★★★½
"Se non è mai stata nuova, ma non invecchia mai,
è una canzone folk."
(Llewyn Davis)
New York. 1961. Llewyn Davis (Oscar Isaac) è un cantante folk del Greenwich Village che non ha una fissa dimora, solo una lista di persone che chiama per chiedere un posto in cui dormire, una chitarra, un vecchia giacca beige che non lo ripara dal freddo invernale, e neanche un soldo nelle tasche dei pantaloni logori. Il suo album da solista non vende molto, Jean, la ragazza con cui fece l'amore solo una volta, è rimasta incinta e non sa se il bambino è suo, e in più deve momentaneamente badare al gatto dei coniugi Gorfein che lo ospitano una volta ogni tanto e che puntualmente scappa da una finestra lasciata aperta. Un giorno accetta un passaggio per Chicago per fare un'audizione davanti a Bud Grossman (F. Murray Abraham), manager di un'importante etichetta discografica.
A proposito di Davis, il nuovo lavoro dei fratelli Coen - che negli anni hanno diretto e scritto film eccellenti quali Fargo, Il grande Lebowski e Non è un paese per vecchi - è una piacevole storia diretta magistralmente dove negli ambienti dalla luce soffusa le chitarre accompagnano canzoni quasi sussurrate, per non disturbare il pubblico, scritte per cullare se stessi, per ricordarsi che in fondo in fondo vale la pena di essere vivi.
Il film inizia con un bellissimo incrocio di immagini; la magra figura nera dell'uomo che se ne va dopo aver picchiato Davis diventa la dritta coda del gatto che si dirige nella camera dove sta dormendo il menestrello protagonista della pellicola: Davis, un vagabondo dagli occhi tristissimi a cui basta un divano su cui dormire dopo un'esibizione al Gaslight Cafe, che non ha tempo per amare una ragazza, ma per mettere incinta Jean sì (una Carey Mulligan talmente anonima che mi sono accorto che era lei dopo aver letto i titoli di coda), che non fa visita al padre molto spesso e che è un perdente proprio come la maggior parte di noi. Lui fa musica folk da solista dopo che il suo partner si è suicidato buttandosi dal George Washington Bridge, e non è schizzinoso quando si tratta di intascare qualche dollaro in più, quindi decide di incidere una canzone con Jim, il fratello di Jean, un convincente Justin Timberlake, in uno dei siparietti più coeniani assieme al viaggio in auto, e mi sarà difficile levarmi dalla mente Please Mr. Kennedy e quella "p" un po' da balbuziente sputacchiante.
Il viaggio verso Chicago mi ha ricordato il loro capolavoro Fargo: il conducente di poche parole arrestato e portato in centrale tempestivamente ha diverse affinità con il socio biondo di Steve Buscemi; i tentativi di Davis di socializzare abbracciando la chitarra con il burbero Roland Turner, musicista jazz con problemi di deambulazione e non solo, che, tra un "Sei frocio?" indicando il suo gatto e la sua avversione verso qualsiasi cosa sia gallese, gli dice che fa musica medioevale oltre a minacciarlo di provocargli un dolore acuto al fianco se non dosa bene le parole. John Goodman riesce sempre a riempire lo spazio, e non mi sto riferendo alla sua mole, ma alla sua umile capacità di adattamento attoriale.
A proposito di Davis - impreziosito, oltre che da un'ottima colonna sonora, da una componente essenziale nella cinematografica coeniana, ovvero la fotografia, in questo caso fredda, dai riflessi quasi metallici e verdi come le banconote che si cerca di tirar su con le esibizioni - è una chiara parabola di Ulisse. Davis, come l'eroe greco, viaggia in cerca di fortuna, inciampando e scontrandosi con le avversità che non derivano da nessun Dio iracondo per poi tornare, come il gatto omonimo, a suonare nel locale, che è un po' la sua casa, da perdente, lontano dai riflettori, che si asciuga il sangue dalla faccia salutando la sfiga che se ne fugge dietro l'angolo solo per ritornare alla carica in una seconda occasione.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: Inside Llewyn Davis
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2013
Durata: 105 min
Genere: drammatico
Regia: Joel ed Ethan Coen
Sceneggiatura: Joel ed Ethan Coen
Produttore: Joel ed Ethan Coen, Scott Rudin
Casa di produzione: Mike Zoss Productions, Scott Rudin Productions, StudioCanal
Distribuzione (Italia): Lucky Red Distribuzione
Fotografia: Bruno Delbonnel
Scenografia: Jess Gonchor
Interpreti e personaggi:
Oscar Isaac: Llewyn Davis
Carey Mulligan: Jean Berkey
Justin Timberlake: Jim Berkey
John Goodman: Roland Turner
Garrett Hedlund: Johnny Five
F. Murray Abraham: Bud Grossman
Ethan Phillips: Mitch Gorfein
Robin Bartlett: Lillian Gorfein
Max Casella: Pappi Corsicato
Stark Sands: Troy Nelson
Jeanine Seralles: Joy
Jerry Grayson: Mel Novikoff
Adam Driver: Al Cody
Alex Karpovsky: Marty Green
Doppiatori italiani:
Gabriele Sabatini: Llewyn Davis
Domitilla D'Amico: Jean Berkery
Gabriele Lopez: Jim Berkery
Edoardo Siravo: Roland Turner
Ennio Coltorti: Bud Grossman
Alessandro Tiberi: Mitch Gorfein
Denny B.
Non citi come capolavori dei Coen L'uomo che non c'era e A serious man, illustri predecessori di questo sbiadito uomo col gatto. Da qui i nostri differenti punti di vista
RispondiEliminaSono onesto: non li cito per il semplice fatto che non li ho ancora recuperati
EliminaPer me un'ottima conferma dei Coen, ed una parabola profonda sul concetto di loser.
RispondiEliminaMi è piaciuto ma non entusiasmato, mi veniva voglia di prendere Davis per le spalle e scrollarlo, quell'aria da sono uno sfigato e ne sono consapevole mi innervosiva. La cosa più bella in assoluto era il gatto :-)
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