mercoledì 9 dicembre 2015

Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002)

★★

Sono passati dieci anni dalla rivolta della Federazione dei Mercanti la quale aveva messo in ginocchio il pianeta Naboo e ora Amidala (Natalie Portman), dopo aver lasciato la corona a un'altra, è diventata una rispettata senatrice nel mirino però di un nemico dietro le quinte che tenta più volte di mettere fine alla sua vita. Mentre La Repubblica è minacciata dal movimento dei separatisti capeggiati dal misterioso Conte Dooky (Christopher Lee) il giovane Anakin Skywalker (Hayden Christensen) non è più quel bimbo con la scodella bionda sulla testa, ma è un ragazzo sempre accigliato e cresciuto sia fisicamente sia nell'arte dei cavalieri Jedi grazie alla supervisione del suo maestro Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor). 

Se La minaccia fantasma era piatto che neanche un lanciatore professionista sarebbe stato capace di fargli prendere il volo con un lancio ben piazzato questo suo successore, intitolato L'attacco dei cloni, è ancora più piatto del precedente nonostante la battaglia finale dia un po' di spinta a un film che ti fa sentire in continuazione quel tremito nella forza che non è mai troppo piacevole percepire. 

Che George Lucas apprezzi le soap opere credo che sia chiaro a tutti - me lo immagino nel suo ranch imperiale struggersi di fronte alle vicende de Il segreto - e anche in questa prequel trilogy il suo vizietto gli ha fatto inserire una storia d'amore povera e maldestra qual è quella tra Anakin e Amidala: una storia d'amore ricolma di cliché i cui dialoghi schiferebbero pure coloro che si occupano di scrivere i biglietti dei baci Perugina. Lui è un futuro cavaliere Jedi (non possono essere legati sentimentalmente) e lei è una senatrice della Repubblica. Montecchi e Capuleti della povera galassia. Lei che gli sbatte le grazie al vento con sadica noncuranza e lui che sbava e non riesce a dormire la notte. 

Le loro scene su quel lago di Como, con annessa villa di George Clooney fatta al computer, sono insostenibili tanto che non ci si rende più conto di che film si stia guardando. Per metà del film assistiamo a questa sequela di zuccherosità artificiale inframmezzata dalla ricerca di un pianeta cancellato dagli archivi su cui poi scopre la presenza di un esercito di cloni ordinato da un maestro Jedi più di duecento anni fa. 

Fortunatamente per noi il ruolo di Jar Jar Binks viene ridimensionato, ma, paradossalmente, è lui che, conferendo al Cancelliere Supremo Palpatine il potere di disporre di un esercito in seno alla Repubblica, aiuta incoscientemente il processo inesorabile verso la formazione dell'Impero Galattico.

Sono solo due gli unici momenti validi di questa pellicola ed entrambi hanno un comune denominatore: Christopher Lee. Seppur appaia per la maggior parte del tempo un po' imbolsito e spaesato come il Confused John Travolta è lui il protagonista di duelli difficili da dimenticare come quelli tra il Conte Dooku e Obi-Wan, prima, e dopo con il Maestro Yoda. Vedere quest'ultimo duellare è stata sicuramente una sorpresa, si capisce perché sia il maestro dei maestri, ma i gesti di Lee sono teatrali, quasi regali: come sguaina la spada laser prima di affrontare Obi-Wan, con quell'ampio gesto d'altri tempi, o come quando compie, sempre con la spada, il saluto cavalleresco a Yoda prima di affrontarlo. Ancora siamo lontani dai fasti dei tre Star Wars: l'episodio finale di questa prequel trilogy saprà sorprendere o finirà in un bagno di critiche?
To be continued...

1 commento:

  1. Concordo. Filmetto con dei momenti al limite del melenso.
    Però mi è sempre garbato parecchio. Anche perché è il primo dvd che ho acquistato con la mia prima busta paga *.*

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