mercoledì 5 novembre 2014

Aguirre, furore di Dio

Great Movie

★★★★

Dicembre 1560. Una spedizione di conquistadores guidata da Gonzalo Pizarro (Alejandro Repulles) è alla ricerca della mitica città di El Dorado. L'ultimo giorno dell'anno il gruppo è bloccato nella giungla fitta e Pizarro deicide di mandare i suoi quaranta uomini migliori a discendere il fiume in cerca di vivere e della città. A capo della spedizione viene nominato Don Pedro de Ursúa (Ruy Guerrav) mentre Lope de Aguirre (Klaus Kinski) vicecomandante. Fanno parte della spedizione, tra gli altri, il frate Gaspar de Carvajal (Del Negro), il nobile Don Fernando de Guzman e due donne: la moglie di Don Pedro, Inez (Helena Rojo), e la figlia di Aguirre, Flores (Cecilia Rivera). La spedizione parte ma vi sono incidenti, omicidi nella notte, una zattera viene risucchiata in un gorgo, e le altre vengono trascinate via dal fiume in piena. Ursúa decide quindi di tornare da Pizarro, ma la maggior parte degli uomini, soprattutto Aguirre, si ribellano, e lo feriscono e lo imprigionano e Aguirre fa eleggere nuovo imperatore di El Dorado il nobile Don Fernando de Guzman, che deciderà in seguito di salvare la vita del loro ex comandante, ma spogliandolo dei suoi titoli e averi. Viene costruita una nuova zattera e il 12 gennaio la spedizione riparte alla ricerca della città d'oro. 


Aguirre, furore di Dio è il capolavoro del regista tedesco Werner Herzog. E' una delle più forti e disperate esperienze cinematografiche in cui vi imbatterete nel vostro peregrinare cinefilo. Il Sommo Roger Ebert lo aveva inserito nella sua personale lista dei dieci film più belli di tutti i tempi; e dopo averlo visto mi è alquanto difficile dargli prepotentemente torto. Anche dopo il finale quella zattera solitaria sul letto del fiume continua a scorrere tra gli argini della memoria visiva con Lope de Aguirre che domina sulla sua folle dialettica e i suoi occhi chiari e azzurri che sarebbero stati in grado di vedere ben oltre lo zecchino sberluccichio della mitica El Dorado.



La vicenda prende spunto da un reale fatto storico prendendosi parecchie licenze e ispirandosi alle memorie di Gaspar de Carvajal, il frate, il quale però in realtà non prese mai parte alla spedizione. Le riprese del film durarono circa cinque settimane con un budget di 370.000 dollari. Herzog litigò così ferocemente con Kinski che arrivò addirittura a minacciare di ucciderlo e di uccidersi a sua volta qualora non fosse riuscito a finire il film. Questo per dirvi quanto il cinema sia una cosa seria, che a volte prende pieghe disperate, e che ai geni - in questo caso Herzog - serve davvero poco per creare opere durevoli nel tempo; e anche perché non si sentano più le cifre spropositate impiegate in moderni blockbuster o filmini di assicurata inutilità o quant'altro che non valgono tutti nemmeno la più breve inquadratura di Aguirre, furore di Dio, opera che ha influenzato Francis Ford Coppola nel suo celebre Apocalypse Now (sicuramente tra i miei dieci film più belli di sempre) e il regista texano Terrence Malick considerato ancora da molti, e a torto marcio, come un misero replicante che fa film con prove e voli d'inquadrature leziose. 



Aguirre, furore di Dio non mostra solo un manipolo di uomini attratti senza remore verso un sogno d'oro, di gemme preziose, di piatti lucenti su cui mangiare il cibo degli dèi e di imponenti palazzi di governo, ma anche l'opprimente e morboso tentativo dell'uomo occidentale di esportare la propria religione e verità su un Dio onnipotente e onnisciente in una terra abitata da nativi (gli Indios, in questo caso) che non l'hanno neanche mai chiesta, la parola di Dio. Una delle scene più significative vede una coppia di Indios avvicinarsi alla zattera dei conquistadores e salirci sopra dove l'imperatore nota subito il monile d'oro al collo dello straniero e gli chiede dove l'abbia preso. Lui allora indica un punto non preciso della fitta foresta e il frate ricorda la vera missione per cui sono lì, ovvero convertire gli Indios, ma quando mette nelle sue mani la Bibbia, l'Indios la porta all'orecchio e dice nel suo idioma "Il tuo libro non parla" e la butta in terra; l'equipaggio grida "Ha bestemmiato. A morte" e il frate afferma "Convertire questi selvaggi è davvero un compito arduo". 



Ognuno interpreta il film a modo suo e ci vede quello che si sente di vedere. Ognuno è libero di amare o odiare il personaggio interpretato da Klaus Kinski, appunto Aguirre. Io sono libero di confabulare con me stesso chiedendo mentre guardo la luce del lampadario come fosse un miraggio di El Dorado se Aguirre è l'uomo iracondo e subdolo presente a se stesso che asfissia gli altri con il suo incedere indagatorio e assente che ha capito come funziona il mondo - mai mostrare la propria avidità in pubblico ed essere pronti e risoluti a sacrificare il prossimo al fine di perseguire il proprio interesse - e che l'uomo più ricco è quello che ha il potere ("A me non interessa l'oro, l'oro lo lascio ai servi, a me interessa il potere"). Ma se Aguirre fosse un'allucinazione o una sorta di Dio sceso tra gli uomini per esplorare le tenebre alla base dell'essere umano alla ricerca di una briciola di luce? Aguirre non uccide nessuno, non viene colpito dalle frecce degli Indios, non muore per colpa della febbre. Il suo furore non si estinguerà né ora né mai. Come il suo mito.  

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Aguirre, der Zorn Gottes
Paese di produzione: Germania, Perù, Messico
Anno: 1972
Durata: 100 min
Generestorico, drammatico
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Produttore: Werner Herzog
Casa di produzione: Werner Herzog Filmproduktion
Fotografia: Thomas Mauch
Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus
Musiche: Popol Vuh

Interpreti e personaggi:
Klaus Kinski: Lope de Aguirre
Helena Rojo: Inez
Del Negro: Gaspar de Carvajal
Ruy Guerrav Don Pedro de Ursua
Peter Berling: Don Fernando de Guzman
Cecilia Rivera: Flores
Alejandro Repulles: Gonzalo Pizarro

Denny B.













3 commenti:

  1. Altro film assolutamente clamoroso.
    Mi piace questa tua carrellata su Herzog.

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  2. Maiuscolo ma inguardabile...troppe robacce personali tracimate nel girato da parte di un po' tutti i fabbricanti.

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