★★★★
Giappone. 1918. Jirō Horikoshi è un ragazzino di provincia che sogna di diventare un pilota d'aeroplani, ma la miopia glielo impedisce, e durante un sogno egli incontra il famoso progettista d'aerei italiano Giovanni Battista Caproni che gli dice con franchezza che lui gli aerei non li pilota bensì li crea e da quella notte Jiro capisce qual è la strada da seguire. Cinque anni dopo durante un viaggio in treno verso Tokyo per studiare ingegneria incontra a bordo una giovane ragazza di nome Nahoko in compagnia della sua domestica. Un violento terremoto mette a repentaglio il viaggio, la domestica di Nahoko si rompe una gamba e Jiro risolve l'emergenza e se ne va senza neanche aver detto il suo nome. Finiti gli studi inizia a lavorare allo stabilimento della Mitsubishi dove viene assegnato a un team di progettisti di aerei da caccia. Tra successi e insuccessi in un mondo che si prepara alla seconda guerra mondiale per Jiro ci sarà tempo anche per scoprire l'amore.
Si alza il vento è l'autentico e commovente testamento artistico del maestro dell'animazione mondiale Hayao Miyazaki che ha donato all'umanità opere indimenticabili quali Nausicaa della Valle del Vento, Principessa Mononoke, Porco Rosso, La città incantata e Il mio vicino Totoro che pongono un preciso e arduo limite per tutti coloro che si avvicinano al mondo che utilizza la fantasia come lente d'ingrandimento per osservare la realtà con l'intento di farne qualcosa di cinematografico. Considero il lavoro di Miyazaki una delle punte di diamante del cinema d'animazione perché le sue opere sono poemi animati dalla fiamma creativa di un genio che invece di esaurirsi in un decennio si rivela tutt'oggi solido e capace di esprimersi per altri dieci anni come minimo. Ed è davvero un peccato mortale che Miyazaki dia l'addio a tutti noi proprio adesso con un film così maturo e dolce in linea con la sua poetica e visionarietà, ma d'altronde gli incompetenti continuano a lavorare mentre chi non lo è si ritira.
Jirō Horikoshi sogna di diventare un pilota d'aeroplani. Lo vediamo sfrecciare nel cielo limpido, superare ponti, passare sopra le teste della gente intenta a lavorare. Nella sua fantasia vola con sicurezza fino a quando una bomba di un aereo nemico colpisce il suo facendolo precipitare. Durante la sera, seduto sul tetto della sua abitazione, in compagnia della sorellina loquace che lo chiama "secondo fratello", fissa il cielo stellato senza occhiali perché si dice che migliori la vista. Mentre la sorellina indica eccitata numerose stelle cadenti Jirō stringe gli occhi per tentare di vederle. Il suo sogno inciampa nell'ostacolo della miopia, ma nella notte ha un incontro onirico con il progettista italiano Giovanni Battista Caproni che lo incoraggia a seguire la strada della progettazione di aeroplani. Ed è quello che Jirō farà. Studierà ingegneria e verrà assunto alla Mitsubishi assieme al suo amico Honjo in un team di progettisti d'aerei da caccia.
Sapete qual è la cosa bizzarra? E' che a me degli aerei non importa nulla, anzi le nozioni tecniche e i calcoli matematici fondamentali per la loro progettazione sono causa di sbadigli incontrollabili, ma nel film tutto questo peso tecnicistico viene alleggerito come vorrebbe fare Jirō con le mitragliatrici montate sugli aerei che progetta. Lui mangia sempre lo sgombro per poter osservarne la curvatura perfetta delle spine e studiarla per far sì che possa essere utilizzata nella progettazione d'aeroplani - in America l'hanno già fatto: "Che anche gli americani mangino lo sgombro?" - e mi ritrovo a partecipare al sogno di Jirō, questo ragazzo così bene educato che risponde sempre con "la ringrazio infinitamente" e si preoccupa del suo paese indietro di vent'anni nella tecnologia aeronautica e che lavora duramente per poter recuperare lo scarto con gli altri paesi che da lì a poco saranno impegnati nella seconda guerra mondiale anche se è avvilente dover progettare aerei da caccia e bombardieri quando nei suoi sogni cammina sull'ala dell'enorme aereo di Caproni progettato solo ed esclusivamente per turisti del cielo. "L'importante è avere buongusto, poi la tecnologia arriva dopo" gli ricorda Caproni e chi se non un italiano avrebbe potuto dire una frase del genere. Gli aerei, queste fantastiche invenzioni utilizzate per bombardare la terra invece che per osservarla e ammirarla da lontano in tutto il suo splendore. Il mondo non è sempre un bel posto in cui vivere, ed è governato da persone prive di buongusto i cui sogni e progetti di rivalsa e conquista territoriale e culturale non comprendono un'umanità che vive in pace immersa nella bellezza che la circonda.
Miyazaki oltre ad avere buon gusto è dotato di quell'umanità che riesce a cogliere e a ricreare la bellezza che c'è in un aeroplano di carta portato dal vento e nei sogni ad occhi aperti tipici di chi non s'arrende mai. E' di una tenerezza disarmante la sequenza del corteggiamento che vede Jirō e Nahoko (che si rincontrano dopo molti anni) far volare un aereo di carta l'uno verso l'altra ed è ancora più bello il momento in cui Jirō si reca da lei in tutta fretta dopo aver ricevuto la notizia della sua malattia e inciampando nei gradini che portano alla sua camera da letto di fronte al giardino cade tra le sue braccia senza timore del contagio. "Sei bellissima", le mormora e non mi è venuta l'orticaria. In generale le frasi sono sempre quelle, retoriche e tutte uguali, ma è il contesto a fare la differenza tra una scena tenera e veritiera e una scontata e artefatta.
"Le vent se lève! Il faut tenter de vivre" è la frase di Paul Valéry che ricorre durante il film. Un monito, un insegnamento per il protagonista e per lo spettatore: quando si alza il vento portando via le cose a noi care nonostante il dolore bisogna tentare di vivere. Nei dieci minuti finali assistiamo a uno dei momenti di cinema più belli dell'anno: l'aereo progettato da Jirō si libra perfettamente nel cielo; il suo sogno si è realizzato, ma quando esso sta per toccare terra, una folata di vento soffia contro di lui e Jirō si volta lentamente verso un orizzonte non precisato. Si è alzato il vento. Il sogno atterra mentre il suo amore vola via per sempre. "Le vent se lève! Il faut tenter de vivre". Si alza il vento di Hayao Miyazaki è un film magnifico. Ha un solo difetto: è il suo ultimo film.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: 風立ちぬ Kaze tachinu
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2013
Durata: 126 min
Genere: animazione, storico, drammatico, romantico, biografico
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Produttore: Toshio Suzuki
Produttore esecutivo: Koji Hoshino
Casa di produzione: Studio Ghibli, Toho
Distribuzione (Italia) : Lucky Red
Character design: Katsuya Kondo
Animatori: Kitarō Kosaka
Fotografia: Atsushi Okui
Montaggio: Takeshi Seyama
Musiche: Joe Hisaishi
Tema musicale: Hikōki Gumo (ひこうき雲?) di Yumi Matsutoya
Sfondi: Yōji Takeshige
Doppiatori originali:
Hideaki Anno: Jirō Horikoshi
Miori Takimoto: Nahoko Satomi
Hidetoshi Nishijima: Kirō Honjō
Masahiko Nishimura: Kurokawa
Steve Alpert: Castorp
Morio Kazama: Satomi
Keiko Takeshita: madre di Jirō
Mirai Shida: Kayo Horikoshi
Jun Kunimura: Hattori
Shinobu Otake: signora Kurokawa
Nomura Mansai: Giovanni Battista Caproni
Doppiatori italiani:
Emiliano Coltorti: Jirō Horikoshi
Riccardo Suarez: Jirō da bambino
Rossa Caputo: Nahoko Satomi
Agnese Marteddu: Nahoko da bambina
Massimo De Ambrosis: Kirō Honjō
Ambrogio Colombo: Kurokawa
Edwin Alexander Francis: Castorp
Luca Biagini: Satomi
Giulia Tarquini: Kayo Horikoshi
Chiara Fabiano: Kayo da bambina
Aurora Cancian: signora Horikoshi
Ugo Maria Morosi: Hattori
Barbara De Bortoli: Signora Kurokawa
Benedetta Degli Innocenti: Kinu
Angelo Maggi: Giovanni Battista Caproni
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2013
Durata: 126 min
Genere: animazione, storico, drammatico, romantico, biografico
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Produttore: Toshio Suzuki
Produttore esecutivo: Koji Hoshino
Casa di produzione: Studio Ghibli, Toho
Distribuzione (Italia) : Lucky Red
Character design: Katsuya Kondo
Animatori: Kitarō Kosaka
Fotografia: Atsushi Okui
Montaggio: Takeshi Seyama
Musiche: Joe Hisaishi
Tema musicale: Hikōki Gumo (ひこうき雲?) di Yumi Matsutoya
Sfondi: Yōji Takeshige
Doppiatori originali:
Hideaki Anno: Jirō Horikoshi
Miori Takimoto: Nahoko Satomi
Hidetoshi Nishijima: Kirō Honjō
Masahiko Nishimura: Kurokawa
Steve Alpert: Castorp
Morio Kazama: Satomi
Keiko Takeshita: madre di Jirō
Mirai Shida: Kayo Horikoshi
Jun Kunimura: Hattori
Shinobu Otake: signora Kurokawa
Nomura Mansai: Giovanni Battista Caproni
Doppiatori italiani:
Emiliano Coltorti: Jirō Horikoshi
Riccardo Suarez: Jirō da bambino
Rossa Caputo: Nahoko Satomi
Agnese Marteddu: Nahoko da bambina
Massimo De Ambrosis: Kirō Honjō
Ambrogio Colombo: Kurokawa
Edwin Alexander Francis: Castorp
Luca Biagini: Satomi
Giulia Tarquini: Kayo Horikoshi
Chiara Fabiano: Kayo da bambina
Aurora Cancian: signora Horikoshi
Ugo Maria Morosi: Hattori
Barbara De Bortoli: Signora Kurokawa
Benedetta Degli Innocenti: Kinu
Angelo Maggi: Giovanni Battista Caproni
Denny B.
Tecnicamente incredibile, emozionante e profondo.
RispondiEliminaInsomma, bellissimo.
parrebbe che questi film abbia messo tutti d'accordo.
RispondiEliminaEd è vero, il suo unico difetto è il fatto che è il suo ultimo film.