martedì 19 aprile 2016

22.11.63 - Miniserie Tv

★★

Una miniserie Tv tratta da quel libro bellissimo che è 22.11.63 di Stephen King non poteva non crearmi una lieve salivazione, che è stata quasi prosciugata alla vista del nome dell'attore che avrebbe interpretato il professore di letteratura chiamato a viaggiare nel tempo al fine di salvare J. F. Kennedy: l'incapace James Franco. Se quest'ultimo non si fosse interessato al progetto in contemporanea con J. J. Abrams (produttore esecutivo della miniserie assieme a Franco e allo stesso King) con tutta probabilità si sarebbe scelto tutt'altro attore protagonista. Anzi, diciamola tutta: se Jonathan Demme (il primo a essersi mostrato interessato a una trasposizione cinematografica del romanzo) e Stephen King avessero trovato un punto d'incontro sulla stesura della sceneggiatura avremmo ottenuto un ottimo film invece di una miniserie qualitativamente nella norma. 

Jake Epping (James Francoè un infelice professore d'inglese nella cittadina di Lisbon Falls (Maine), appena stato lasciato dalla moglie ex alcolista. Dopo le lezioni tiene un corso di scrittura creativa dove incontra Harry Dunning, un bidello affetto da zoppia, che riversa in un tema assegnatogli l'episodio tragico di cui è stata vittima la sua famiglia nella notte di Halloween del 1958. Un giorno Al Templeton (Chris Cooper), gestore di un bar, affetto da un cancro ai polmoni, rivela a Jake un segreto incredibile: proprio nel retro del locale, dove c'è la dispensa, è presente un varco che se attraversato ti catapulta direttamente alle 11.58 del 9 settembre 1958. E Al, dopo aver convinto Jake a provare le sue parole onde evitare che lo prenda per matto, gli affida una missione impensabile: fermare Lee Harvey Oswald (Daniel Webber) prima che conficchi una pallottola nella testa del presidente J. F. Kennedy. Jake, dapprima riluttante, accetta e viaggia nel passato per cambiare il futuro. Ma presto Jake capirà che il passato è inflessibile e non vuole essere cambiato.  

A 22.11.63 manca il cuore. Non si riesce a instaurare un rapporto d'empatia con i personaggi coinvolti nella vicenda. E se in un prodotto seriale - anche solo una miniserie - manca il coinvolgimento e  il sentimento, qualunque esso sia, nei loro confronti allora tra fissare un frigorifero e guardare una serie non c'è alcuna differenza. Si è deciso inoltre di inserire il personaggio di Bill (finto fratello di Jake) poiché dal punto di vista televisivo la missione in solitaria di Jack (raccogliere informazioni su Lee Harvey Oswald così da scoprire chi era la mente che ha ordinato al dito di premere grilletto) poteva non funzionare.

Ora, comprendo le esigenze di sceneggiatura, il doversi "piegare al mezzo televisivo", tutto quello che si vuole, però poi non si passa sopra un intero episodio su Rick e Carl di The Walking Dead che si rifugiano in una casa e allora uno s'accascia sul divano mezzo morto e l'altro si abbuffa di budino scaduto. In quel caso non ci sto e invece di farmi venire l'ulcera vado a farmi un giro nel parco. 

Al di là dell'intreccio temporale affascinante, della missione che sotto sotto fa presagire un falso aroma di panegirico buonista pro-kennedy (fidatevi, non è così), 22.11.63 convoglia la sua attenzione unicamente sulla storia d'amore tra Jake e Sadie (un'eterea Sarah Gadon) finendo per far passare in secondo piano il momento rivelatore dell'intera vicenda (quando Jake torna nel futuro). Piacevolmente sentimentali i minuti finali, ma non basta. 

1 commento:

  1. Sei il primo che ne parla così male :/ la vedrò, ma prima devo leggere il libro - che con tutta la roba che ho arretrata non so quando riuscirò a iniziarlo...

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