giovedì 18 luglio 2013

To the Wonder (Why?)

To the Wonder

★★½

Terrence Malick ha uno stile unico, inconfondibile, che lo ha portato a realizzare autentici capolavori quali I giorni del cielo e il tanto contestato The Tree of Life, che il sottoscritto considera un capolavoro di influenza cinematografica, poetica e di vita autentica. Ma se il capolavoro che ha fatto discutere animatamente critici, giornalisti, blogger e cinefili incalliti era un film di una bellezza sconvolgente, con una sceneggiatura piena e succosa come un frutto maturo, attori inseriti perfettamente nei ruoli, e simbologie che mi hanno donato un'esaltazione fluente e gioiosa nel coglierle, To the Wonder è un film che ha paura di parlare, che resta muto, che non offre a piene mani la crudele bellezza del suo messaggio - non si può fare a meno di amare -, che ci lascia soli, con un senso d'insoddisfazione, sul ciglio delle nostre stesse pupille dilatatesi quel poco che serve per abbracciare l'emozione contenuta nelle inquadrature del regista texano.



Neil (Ben Affleck) è un aspirante scrittore americano che durante un suo soggiorno a Parigi conosce Marina (Olga Kurylenko), una giovane donna di origini russe, madre di una bambina di dieci anni: tra i due nasce una passionale storia d'amore. I due si trasferiscono in un piccolo centro dell'Oklahoma, ma qui, in parte dovuto al fatto che la bambina non ha amici, e Marina ha un visto che scadrà qualora non si sposi, il suo amore con Neil si sgretola. Marina torna così in Europa e Neil, diventato tecnico specializzato in inquinamento ambientale, si riavvicina a una sua vecchia fiamma: Jane (Rachel McAdams). Ma Marina torna negli Stati Uniti, e dopo aver riallacciato i rapporti con Neil, cerca conforto in Padre Quintana (Javier Bardem), un uomo infelice che sta perdendo la propria fede. 

To the Wonder, per i primi minuti, sbava frasi smielate e orripilanti che mi hanno fatto pensare al peggio, che Malick si fosse completamente rincoglionito o avesse intinto il suo stile nel miele o, peggio, nella cera d'api, tutto così scivoloso e fastidiosamente appiccicaticcio. Non dimenticherò facilmente quel ponte dove Neil e Marina attaccano un lucchetto mocciano, i continui saltellamenti di lei, le sue risate, i suoi silenzi improvvisi, il tutto giustificato però da un'idea di donna che lei rappresenta: la donna capace di amare, che ha bisogno di sentirsi libera, amata a sua volta, e che desidera essere protetta e accudita come una bambina.



Neil è un uomo totalmente inutile, incapace di amare, (Mostrami come amarti, dice Marina in uno dei suoi monologhi) si spreca in tenerezze superflue, riempie le due donne di silenzi e di assenze corporali evidenti, anche quando le bacia o le abbraccia, e l'unico sentimento che esplica con precisione e potenza in un frame in particolare è la rabbia.



La sua controparte in questo caso è rappresentata da Padre Quintana (molto bravo Javier Bardem), un uomo senza gioia (Pregherò perché lei possa ritrovare la gioia, gli dice una parrocchiana), che sa amare, a differenza di Neil, e che è infelice delle sua scelta e che porta l'abito talare con un dolore negli occhi e sulle spalle che non lascia indifferente lo spettatore, ha bisogno di ricercare continuamente Cristo, che gli ridia quella fede che lo ha portato a scegliere una vita di castità. Il personaggio che sicuramente risulta il più privo di senso è Jane, una donna che dal poco che si vede risulta abbastanza indipendente, ma che verrà distrutta dall'amore non corrisposto di Neil. 


Una frase è rimasta come un albero caduto in mezzo a una strada di immagini splendide, ma poco evocative e mitiche, con due folate di vento che hanno scompigliato le vene dei miei occhi (Neil che chiede alla bambina se le va di venire a vivere negli Stati Uniti, l'anziana che dice che pregherà per Padre Quintana): Colui che ama di meno è il più forte
Verissimo, ma sarà manchevole di quell'infelicità legata all'amore che fa sì che si crei qualcosa per renderla almeno sopportabile.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

Titolo originale: To the Wonder
Lingua originale: inglese, francese, spagnolo, italiano
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2012
Durata: 112 min
Generedrammatico, romantico
Regia: Terrence Malick
Soggetto: Terrence Malick
Sceneggiatura: Terrence Malick
Produttore: Nicolas Gonda, Sarah Green
Produttore esecutivo: Glen Basner, Jason Krigsfeld, Joseph Krigsfeld
Casa di produzione: Redbud Pictures
Distribuzione (Italia): 01 Distribution
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: A.J. Edwards, Keith Fraase, Shane Hazen, Christopher Roldan, Mark Yoshikawa
Musiche: Hanan Townshend
Scenografia: Jack Fisk
Costumi: Jacqueline West

Interpreti e personaggi:
Ben Affleck: Neil
Olga Kurylenko: Marina
Rachel McAdams: Jane
Javier Bardem: padre Quintana
Charles Baker: Charles
Romina Mondello: Anna

Doppiatori italiani:
Riccardo Rossi: Neil
Chiara Colizzi: Marina
Federica De Bortoli: Jane
Roberto Pedicini: padre Quintana
Romina Mondello: Anna

Denny B.






5 commenti:

  1. Io avevo trovato già bolso e noioso The tree of life, una raccolta di immagini prive del vero mordente cui Malick mi aveva abitutato.
    Questo è il fratellino minore dell'albero.

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    1. To the Wonder è un esercizio di stile e non è nemmeno il cugino di 18° grado di The Tree of Life: lì ogni immagine sembra avere coscienza di esistere. E' un'opera d'arte complessa dove si possono notare delle influenze da parte della poesia americana, tra l'altro.
      L'albero, come dici tu, non me lo devi toccare ;)

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  2. Io andrò a vederlo domani, poi vi farò sapere se mi è piaciuto o meno!

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    1. Buona visione allora.
      Leggerò sicuramente la tua recensione.

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    2. Alla fine l'ho visto qualche giorno fa in extremis. Ma ho preferito fare una gita al lago, quindi recensione ASAP :-P

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