giovedì 3 marzo 2016

Benedizione di Kent Haruf


Una benedizione. Questo libro è una benedizione in mezzo al tritacarne di gialli scandinavi, libri sul Papa, autori italiani al di sotto della soglia di mediocrità, fantasy di dubbio gusto e porcate erotiche che di erotico non hanno neanche i brividi di repulsione che solo la loro vista in libreria provoca. E una benedizione è NN Editore il cui merito è quello di aver pubblicato due dei tre libri della Trilogia della pianura di Kent Haruf (BenedizioneCanto della pianura e il terzo, intitolato Crepuscolo, è previsto per giugno) - doverose le congratulazioni a Fabio Cremonesi per l'ottima traduzione - oltre ad aver fatto scoprire ai lettori italiani uno splendido autore americano che, tolti i paragoni esagerati con William Faulkner e Cormac McCarthy, tratteggia la vita americana con una placidità su cui ci si merita di essere cullati. 

Nella piccola cittadina di Holt in Colorado a Dad Lewis viene diagnosticata una malattia incurabile che lo porterà alla morte in pochi mesi. Accanto a lui vi sono la devota moglie Mary e l'amorevole figlia Lorraine che lascia il lavoro per accudire il padre e aiutare la madre. In questo piccolo e quieto spaccato di vita americana vi troviamo personaggi i cui gesti sono ancora intrisi di una bontà disinteressata: vi sono le Johnson, madre e figlia, cortesi e disponibili, la prima vedova da molti anni e la seconda ormai zitella consapevole e rassegnata; la vicina di casa dei Lewis, Berta May, che cresce la nipote dopo la morte prematura della madre; i fedeli e leali aiutanti di Dad, Bob e Rudy, che sono parte integrante del negozio di ferramenta che da anni gestisce in Main Street; e infine il reverendo Lyle, arrivato da poco a Holt, che, tentando di smuovere le menti dei cittadini abituati sempre ai soliti discorsi dal pulpito, mette a rischio il suo ruolo e la sua già fragile realtà familiare. 

La scrittura di Kent Haruf è impeccabile. Esatta e sobria, come la descrive il traduttore. I capitoli (il 15 è un esempio di sintesi e pacata intensità narrativa) sono condensati in cinque pagine o poco più. Le descrizioni dei personaggi di solito sono lunghe mezza riga. Perché sono i dialoghi (in puro stile McCarthy ovvero senza virgolette) e le azioni che vanno a scolpire la loro psicologia, il loro carattere, il loro esistere all'interno del romanzo. 

Leggendo Benedizione ci si riappropria del senso del gesto come sedersi fuori sulla veranda a godersi la pioggia che bagna il terreno arso dall'estate calda o sentire l'acqua fresca di un abbeveratoio sul proprio corpo o una piacevole brezza sulla pelle o ancora guardare dal di fuori il luogo in cui si ha lavorato tutta la vita. Ed è proprio la vita, quella che ci restituisce Kent Haruf: con tutto il suo fiatone dopo essere arrivata al termine della corsa. Ebbene sì, il traguardo sta per essere tagliato anche se troppo presto. E' stata una bella vita, quella di Dad Lewis, anche se non perfetta (e quale lo è?). Amato da una moglie devota e da una figlia che conosce bene il senso di vuoto che lascia una perdita. Forse con qualche rimpianto, come quello di non essere riuscito a capire suo figlio. Ma così è la vita. La si prende e si dice grazie. Grazie, Kent Haruf. 

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