Hero
★★★★
"La prima conquista dell'arte della spada è l'unità tra uomo e spada. Quando la spada è nell'uomo e l'uomo è nella spada, anche un filo d'erba è un'arma affilata. La seconda conquista è che la spada è assente nella sua mano, ma è presente nel suo cuore. Anche a mani nude egli può abbattere il proprio nemico a cento passi. La conquista finale dell'arte della spada è l'assenza della spada nella mano e nel cuore. La mente aperta contiene tutto! L'uomo di spada è in pace col mondo! Egli non uccide, e porta la pace all'umanità."
(Re di Qin)
Di cinema orientale non ne so nulla. Alcuni direbbero che pure di cinema occidentale ne so poco o nulla, data la giovane età e bla bla, ma essendo molto giovane e dimostrando cinque anni in meno - quando sarò brizzolato servirà, capite a me - tra i miei dieci film preferiti c'è Casablanca e non Scusa ma ti chiama amore. Il mio regista preferito è Coppola (a pari merito con Hitchcock) e non i fratelli Vanzina. Il mio attore preferito è Al Pacino e non Raoul Bova. E salvo alcune pellicole di Bruce Lee, gli unici film orientali che ho visto sono La tigre e il dragone e Hero. E il primo, messo a confronto con il secondo, è una cagatina di mosca cinese. Il primo ha vinto quattro Premi Oscar nel 2001. Il secondo è rimasto a bocca asciutta. Di cinema orientale ne capiscono proprio un'acca.
201 a.C. La Cina è divisa in sette regni da anni in guerra l'uno contro l'altro. Il regno di Qin è il più agguerrito e vuole ottenere il dominio su tutti gli altri sei regni. Il re di Qin (Daoming Chen), oggetto di svariati attentati, vive in completa solitudine da più di tre anni, e nessuno può avvicinarsi a lui a meno di cento passi. Un giorno Senza Nome (Jet Li), un abilissimo guerriero, si presenta alla corte del re di Qin portando con sé le prove di avere ucciso i tre più temibili nemici del regno: Cielo (Donnie Yen), guerriero dall'imbattibile lancia, Neve Che Vola (Maggie Cheung), spadaccina elegante e vendicativa, e Spada Spezzata (Tony Leung Chiu-Wai), maestro dell'arte della spada e di calligrafia. Senza Nome comincia a raccontare ogni scontro e, andando avanti nel racconto, ha la possibilità di avvicinarsi sempre di più al re.
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Da quello che ho potuto leggere in rete il film ha fatto incavolare molti, l'hanno tacciato di fare propaganda imperialista e altre balle politiche in cui non metterò il naso né la bocca perché la politica è l'ultimo dei pensieri di questo blog e poi non voglio rischiare la chiusura, visto che sta cominciando a ingranare, e non si sono focalizzati su una cosa: il colore, il suono e la poesia che permeano l'intera pellicola di Zhang Yimou - chiaro omaggio al genere wuxiapan - che ha in sé una filosofia precisa che si racchiude nella citazione iniziale della recensione e nella frase "Sotto un unico cielo" detta da Spada Spezzata. Si vis pace parabellum, dicevano i romani. Se vuoi la pace fai la guerra. Con la guerra si riuscirà ad unire il popolo cinese sotto un unico cielo.
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Dimentichiamo molto spesso che il cinema è prima di tutto un'arte visiva. L'arte visiva per eccellenza. Un libro lo leggo, un film lo guardo. Molti film si soffermano solo sulla narrazione, come fossero delle prolunghe dei libri, tralasciando le immagini, la fotografia, il suono. La favolosa fotografia in technicolor di Via col vento fa ancora la sua sporca figura tuttora, o quella fredda e introspettiva di Insomnia o la coloratissima e vivida fotografia di American Beauty, o le immagini poetiche e mozzafiato di The Tree Of Life, sono tutti film eccezionali che mantengono il filo della narrazione colorandolo di gioia per gli occhi e il cuore. E Hero fa parte di questi.
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A ogni ricordo corrisponde un colore. Andiamo dal nero, bianco e rosso, al giallo e arancione, al verde e azzurro. Tutti accompagnati da suoni diversi: lo scorrere delle lame l'una sull'altra, i drappi che sventolano e che cadono lentamente a terra, le grida dei combattenti, lo scoccar delle frecce, l'acqua sfiorata da un piede o da una mano, la pioggia che cade, le musiche che avvolgono ogni duello esagerato come si confà al genere, anche la tensione ha un suo suono. Il mondo stesso è fatto di immagini, colori e suoni. E Zhang Yimou lo sa questo, che ha diretto il film alla perfezione, e che si è avvalso di Christian Doyle per la fotografia e Tan Dun (Oscar alla miglior colonna sonora per La tigre e il dragone) per le musiche.
Più che dirvi di guardarlo non lo so. Per convincervi dovrebbero bastare le immagini, se no vi mando Senza Nome direttamente a casa.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: 英雄 Yīng xióng
Lingua originale: mandarino
Paese di produzione: Cina
Anno: 2002
Durata: 96 min(107 min nella versione originale)
Genere:
epico, azione
Regia: Zhang Yimou
Soggetto: Zhang Yimou
Sceneggiatura: Zhang Yimou, Li Feng, Wang Bin
Produttore: William Kong, Philip Lee, Zhang Yimou, Zhenyan Zhang
Produttore esecutivo: Weiping Zhang
Fotografia: Christopher Doyle
Montaggio: Angie Lam, Ru Zhai
Musiche: Tan Dun
Scenografia: Huo Tingxiao, Yi Zhenzhou
Interpreti e personaggi:
Jet Li: Senza Nome
Tony Leung Chiu-Wai: Spada Spezzata
Maggie Cheung: Neve Che Vola
Zhang Ziyi: Luna
Donnie Yen: Cielo
Daoming Chen: Re di Qin
Doppiatori italiani:
Fabio Boccanera: Senza Nome
Francesco Prando: Spada Spezzata
Cristina Boraschi: Neve Che Vola
Federica De Bortoli: Luna
Sandro Acerbo: Cielo
Luigi La Monica: Re di Qin
Denny B.
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