sabato 28 febbraio 2015

AND THE OSCAR GOES TO... THE TRUMAN SHOW (1998)

Great Movie

★★★★

Noi della congregazione dei blogger cinematografici più competenti del mondo internauta, vera e unica risposta ai decerebrati critici della carta stampata le cui recensioni non valgono neanche mezzo minuto del vostro prezioso tempo, abbiamo deciso di calarci nei panni dei membri dell'Academy of Motions Picture Arts and Sciences e di assegnare i premi a quel film o a quell'attore e/o attrice che in un determinato anno meritava di stringere fra le mani l'ambita statuetta dorata del valore di 295 dollari conosciuta in tutto il mondo con il nome di Oscar. Scegliere non è stato facile. Nella storia degli Oscar ci sono state vittorie da seggiolate sul muso (Forrest Gump che batte Pulp Fiction, per dirne una), incredibilmente errate e di cattivo gusto, negativamente sorprendenti, assolutamente inspiegabili e poi ci fu l'edizione che, contenente tutti questi aggettivi, rappresentò un devastante attacco nucleare sulla capocchia del Cinema mondiale: la Notte degli Oscar del 1999.


Nella cinquina dei migliori film comparivano: La vita è bella, Salvate il soldato RyanElizabethLa sottile linea rossa e Shakespeare in Love (film per cui il Bardo è morto una seconda volta). L'unica pellicola meritevole era quella di Terrence Malick (straordinario film di guerra che erutta potenza visiva nella prima parte e si perde verso la fine), candidato anche come miglior regista e per la miglior sceneggiatura non originale e neanche a dirlo non vinse neanche un premio di consolazione. Quell'anno stravinse, piangiamo e infuriamoci insieme, Shakespeare in Love, uno dei film più orrendi mai stati fatti, con attrice protagonista, premiata addirittura con l'Oscar, la piagnona Gwyneth Paltrow, figlioccia del mio odiato Steven Spielberg (e che caso!) che vinse come miglior regista per il vomitevolmente patriottico Salvate il soldato Ryan scippando la statuetta dorata al grandissimo Peter Weir per quel film che non venne neanche nominato nella cinquina e che oggi, caro pubblico, ho deciso di premiare come si deve assegnandogli gli Oscar che doveva, e ripeto, doveva vincere se l'Academy avesse usato gli occhi e il cervello al posto del rugoso deretano: The Truman Show.



Truman Burbank (Jim Carrey) conduce una vita tranquilla nella ridente isoletta chiamata Seahaven: ha trent'anni, ha una bella e bionda moglie, Meryl (Laura Linney) un amico fidato, Marlon (Noah Emmerich), e al lavoro (è uno stipulatore di polizze assicurative), tutto procede bene. Da qualche tempo però sembra essere sempre più intenzionato a raggiungere le isole Figi lasciando il lavoro e il luogo in cui ha sempre vissuto da quando era bambino. Sembrerebbe tutto normale se non fosse che Truman non sa di essere la star del programma televisivo più seguito di tutti i tempi: il Truman Show, partorito dalla mente geniale di Christof (Ed Harris) che risiede nello studio lunare, in onda sette giorni su sette 24 h su 24, che tiene incollati davanti allo schermo gli spettatori di tutto il mondo. Il luogo in cui vive Truman è in realtà il più grande studio televisivo mai stato creato, visibile dallo spazio proprio come la Muraglia Cinese, e le persone che interagiscono con lui non sono altro che attori: dal giornalaio da cui va tutte le mattine a comprare il suo giornale e una rivista di moda per sua moglie al suo stesso vicino che butta la spazzatura e alla famiglia di colore che gioiosa saluta Truman ogni mattina al che lui risponde ("Caso mai non vi rivedessi: buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"). Persino sua moglie Meryl e il suo migliore amico Marlon sono attori che durante il programma sponsorizzano prodotti a fini commerciali come il pelapatate, l'aspirapolvere, la birra e il cacao delle alte vette del Nicaragua. 



Il Truman show è una soap-opera in cui vengono enfatizzati i momenti drammatici, mandati in onda attraverso una serie di flashback, che sono capitati a Truman, come la morte del padre avvenuta in mare aperto durante una tempesta che gli ha lasciato un grave vuoto dentro oltre alla paura per il mare, fino al momento in cui al college non incontrò Lauren che sulla spiaggia, al chiaro di luna, gli confidò che la vita che sta conducendo è falsa e pilotata dall'alto e che persino la sabbia è finta e messa apposta per lui, prima di essere stata portata via a forza da un uomo spacciatosi per suo padre e giustificando a Truman tutte queste parole come uno dei suoi soliti attacchi di schizofrenia. Da allora Truman non l'ha mai dimenticata. Ne conserva il maglione rosso con la spilla su cui c'è scritto "Come andrà a finire?" e ritaglia dai fogli di giornale di moda gli occhi delle modelle in cerca dei più somiglianti a quelli di Lauren, attrice del vecchio cast che guarda commossa Truman alla televisione sperando che si accorga dell'amara verità: che la sua vita è fittizia e oggetto degli occhi indiscreti di miliardi di persone che non svolgono alcun'altra attività all'infuori del restare davanti allo schermo del televisore; vedasi le bariste, l'uomo nella vasca da bagno, le due anziane signore di cui una stringe un cuscino dotato di foto di Truman e i due poliziotti tutti occupati a guardare il Truman Show come se potesse scomparire qualora distogliessero appena appena lo sguardo.



Ogni nome nel film non è assegnato a caso: Truman è composto dalle parole True (vero) e Man (uomo). L'unico vero e sincero uomo dello show è lui che spicca in un mondo progettato apposta per lui, privo di ipocrisie, crimini e bruttezza, al fine di risaltarne la sua sincerità e di proteggerlo. Il nome Christof, la mente dello show, è lampante. Meryl e Marlon invece si chiamano così in onore rispettivamente di Meryl Streep e Marlon Brando. Ma bando alle ciance che non interessano a nessuno e assegniamo i premi. Che entrino le statuette dorate:



Oscar come miglior attore protagonista: Jim Carrey. Perché Truman Burbank non poteva interpretarlo un attore diverso da lui. Sorridente e con la battuta pronta che piano piano, a causa di alcuni incidenti (prima il riflettore che cade davanti casa sua, le intermittenze radio e l'ascensore fasullo) si accorge che qualcosa non va, che tutti sembrano invischiati in una misteriosa cospirazione, e non lo fa dando vita a un melodramma isterico ma con un irresistibile sarcasmo. Non immagino che discorso esilarante avrebbe pronunciato Jim Carrey sul palco del Dorothy Chandler Pavillion di Los Angeles. Confido almeno in un Oscar alla Carriera.


Oscar come miglior attore non protagonista: Ed Harris. Christof è uno degli antagonisti meglio riusciti nella storia del cinema: tanto inquietante quanto suadente (il doppiatore Adalberto Maria Merli svolse un lavoro eccellente). Il potere non si sbandiera ai quattro venti e lui, genio dei media, lo sa bene: rilascia poche interviste, risponde alle critiche con la stessa pazienza e cura che riserva agli elogi riservatigli. L'ultima indimenticabile scena (quel dialogo brillante!) non simboleggia nient'altro che Dio (Christof) che tenta di convincere Adamo (Truman) a restare nel paradiso terreste che ha creato apposta per lui. L'interpretazione di Ed Harris, misurata e magnetica, meritava un riconoscimento e lo merita tuttora. 



Oscar come miglior sceneggiatura originale: lo sceneggiatore Andrew Niccol, regista di Gattaca e dell'ingiustamente sottovalutato S1m0ne, critica allo star system hollywoodiano con un finale da brividi che il pubblico si ostina a definire "riconciliante", dimostra di essere uno dei più geniali scrittori di cinema in circolazione assieme a David Mamet, Charlie Kaufman, Terence Winter, Quentin Tarantino, Paul Thomas Anderson e i fratelli Coen scrivendo una sceneggiatura arguta, ricca di humour dai toni comici/drammatici e con una morale di fondo splendida: non permettete mai a nessuno di pilotare la vostra vita. 


Oscar come miglior regista: Peter Weir. La sua regia è da manuale. Innovativa e stimolante. Mai narcisistica e sempre a servizio della storia. Altro che quella mezza tacca sul bastone della banalità che è il melensamente patriottico Steven Spielberg. 


Oscar come miglior film: The Truman Show. Straordinariamente geniale. Soltanto gli iniziali titoli di testa fittizi con quella musica ti depositano sulla pelle una costiera montuosa di brividi. Alla fine del film ogni spettatore è (o almeno dovrebbe essere) conscio di aver visto uno dei film più originali, brillanti e profetici degli ultimi trent'anni. Il film di Weir è un sottinteso inno al libero arbitrio. Ci vuole lasciare un semplice messaggio: siate coraggiosi e artefici del vostro destino. Siate il Christof di voi stessi. Spesso mi sono chiesto: come si troverà Truman nel mondo reale? Sarà felice? Si sarà sposato con la sua Lauren? Avrà scoperto nuove isole alle Figi coronando il suo sogno dell'infanzia ovvero quello di diventare un esploratore? o la televisione lo avrà nuovamente ingabbiato facendolo diventare una star del mondo fuori dallo Show? Ovunque sia, con chiunque sia, e qualsiasi cosa abbia fatto, Truman, io avrò sempre un pensiero per lui e casomai non lo rivedessi: buon pomeriggio, buonasera e buonanotte.


Ecco gli altri blog, oltre al mio, che partecipano al And the Oscar goes to...:

Director's Cult
Mari's Red Room
Recensioni Ribelli
Cinquecentofilminsieme
In Central Perk
Il Bollalmanacco di Cinema
Solaris
Pensieri Cannibali
Non c'è paragone

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: The Truman Show
Paese di produzione: USA
Anno: 1998
Durata: 103 min
Generecommedia, drammatico, fantascienza
Regia: Peter Weir
Soggetto: Andrew Niccol
Sceneggiatura: Andrew Niccol
Produttore: Edward S. Feldman, Andrew Niccol, Scott Rudin, Adam Schroeder
Produttore esecutivo: Lynn Pleshette
Distribuzione (Italia) : UIP (1998)
Fotografia: Peter Biziou
Montaggio: William M. Anderson, Lee Smith
Effetti speciali: Larz Anderson
Musiche: Philip Glass, Burkhard von Dallwitz
Scenografia: Dennis Gassner

Interpreti e personaggi:
Jim Carrey: Truman Burbank
Ed Harris: Christof[3]
Laura Linney: Hanna Gill/Meryl Burbank
Noah Emmerich: Marlon
Natascha McElhone: Lauren/Sylvia
Holland Taylor: Angela Burbank, madre di Truman
Brian Delate: Kirk Burbank, padre di Truman
Peter Krause: Lawrence
Blair Slater: Truman da piccolo
Paul Giamatti: direttore della sala di controllo
Ron Taylor: Ron
Don Taylor: Don
Ted Raymond: Spencer
Philip Baker Hall: direttore del Network
Lorin Moore: bigliettaio al molo
Kevin D. Ross: voce annunciatore in TV

Doppiatori italiani:
Roberto Pedicini: Truman Burbank
Adalberto Maria Merli: Christof
Francesca Guadagno: Meryl Burbank
Roberto Draghetti: Marlon
Lorena Bertini: Lauren/Sylvia
Paila Pavese: Angela Burbank, madre di Truman
Luca Dal Fabbro: direttore sala di controllo
Massimo Rinaldi: bigliettaio al molo
Sergio Matteucci: voce annunciatore in TV

Denny B.


17 commenti:

  1. E' senza ombra di dubbio un grandissimo film, con Jim Carrey pazzesco. Non capisco tutto questo odio verso "La vita è bella", io ci sono particolarmente affezionato invece. Shakespeare in Love mai visto, ma ho in mente un qualcosina per le prossime settimane sul mio blog, quindi potrei vederlo.

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    1. Non ho espresso alcun odio per La vita è bella che è un film furbetto di tutto rispetto, ma The Truman Show è tutto di un altro pianeta.

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  2. Quando Niccol aveva ancora delle belle idee... come regista si è proprio buttato, e "In time" è proprio la prova più evidente di tutte, nonostante l'idea geniale di base...
    E su "Shakespeare in love"... beh, sicuramente un film non memorabile, ma l'ho sempre trovato grazioso, pur sminchiando tutto quello fatto dal Bardo.

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    1. In Time mi manca, ma ho intenzione di vederlo. E su quell'altra cagatina smielata ho solo che da dirne tutto il male possibile.

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  3. amo fortissimamente The Truman show...
    è un film dalla profondità non comune, trattato con una leggerezza necessaria

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  4. Film meraviglioso. Forse il miglior Carry di sempre. (odio furentemente Shakespeare in love, sappilo...)

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  5. Con buona pace del carino The Truman Show, quell'anno doveva stravincere La sottile linea rossa e basta.

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    1. Carino?? Questo è un capolavoro.
      E per quanto ami Malick quel film ha una prima parte straordinaria è una parte finale assolutamente deludente e non all'altezza della prima: un film a metà.

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  6. Un anno parecchio debole a guardare la cinquina dei nominati, a salvarsi è anche Malick. Il Truman Show è un gran film, sicuramente avrebbe meritato un riconoscimento per la sceneggiatura e per il buon Jim, capace di reinventarsi alla grande.

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    1. Confido almeno in un Oscar alla carriera per Carrey ma la vedo buia.

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  7. Io Gattaca l'ho rivisto ieri e The Truman Show è un grandissimo film che poteva giocarsela giusto con Malick. Weir e Malick un giorno verranno premiati a dovere!

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  8. Spero vengano premiati: Malick doveva vincerlo nel 2012 con il capolavoro del millennio: The Tree of Life

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  9. Gran bel film, Truman Show, ma quell'anno, come giustamente - e stranamente - ha scritto Peppa, avrebbe dovuto vincere tutto La sottile linea rossa.

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  10. 'The Truman Show' lo ricordo bene, perchè era il primo anno che partecipavo alla Mostra di Venezia: lo trovai eccezionale, potente, grandioso. Mi aspettavo una pioggia di oscar e ci rimasi malissimo quando annunciarono le (mancate) nomination. Un film sempre troppo avanti rispetto al suo tempo...

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  11. Un altro degli insulti dell'Academy. Vero è che Malick avrebbe dovuto pigliare tutto, ma se proprio non gli si voleva dare l'Oscar questo The Truman Show avrebbe dovuto surclassare la bimbominkiata Scespiriana.

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