lavoro in uno studio medico dove ha rimediato una stanza adibita a ufficio - frasi quali "Paranoia-Allerta", "Allucinazioni", "Qualcosa di spagnolo" - dimostrano però che c'è del metodo nel lavoro che fa, anche se per tre quarti del film è annebbiato dal fumo sulfureo delle canne. Se solo si sforzasse un po' di più chissà quali cospirazioni smaschererebbe e forse dal Los Angeles Times verrebbe definito un "detective post flower-power". Ancora una volta Anderson dimostra come si dirigono gli attori: tutti, da quelli principali a quelli secondari, vengono fregiati dell'aggettivo "eccezionali". Menzione speciale a Josh Brolin
Se non lo aveste ancora capito Paul Thomas Anderson è sinonimo di grande cinema: quello che è in grado di ricreare con assoluta dovizia di particolari un mondo in cui le nuove generazioni non hanno avuto modo temporale di vivere. Dallo straordinario Boogie Nights, storia di ascesa e discesa di un porno attore nella Hollywood a luci rosse, a Magnolia, film corale e memorabile tra i più belli degli ultimi trent'anni, da Ubriaco d'amore, commedia romantica in cui riesce nell'impresa di far sembrare Adam Sandler un attore, al potentissimo Il petroliere con un Daniel Day-Lewis granitico, fino al contestato e poco compreso The Master impreziosito da un duo di attori straordinari, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, questo gigantesco regista di soli 44 anni è entrato nella storia della settima arte direttamente dalla porta principale e non ci uscirà più, anzi, con Vizio di forma paga l'affitto per i prossimi tre anni e ne allontana gli sterili detrattori porta a porta o fanatici del dams che preferiscono contare le inquadrature fisse invece di godersi la strabiliante riuscita di un'impresa titanica: adattare per il grande schermo un romanzo di Thomas Pynchon.
Di Vizio di forma potrete gustare immagini delicate e scene nostalgiche (la corsa sotto la pioggia a piedi nudi di Doc e Shasta nel pieno del loro amore) o passionali quali la pazzesca scena di sesso che è impossibile non citare; inaspettate rappresentazioni hippie dell'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci; potrete vedere Martin Short e Joaquin Phoenix che, a naso sbrigliato, si avventano su quella che sembrerebbe roba assai invitante per un tossicodipendente dotato di narici ad aspirapolvere; assisterete a dialoghi che avrebbero meritato un Oscar e a un ispirato Owen Wilson in totale sintonia con il camaleontico Phoenix. Vi perderete in un film meraviglioso per poi ritrovarvi, confusi e felici, di nuovo di fronte allo schermo, pronti a rivederlo e a riassaporare il gusto che vi ha lasciati in bocca - non quello dell'erba, eh!
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: Inherent Vice
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2014
Durata: 148 min
Genere: giallo, commedia, drammatico, grottesco
Regia: Paul Thomas Anderson
Soggetto: Thomas Pynchon (romanzo)
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Produttore: Paul Thomas Anderson, Daniel Lupi, Joanne Sellar
Produttore esecutivo: Scott Rudin, Adam Somner
Casa di produzione: Ghoulardi Film Company, Warner Bros.
Distribuzione (Italia) : Warner Bros.
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: Melanie OliverLeslie Jones
Musiche: Jonny Greenwood
Scenografia: David Crank
Costumi: Mark Bridges
Interpreti e personaggi:
Joaquin Phoenix: Larry "Doc" Sportello
Josh Brolin: Christian "Bigfoot" Bjornsen
Owen Wilson: Coy Harlingen
Katherine Waterston: Shasta Fay Hepworth
Reese Witherspoon: Penny Kimball
Benicio del Toro: Sauncho Smilax
Martin Short: Rudy Blatnoyd
Jena Malone: Hope Harlingen
Joanna Newsom: Sortilège
Maya Rudolph: Petunia Leeway
Eric Roberts: Mickey Wolfmann
Serena Scott Thomas: Sloane Wolfmann
Sasha Pieterse: Japonica Fenway
Michael K. Williams: Tariq Khalil
Jeannie Berlin: Zio Reet
Sam Jaeger: Agente Flatweed
Steven Wiig: Portola Barkeep
Jefferson Mays: Dr. Threeply
Doppiatori italiani:
Fabio Boccanera: Larry "Doc" Sportello
Fabrizio Pucci: Christian "Bigfoot" Bjornsen
Massimiliano Manfredi: Coy Harlingen
Francesca Manicone: Shasta Fay Hepworth
Massimo Corvo: Sauncho Smilax
Erica Necci: Sortilège
Denny B.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: Inherent Vice
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2014
Durata: 148 min
Genere: giallo, commedia, drammatico, grottesco
Regia: Paul Thomas Anderson
Soggetto: Thomas Pynchon (romanzo)
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Produttore: Paul Thomas Anderson, Daniel Lupi, Joanne Sellar
Produttore esecutivo: Scott Rudin, Adam Somner
Casa di produzione: Ghoulardi Film Company, Warner Bros.
Distribuzione (Italia) : Warner Bros.
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: Melanie OliverLeslie Jones
Musiche: Jonny Greenwood
Scenografia: David Crank
Costumi: Mark Bridges
Interpreti e personaggi:
Joaquin Phoenix: Larry "Doc" Sportello
Josh Brolin: Christian "Bigfoot" Bjornsen
Owen Wilson: Coy Harlingen
Katherine Waterston: Shasta Fay Hepworth
Reese Witherspoon: Penny Kimball
Benicio del Toro: Sauncho Smilax
Martin Short: Rudy Blatnoyd
Jena Malone: Hope Harlingen
Joanna Newsom: Sortilège
Maya Rudolph: Petunia Leeway
Eric Roberts: Mickey Wolfmann
Serena Scott Thomas: Sloane Wolfmann
Sasha Pieterse: Japonica Fenway
Michael K. Williams: Tariq Khalil
Jeannie Berlin: Zio Reet
Sam Jaeger: Agente Flatweed
Steven Wiig: Portola Barkeep
Jefferson Mays: Dr. Threeply
Doppiatori italiani:
Fabio Boccanera: Larry "Doc" Sportello
Fabrizio Pucci: Christian "Bigfoot" Bjornsen
Massimiliano Manfredi: Coy Harlingen
Francesca Manicone: Shasta Fay Hepworth
Massimo Corvo: Sauncho Smilax
Erica Necci: Sortilège
Denny B.
Istant cult a scatola chiusa anche solo dalla sinossi mesi fa. Le rece in giro lo stanno confermando a voce sola..Non vedo l'ora.
RispondiEliminaCult assoluto. Da vedere e rivedere.
EliminaRipassa di qua quando l'avrai visto ;)
Di Anderson ho amato "Magnolia" e "Il petroliere", mentre "The master" e "Ubriaco d'amore" mi hanno lasciato vagamente 'meh'. Di questo sono curiosissimo...
RispondiEliminaThe Master è arduo da giudicare: ti spiazza in certe scene e Hoffman e Phoenix fanno a gara a chi è più bravo. Mentre Ubriaco d'amore è una commedia piacevolissima.
EliminaQuesto è meraviglioso ;)
Ti dirò, non hai livelli di "The master", ma mi ha lasciato parecchio perplesso. Il che è un bene a prescindere.
EliminaCi dormo su e vedo di tirarne fuori qualcosa...
Il romanzo è notevole, spero di poter scoprire presto che Anderson è riuscito nell'impresa di renderlo al meglio.
RispondiEliminaFord, fidati: il film è uguale uguale uguale al libro. Ti piacerà, ne sono sicuro.
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