lunedì 29 settembre 2014

MENIAMO LE MANI 2: FUGA DA LOS ANGELES

Fuga da Los Angeles

★★★½

2013. La città di Los Angeles è divenuta dopo il distacco della California dal resto dell'America a causa di un terremoto, una prigione per ogni tipo di individuo condannato per aver infranto le leggi morali degli Stati Uniti d'America volute dallo stesso Presidente (Cliff Robertson) incaricato a vita. La figlia Utopia, dopo aver dirottato un aereo e rubato un importante telecomando in grado di riposizionare i satelliti orbitanti attorno alla Terra, si è unita al leader di Los Angeles Cuervo Jones (Georges Corraface). Il governo decide quindi di affidare la missione di recupero a Jena Plissken (Kurt Russell) costretto ad accettare quando gli viene comunicato di avere in corpo un potente virus, e che sarà curato solo al termine della missione. 



I sequel. Croce del cinema mondiale a cui da gli ultimi anni se n'è unita una ancora più dolorosa: i remake; che considero l'ottava piaga d'Egitto, la morte del cinema. Rifare un film dimostra soltanto una mancanza di idee arida e sopra ogni altra cosa la mancanza di voler far cinema da parte delle maggiori case di produzioni che spesso chiamano a sé registi di talento per affidare loro progetti totalmente diversi dal genere in cui operano di solito (vedasi Peter Jackson, Sam Raimi e Christopher Nolan che dall'horror e film autoriali sono finiti a dirigere sci-fi e cinecomic incassando in tutto il mondo miliardi di dollari). C'è un regista che nel 1996 fece una cosa forse unica nel panorama cinematografico mondiale: un sequel-remake. Quell'uomo è John Carpenter. Quel film è Fuga da Los Angeles. E l'occasione giusta per parlarne è il Meniamo le mani 2, la celebrazione più tamarra indetta dalla congregazione di blogger cinematografici più competenti della blogosfera. 



L'antieroe per eccellenza Jena Plissken è tornato. Il governo degli Stati Uniti ha una nuova missione da affidargli, dopo il successo riportato a New York, ovvero recuperare un prezioso telecomando rubato dalla figlia del presidente stesso, ora compagna del leader di Los Angeles, ucciderla, e fuggire. Ha solo dieci ore di tempo poi un potente virus gli bloccherà le attività neuronali. Questa storia l'ho già sentita, in effetti. 



Los Angeles è divenuta un'isola carceraria da quando si è staccata dal resto del continente a causa di un forte terremoto. Al suo interno vengono deportati tutti i nemici morali dell'America: atei, prostitute, ladri, assassini e chi ne ha più ne deporti. Los Angeles non è New York, ovviamente, e questo vuol dire che il buio perenne che soffocava le macerie della Grande Mela è sostituito da un buio illuminato dai lampioni che costeggiano le strade e da una timida alba che fa capolino all'orizzonte. 



Jena non incontra carcerati cupi e sporchi che escono dai tombini come i zombie di Romero, ma prostitute piacenti, uomini con abiti sgargianti, e gli inquietanti fanatici della chirurgia estetica che rapiscono mal capitati al fine di estirpar loro le parti più valide come occhi, pelle, seno, orecchie, labbra e farsi dei trapianti sotto lo sguardo clinico del primario che pare uscito da un set di bambole barbie. In Fuga da Los Angeles Carpenter ha l'occasione di criticare il mondo hollywoodiano re dell'apparenza, del bello artefatto e inserisce elementi tipici della Città degli Angeli come i surfisti, la cadillac rossa fiammante che stona volutamente con l'ambiente in rovina, gli abiti anni '20 dell'opportunista Eddie (l'ottimo Steve Buscemi), il basket (che sostituisce la prova del ring in Fuga da New York), e poi, secondo me un colpo di genio, la frase che spesso ripetono a Jena è "Ti facevo più alto" che è la classica esclamazione che il pubblico dice a un vip incontrato di persona. 



Fuga da Los Angeles risulta più compatto, muscolare, godibile e molto più coinvolgente del suo predecessore. E poi ha un finale epico dalle conseguenze estreme. Jena non si limita a rovinare il meeting del Presidente (un Cliff Robertson che incarna il perfetto presidente fastidiosamente patriota), ma tenendosi per sé il telecomando vero preme il pulsante decidendo quindi di spegnere l'intero pianeta. Non l'America, non il Terzo Mondo, ma il pianeta Terra. L'anarchico Jena Plissken però non si potrà di certo spegnere premendo un pulsante o soffiandoci sopra come fosse la fiamma di un fiammifero. "Benvenuti nel regno della razza umana". Oh, yeah!



Ecco gli altri blog, oltre al mio, che partecipano al Meniamo le mani 2:

White Russian Cinema
Il Bollalmanacco di Cinema
Cinquecentofilminsieme
Non c'è Paragone
Recensioni Ribelli
Ho voglia di Cinema
Solaris
La fabbrica dei sogni

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Escape from L.A.
Paese di produzione: USA
Anno: 1996
Durata: 101 min
Generefantascienza, azione
Regia: John Carpenter
Soggetto: John Carpenter, Kurt Russell, Debra Hill, Nick Castle
Sceneggiatura: John Carpenter, Debra Hill
Produttore: Kurt Russell, Debra Hill
Fotografia: Gary B. Kibbe
Montaggio: Edward A. Warschilka
Effetti speciali: Dale Ettema, Bryan Sides, Mark Yuricich, Roy Goode
Musiche: John Carpenter, Shirley Walker
Scenografia: Lawrence G. Paull
Costumi: Robin Michel Bush
Trucco: Rick Baker

Interpreti e personaggi:
Kurt Russell: Jena Plissken
A.J. Langer: Utopia
Steve Buscemi: mappa delle stelle Eddie
Georges Corraface: Cuervo Jones
Stacy Keach: comandante Malloy
Michelle Forbes: Brazen
Pam Grier: Hershe Las Palmas
Jeff Imada: Saigon Shadow
Cliff Robertson: presidente
Valeria Golino: Taslima
Peter Fonda: Pipeline
Peter Jason: sergente in comando
Jordan Baker: capitano poliziotto

Doppiatori italiani:
Massimo Venturiello: Kurt Russell
Luca Dal Fabbro: Steve Buscemi
Pasquale Anselmo: George Corraface
Michele Kalamera: Cliff Robertson
Pietro Biondi: Malloy
Cinzia De Carolis: Brazen
Andrea Ward: chirurgo

Denny B.

15 commenti:

  1. Grandissimo Carpenter, forse un po' più zamarro e caciarone del solito!

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    1. Secondo me è dieci volte meglio del primo. Mi ci sono proprio divertito.

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  2. Non all'altezza del primo, per me, ma comunque più che godibile, con uno Snake scatenato! :)

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    1. Uno Snake scatenato che ci fa tornare all'età della pietra ;)

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  3. Sicuramente visto, ma non me lo ricordo a dovere. dovrei fare un bel ripassino

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  4. Il primo l'ho visto milioni di volte, ma questo ancora mi manca...

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  5. Okay, è evidente che questa rassegna non fa per me: non ho mai visto nemmeno questo!

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    1. Non preoccuparti, io ne avrò visti due tra quelli recensiti da tutti voi.

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    1. Kurt si è guadagnato un posto nell'immaginario collettivo.

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  7. Non male...non mitico come il primo ma assolutamente non male...

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    1. Mi rendo conto di essere l'unico a considerare Fuga da Los Angeles migliore di Fuga da New York.

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