Dedico l'ultimo giorno del 2013 alla lista ufficiale (non ufficiosa) dei dieci migliori film dell'anno (in ordine casuale) secondo il mio insindacabile giudizio. Ho voluto inserire Dietro i candelabri, pur essendo un film per la tv, perché vale di più di tutte le ultime uscite cinematografiche.
Sono passati mesi dall'ultima recensione libresca e oggi torno perché ci tengo a parlarvi dell'esordio letterario di un autore promettente che non si è prostituito alla moda corrente dei gialli o fantasy vampireschi o distopici di sta ceppa e che ha scritto Storia di uomini invisibili (edito dalla Nativi Digitali Edizioni), un buon primo romanzo che riflette sulla nostra condizione di uomini invisibili.
L'autore, con uno stile a tratti duro, che non te le manda a dire, e in alcuni momenti più lieve, descrive l'accadimento del protagonista, Tommaso Bernini, che un giorno si rompe, smette di funzionare e impazzisce, e come se non bastasse, in un momento di assoluto sconforto, chiede fortemente di diventare invisibile, e strano a dirsi, ma non in un romanzo, ci riesce. Tommaso diventa invisibile; ma siamo sicuri che gli altri personaggi che l'autore ci descrive più avanti non lo siano anch'essi pur essendo visibili agli occhi di tutti?
Franco è un lavoratore silenzioso ed efficiente e nessuno si accorge della sua esistenza teneramente infantile;
Andrea è ambizioso, ma si ritrova a fare un lavoro che non lo appassiona, ed è invisibile alla bontà e alla sensibilità;
Giulia è invece invisibile a se stessa, è una donna prettamente forte, ma annoiata, e indossa di solito un sorriso di marmo tranne con Giovanni, unico suo svago, e non si decide a essere felice al di fuori della sua disastrosa vita matrimoniale;
Giovanni è semplicemente un ignavo figlio di papà che ha tante idee in testa, ma non ne realizza manco una;
poi c'è il vecchio professore che legge i libri al Sant'Ezechiele e la signora Agnese di cui nessuno sembra accorgersi della sua esistenza.
Ho persino avuto l'impressione che Tommaso diventi quasi invisibile per l'autore stesso: se Tommaso nella prima parte del romanzo è il personaggio principale, che sperimenta la sua nuova condizione e incontra il buffo e infantile Franco con cui dividerà il domicilio, nella seconda l'autore sembra quasi ignorarlo facendolo diventare quasi una cornice instabile di una vicenda destinata a sfracellarsi contro il pavimento duro della realtà dove solo gli incubi si realizzano veramente.
Il caro Giacomo Festi scrive bene, senza dubbio, forse il finale, paragrafato e didascalico, non ha fatto altro che assicurarmi ciò che io penso da anni: non siamo nessuno; siamo carne invisibile; di noi non resterà altro che il ricordo del nulla nella mente dell'ineluttabile.
Sono quasi sicuro che saprà sorprendermi al prossimo giro di bevuta cartacea; o almeno me lo auguro.
Ps: Se volete saperne di più sull'autore allora seguite il suo blog Recensioni Ribelli, dove si occupa di recensire film, passione che si evince dai molti titoli di film citati nel suo libro.
non preoccupatevi: sono vivo e continuo la mia esistenza tra alti e bassi; ma a parte aggiornarvi sul fatto che dalla prossima settimana ripartirò con nuove recensioni - speravate mi fossi ritirato, eh? - ci tenevo parecchio a farvi i miei più sinceri auguri di buon Natale.
Godetevi la famiglia, un buon pranzo, l'atmosfera natalizia, ma soprattutto i regali, perché in fondo che Natale sarebbe senza regali?
Isabelle (Marine Vacht) è una studentessa di diciassette anni che perde la verginità durante le vacanze estive e che tornata in città dove vive con il fratello minore, la madre e il patrigno, decide di prostituirsi per trecento euro sotto lo pseudonimo di Lea. Ma durante un incontro con uno dei suoi clienti accadrà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita.
Finalmente un po' di gnocca.
Francois Ozon, dopo il bellissimo Nella casa, torna con Giovane e bella, un film che è capitato a fagiolo, almeno in Italia, con lo scandalo delle baby prostitute, che ha tanto indignato i talk show televisivi, come se avessero scoperto l'acqua calda, e che ora sembra già passato in terzo piano. L'aggettivo inevitabile per definire il film è carino.
"Però, quel Denny B. ci sa fare."
Il regista non scava a fondo perché non c'è nulla da scavare: le motivazioni che spingono Isabelle a prostituirsi non sono da ricercarsi in trattati filosofici o antropologici, perché sono semplici, elementari: le piace scopare. Punto. Ma non ha voglia di farlo gratis e quindi si fa pagare. Le piace sentire il suono degli sms dei suoi aspiranti clienti, prendere gli appuntamenti, entrare nelle camere d'albergo, sentirsi desiderata, e così via, i soldi sono forse l'ultima cosa, essendo figlia di una famiglia benestante. Alla fine una domanda ci sovviene: cosa farà Isabelle da glande?
L'errore non è voluto, giuro.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): Titolo originale: Jeune et Jolie Paese di produzione: Francia Anno: 2013 Durata: 90 min Genere: drammatico Regia: François Ozon Sceneggiatura: François Ozon Casa di produzione: Mandarin Films Distribuzione (Italia): BiM Distribuzione Fotografia: Pascal Marti Montaggio: Laure Gardette Musiche: Philippe Rombi Interpreti e personaggi: Marine Vacth: Isabelle Charlotte Rampling: Alice Frédéric Pierrot: Patrick Géraldine Pailhas: Sylvie Nathalie Richard: Véronique Fantin Ravat: Victor Johan Leysen: Georges Laurent Delbecque: Alex Stefano Cassetti: l'uomo dell'hotel Doppiatori italiani: Joy Saltarelli: Isabelle Vittoria Febbi: Alice Franco Mannella: Patrick Laura Romano: Sylvie Francesco Ferri: Victor Emilio Cappuccio: Georges
Ebbene sì, oggi è una giornata dai toni funerei; altro che Celebration Day, oggi è il Prefuneral Day (leggetelo alla piemontese che ci sta), stasera partecipo a uno spettacolo di Natale e già mi immagino cadere dal palco dopo che una colonia di gatti neri avrà attraversato la strada sotto tredici scale a v, e io che su una barella ripeto cremazione cremazione a un becchino tale e quale a Buddy Valastro, forse mi confezionerà una torta al cioccolato attorno al mio corpo già freddo, ma morbido come un pan di spagna. Perché potrebbe capitarmi tutto ciò? Semplice: l'odiato Steven Spielberg mi porta una sfiga tremenda.
"La mia risposta allo Steven Spielberg Day."
Peter Banning (Robin Williams) è un tranquillo avvocato di un'azienda di media grandezza che ha un rapporto teso con i figli Jack e Maggie a causa delle sue continue assenze e promesse non mantenute. Con sua moglie Moira (Caroline Goodall) e i figli vanno a Londra per fare visita alla nonna di lei, Wendy Darling (Maggie Smith), che ha aiutato Peter a trovare una famiglia quando era orfano. Al loro arrivo incontrano il signor Tootles (Arthur Malet), un bizzarro vecchietto che va dicendo che ha "perduto le sue rotelle", e alla sera, durante la cerimonia in onore di Wendy per le sue numerose opere di bene, i figli di Peter vengono misteriosamente rapiti e al loro rientro trovano un una pergamena con su scritto "Giacomo Uncino" così Wendy spiega a Peter che lui era Peter Pan prima che decidesse di lasciare per sempre l'isola che non c'è. Quella notte, dopo aver bevuto copiosamente, Peter riceve la visita della fatina Trilly (Julia Roberts) che lo riporta all'isola nel porto dei pirati dove al suo risveglio fa la conoscenza del leggendario Capitan Uncino (Dustin Hoffman).
"Sorridi, stronzo."
"Come faccio che ho l'uncino infilato nel deretano?"
Spielberg non dorme ancora sotto un cipresso. Questo è il doloroso dato di fatto di cui siete a conoscenza e di cui non ve ne frega una renna incornata, ma che a me incide sulla mia ulcera così perforata che fa concorrenza al traforo del Frejus. Cercherò di parlare del film con più pacatezza possibile, ignorando per un attimo il viso di quel tecnocrate burocraticamente fallibile a cui auguro un futuro tra le silenziose pareti del dimenticatoio.
"Una recensione entusiasta come le nostre facce,"
Hook - Capitan Uncino è uno dei film della mia infanzia, possiedo tuttora un rarissimo VHS perfettamente funzionante, che ho visto e rivisto parecchie volte, l'ultima circa un anno fa (solo perché quel giorno non avevo nient'altro da fare). Come si nota dal titolo, il film è leggermente più incentrato sulla figura di Capitan Uncino che su quella dell'eterno giovincello capriccioso dai modi dittatoriali. Cosa sarebbe il mondo senza Capitan Uncino? Io direi: cosa sarebbe carnevale senza Capitan Uncino? Resta la maschera più gettonata assieme a quella di Zorro, o almeno credo visto che non ho più ricordo del mio ultimo carnevale, forse negli ultimi anni va di moda il pappone e la battona.
"Ha trovato una cosa positiva: me. Quale onore."
Capitan Uncino è interpretato splendidamente da un indimenticabile (e irriconoscibile) Dustin Hoffman, doppiato da un sempreverde Ferruccio Amendola che manca alle mie povere orecchie, che resterà nell'immaginario collettivo, con quella parrucca corvina e l'abito rosso decorato da dorate rifiniture e l'uncino lustro che scoppietta luci verdi pirotecniche dopo il suo incastro.
"Ubriaca fradicia fin dal'inizio. Sbronza Forever!!"
Poi abbiamo performance esilaranti come quella di Bob Hoskins nei panni di Spugna; di una tristezza fatua quella di Julia Roberts nei panni di Trilly; e infine quella di Robin Williams che per quanto possa sembrare un ruolo molto adatto lui, non riesce a sfondare le porte del mio immaginario bambinesco, superando a malapena la sufficienza recitativa, che è terribilmente poco per un attore del suo calibro.
"E-e-e-eh varda che roooba. Vale più l'oro che la testa de coso, sicuro."
Hook - Capitan Uncino è un film che i bambini adorano e adoreranno dopo la prima visione, ma agli adulti resta un filmetto senza arte né parte, povero, sotto la soglia della disoccupazione, non molto originale. Buon coso day a tutti!
Ecco gli altri blog che oltre al mio partecipano allo Steven Spielberg Day:
Titolo originale: Hook Paese di produzione: USA Anno: 1991 Durata: 144 min Genere: avventura, fantastico Regia: Steven Spielberg Soggetto: James V. Hart, Nick Castle, tratto dalle opere teatrali e dai libri di James Matthew Barrie Sceneggiatura: James V. Hart, Malia Scotch Marmo Produttore: Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Gerald R. Molen, Dodi Al-Fayed, James V. Hart Fotografia: Dean Cundey Montaggio: Michael Kahn Effetti speciali: Michael Lantieri, Character Shop, Industrial Light & Magic Musiche: John Williams Scenografia: Norman Garwood Interpreti e personaggi: Dustin Hoffman: Capitano Giacomo Uncino Robin Williams: Peter Banning/Peter Pan Julia Roberts: Trilly (Campanellino) Bob Hoskins: Spugna Maggie Smith: Wendy Moira Angela Darling Caroline Goodall: Moira Darling Banning Charlie Korsmo: Jack Banning Amber Scott: Maggie Banning Gwyneth Paltrow: Nonna Wendy da giovane Raushan Hammond: Carambola Dante Basco: Rufio Arthur Malet: Tootles Laurel Cronin: Liza Tony Burton: Bill Jukes Doppiatori italiani: Ferruccio Amendola: Capitano Giacomo Uncino, pilota aereo Marco Mete: Peter Banning/Peter Pan Cristina Boraschi: Trilly (Campanellino) Michele Gammino: Spugna Maria Pia Di Meo: Nonna Wendy Stefanella Marrama: Moira Banning Simone Crisari: Jack Banning Perla Liberatori: Maggie Banning Alessandro Tiberi: Carambola Corrado Conforti: Rufio Vittorio Stagni: Tootles Anna Rita Pasanisi: Liza Francesco Pezzulli: Peter Pan da giovane Nino Prester: ispettore Vittorio De Angelis: Brad Davide Perino: Troppo Piccolo Anna Vai: Taschino Rossella Acerbo: Pomata Isabella Pasanisi: madre di Peter Stefano Mondini: pirata Sandro Sardone: pirata Monica Vulcano: Latchboy Domitilla D'Amico: No-Pap Davide Chevalier: compagno di Jake Elena Perino: Bimbo Sperduto Eleonora De Angelis: Wendy da giovane Denny B.
Quante volte ci scordiamo il titolo di un film o quante volte passa in secondo piano quando ne scriviamo in una recensione o così pour parler? Spesso. Non perché il titolo sia brutto, ma perché il contenuto del film è ciò che poi ci interessa veramente, e Dietro i candelabri oltre a essere un film bello dentro, lo è anche fuori, con un titolo splendido e che evoca perfettamente le atmosfere di Liberace, un esteta che conduceva una vita esageratamente sfarzoso, che poteva aprire qualunque porta con una dorato passepartout.
Dietro i candelabri racconta i sei anni della relazione tra il famoso pianista Liberace e il suo giovane amante Scott Thornson. Ahimè non conoscevo la figura di Liberace, che tra gli anni '50 e '80 era uno degli uomini più facoltosi, potenti e amati di tutta America, che quando saliva sul palco vestito di diamanti e mantelli lunghi svariati metri con i suoi toni affabulatori affascinava il pubblico presente prima di sedersi dietro il pianoforte intarsiato anch'esso di diamanti e pietre preziose a suonare con dita esageratamente ingioiellate ritmi allegri mentre la luce filtrava dal candelabro sopra il piano, simbolo di una carriera unica e lussureggiante.
L'interpretazione di Michael Douglas è stupenda e meriterebbe una nomination agli Oscar, ma si sa che l'Academy è bigotta e conservatrice quindi non si sognerebbe neanche in una prossima era di dargliene una, basti solo pensare che nessuna casa cinematografica ha avuto intenzione di produrre il film perché troppo gay per l'ambiente hollywoodiano, infatti Dietro i candelabri è un film per la televisione apparso sul celebre canale HBO (quello de I Soprano, per intenderci), che in Italia è uscito nelle sale cinematografiche, d'altronde noi siamo sempre un passo in più oltre gli altri, non siete d'accordo?
Purtroppo Matt Damon non c'azzecca un cazzo, perché l'amante di Liberace era appena ventenne quando lui morì, non basta mettere una parrucca bionda sulla cucuzza per togliersi un po' d'anni; peccato per questa nota negativa perché Dietro i candelabri è un film bellissimo, dorato e garbato che racconta di un artista immerso nell'America sfarzosa, benpensante, che ci tiene alle etichette: l'America di ieri, l'America di oggi.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): Titolo originale: Behind the Candelabra Paese: Stati Uniti d'America Anno: 2013 Formatofilm TV Genere: biografico, drammatico Durata145 min Lingua originale: inglese Regia: Steven Soderbergh Soggetto: Liberace (romanzo autobiografico) Sceneggiatura: Richard LaGravenese Scenografia: Howard Cummings Costumi: Ellen Mirojnick Effetti speciali: Robert Garrigus Produttore: Jerry Weintraub Casa di produzione: HBO Films Prima TV: Stati Uniti d'America Data: 26 maggio 2013 Rete televisiva: HBO
Interpreti e personaggi: Michael Douglas: Liberace Matt Damon: Scott Thorson Rob Lowe: Dr. Jack Startz Dan Aykroyd: Seymour Heller Boyd Holbrook: Cary James Max Napolitano: proprietario bar Pat Asanti: George Liberace Debbie Reynolds: Frances Liberace Casey Kramer: Dora Liberace Scott Bakula: Bob Black Paul Reiser: Mr. Felder Nicky Katt: Mr. Y Cheyenne Jackson: Billy Leatherwood Mike O'Malley: Tracy Schnelker Eddie Jemison: assistente regista Doppiatori e personaggi: Francesco Vairano: Liberace Riccardo Rossi: Scott Thorson Francesco Prando: Dr. Jack Startz Francesco Pannofino: Seymour Heller Rita Savagnone: Frances Liberace Roberto Draghetti: Bob Black Denny B.
Jon Martello Jr. (Joseph Gordon-Levitt) è un tamarro che ha una vita regolare al limite del maniacale: si sveglia al mattino, cambia le lenzuola, mette in ordine la sua "tana", guarda un video porno su pornhub.com e si masturba, esce la sera con gli amici, da il voto alle ragazze, lancia il suo sguardo da marpione alla gnocca di turno, ci balla, se la porta a casa e se la scopa, lamentandosi che il sesso reale non è come quello che si vede nei porno; la domenica va a messa con la sua famiglia (padre grezzo amante del football, madre timorata ed esagitata, e sorella telefonodipendente), si confessa ed espia le sue colpe recitando le preghiere durante i suoi allenamenti in palestra. Una sera incontra la bionda Barbara (Scarlett Johansson) che metterà a tacere il Don Jon che è in lui.
"Oh Dio, ti masturbi leggendo Scrivenny?!"
Don Jon è il film d'esordio alla regia di Joseph Gordon-Levitt, l'attore che ha recitato in quel gioiellino di (500) giorni insieme, e che sta avendo una più che discreta carriera, partecipando anche a sonniferi filmici come Lincoln o commercialate come Inception e Il cavaliere oscuro - Il ritorno. La regia di Gordon-Levitt è veloce e fresca e inquadra ripetutamente diversi particolari come la croce della chiesa, il confessionale, Jon in auto che sbraita contro l'automobilista fermo al semaforo, Jon che guarda i video porno, ognuno con un angolatura diversa che poi vengono montati seguendo il filo regolare della vita del protagonista dando un senso di familiarità allo spettatore che è partecipe della sua routine.
The power of piton
La prima parte del film è molto cazzona e disimpegnata, si appiattisce leggermente nella seconda dopo che il rapporto di Jon con Barbara è già rodato, una Scarlett Johansson mai stata così odiosa e plasticosa, con quelle labbra a bracciolo e gli zigomi a mo di spigolo di mobile, che perde clamorosamente contro una Julian Moore milfetta distratta e struccata che dopo essere apparsa nel film d'amblé, come i cameo inaspettati di Anne Hathawway e Cuba Gooding Jr., è la protagonista della seconda parte del film con quella nota romantica alla fine che non poteva mancare in una commedia d'amore che per buona pace di Joseph riflette senza troppo impegno sulla dipendenza pornografica e riporta agli albori un messaggio chiaro e semplice: donne, a letto sperimentate, lasciate che la virtù sia preda del vizio, come direbbe il mio amico De Sade, e perdetevi dunque tra le braccia del vostro partner.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): Titolo originale: Don Jon Lingua originale: inglese Paese di produzione: Stati Uniti d'America Anno: 2013 Durata: 90 min Genere: commedia, drammatico Regia: Joseph Gordon-Levitt Soggetto: Joseph Gordon-Levitt Sceneggiatura: Joseph Gordon-Levitt Produttore: Ram Bergman Produttore esecutivo: Nicolas Chartier Casa di produzione: Modern VideoFilm, Ram Bergman Productions, Voltage Pictures Distribuzione (Italia): Good Films Fotografia: Thomas Kloss Montaggio: Lauren Zuckerman Musiche: Nathan Johnson Scenografia: Meghan C. Rogers Costumi: Leah Katznelson Trucco: Elena Arroy, Kentaro Yano Interpreti e personaggi: Joseph Gordon-Levitt: Jon "Don Jon" Martello Jr. Scarlett Johansson: Barbara Sugarman Julianne Moore: Esther Rob Brown: Bobby Tony Danza: Jon Martello Sr. Glenne Headly: Angela Martello Brie Larson: Monica Martello Jeremy Luke: Danny Italia Ricci: Gina Lindsey Broad: Lauren Amanda Perez: Lisa Sarah Dumont: Sequins Loanne Bishop: mamma di Barbara
Doppiatori italiani: Andrea Mete: Don Jon Stella Musy: Barbara Sugarman Roberta Pellini: Esther Simone Crisari: Bobby Ennio Coltorti: Jon Martello Sr. Francesca Fiorentini: Angela Martello Fabrizio Vidale: Danny Denny B.
Com'è solerte Denny B. Due mesi fa quando è venuto a conoscenza della data d'uscita del sequel del primo capitolo della saga che sta rendendo calve le giovanissime generazioni, ha deciso di recuperarlo con non poco scetticismo, poi tutto confermato, per poter poi vedere a rigor di logica il sequel, che lo ha svuotato del self control e galanteria che da sempre lo contraddistinguo. Perché sto parlando in terza persona? Perché vorrei una volta tanto fare lo schizzinoso e discostarmi da ciò che ho visto.
"Alzi la mano chi non gli è piaciuto il film."
Dopo aver vinto l'ultima edizione degli Hunger Games, Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) e Peeta Mellark (Josh Hutcherson) sono ormai delle star acclamate che alloggiano con le famiglie al "Villaggio dei Vincitori" presente in ogni distretto e che si stanno preparando per il Tour dei Vincitori che li vedranno costretti a visitare tutti i distretti per ricordare i tributi caduti durante i giochi. Prima della partenza però Katniss riceve la visita inaspettata del presidente Snow (Donald Sutherland) che le intima di continuare a fingere di essere follemente innamorata di Peeta, perché se non lo facesse, darebbe il via a una tragica rivolta. Per assicurarsi che la ragazza abbia capito bene le mostra un filmato in cui lei e Gale Hawthorne (Liam Hemsworth) si baciano, minacciandola di fare del male alle persone a lei care.
Durante un sontuoso ricevimento nella dimora presidenziale a Capital City, Katniss, che ha accettato di sposare Peeta al fine di convincere il popolo, ma soprattutto Snow, della veridicità del suo amore, fa la conoscenza del nuovo capo Stratega Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffman), che ha organizzato l'arena in cui si sfideranno i tributi nella speciale edizione della Memoria degli Hunger Games sorteggiati tra tutti i vincitori delle passate edizioni. Katniss suo malgrado dovrà tornare a combattere e a uccidere per salvare se stessa, Peeta e la sua famiglia.
"Cara, lo sai che il bianco è simbolo di purezza?"
"Certo che lo so!"
"Ma che c'azzecca con te, tesoro?!"
Lezione numero 1 per aver successo: scrivete un libro in cui l'eroina di turno è una donna coraggiosa (con)divisa tra due uomini immersa in una storia distopica intrisa di sociologia e storia dittatoriale spiccia - il tutto non impegnandovi molto, perché sapete anche voi di non essere un granché come scrittori.
Lezione numero 2: Scrivete altri due libri così da formare una trilogia che va così tanto di moda mentre assistete all'impennata delle vendite del vostro libro mediocre e firmate qualche autografo.
Lezione numero 3: presto o tardi una casa di produzione cinematografica busserà alla vostra porta intenzionata a trarre un film dalle vostre "opere". Godetevi l'assegno a più zeri e buona vita.
"Forza piccioncini, impegnatevi un po'."
Non è detto però che un film tratto da un libro di successo ne abbia altrettanto, ma c'è un'unica mossa da attuare perché ciò avvenga: l'attrice che dovrà interpretare l'eroina di turno deve essere figa (e possibilmente anche brava) come pure i due baccalà che se la dovranno contendere. Tirando le somme, ecco perché Hunger Games ha avuto successo. Va da sé che un sequel incasserà ancora di più del suo predecessore, ché si sa: il pubblico ciovane è di bocca buona e di neuroni scadenti.
"Ragazzi, pure a me ha fatto cagare sto film."
Hunger Games - La ragazza di fuoco è un film mediocre e poteva solo migliorare dopo quella baggianata del primo che era diretto da un malato di parkinson o masturbatore seriale, invece Francis Lawrence, il suo sostituto, è riuscito nella grandiosa impresa di non migliorare nulla se non una regia ora quantomeno decente, ma che non prende nessuna iniziativa degna di nota, e gli attori, digiamolo (leggetelo alla La Russa) non aiutano, a partire da una Jennifer Lawrence che sa di interpretare un personaggio scadente che nasconde dietro un'esteriorità battagliera un'anima da sgualdrina incallita che provoca numerose e incontenibili erezioni al mobile di finto legno Josh Hutcherson, che non ti fa un'espressione nuova manco se piangi in azteco, e all'altro inutile compagno di merende cornuto e frustato.
"Cosa non si fa per campà. Pure lo spot per la pulizia dei denti
mi tocca fa."
Rinnovo il mio entusiasmo per uno degli attori più sottovalutati di tutti i tempi, Stanley Tucci, l'unico elemento godibile del film, che ruba la scena a chiunque anche se questa volta indossa una parrucca biondiccia tutta spelacchiata; in questo i costumisti peccano di sciatteria e menefreghismo. E citiamo per galanteria il disimpegnato Donald e il gigioneggiante Philip (detto così sembra un nuovo duo comico).
Insomma, tirando le somme il secondo tassello della saga che si concluderà nel 2015 con l'uscita del terzo diviso in due parti - che gioia! - è l'ennesima commercialata mediocre che non fa rizzare manco un pelo. Sì, manco la Lawrence ci riesce.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: The Hunger Games: Catching Fire Lingua originale: inglese Paese di produzione: Stati Uniti d'America Anno: 2013 Durata: 146 min Genere: azione, avventura, fantascienza, drammatico Regia: Francis Lawrence Soggetto: Suzanne Collins (romanzo La ragazza di fuoco) Sceneggiatura: Michael Arndt, Simon Beaufoy Produttore: Jon Kilik, Nina Jacobson Produttore esecutivo: Suzanne Collins, Louise Rosner, Alli Shearmur, Joseph Drake Casa di produzione: Lions Gate Entertainment, Color Force Distribuzione (Italia): Universal Pictures Fotografia: Jo Willems Montaggio: Alan Edward Bell Effetti speciali: Pete Kelley, Joe Love, Wes Mattox, Paul Sabourin, Richard Terry Tjelmeland, Scott Willis Musiche: James Newton Howard Scenografia: Philip Messina Costumi: Trish Summerville Trucco: Ve Neill Sfondi: Larry Dias Interpreti e personaggi: Jennifer Lawrence: Katniss Everdeen Josh Hutcherson: Peeta Mellark Elizabeth Banks: Effie Trinket Donald Sutherland: Presidente Snow Liam Hemsworth: Gale Hawthorne Sam Claflin: Finnick Odair Jena Malone: Johanna Mason Stanley Tucci: Caesar Flickerman Woody Harrelson: Haymitch Abernathy Philip Seymour Hoffman: Plutarch Heavensbee Toby Jones: Claudius Templesmith Willow Shields: Primrose Everdeen Amanda Plummer: Wiress Jeffrey Wright: Beetee Paula Malcomson: Mrs. Everdeen Lenny Kravitz: Cinna Meta Golding: Enobaria Lynn Cohen: Mags Daniel Bernhardt: Uomo Distretto 9 Doppiatori italiani: Joy Saltarelli: Katniss Everdeen Manuel Meli: Peeta Mellark Francesca Guadagno: Effie Trinket Massimo Foschi: Presidente Snow Flavio Aquilone: Gale Hawthorne Domitilla D'Amico: Johanna Mason Roberto Pedicini: Caesar Flickerman Stefano Benassi: Haymitch Abernathy Pasquale Anselmo: Plutarch Heavensbee Pino Insegno: Cinna
Due criminali, il riflessivo Robert Bobby Trench (Denzel Washington) e il vivace Michael Stigman (Mark Wahlberg) decidono, in seguito al fermo al confine degli Stati Uniti dopo aver incontrato in narcotrafficante Papi Greco (Edward James Olmos) in Messico, di svaligiare la banca in cui tiene circa tre milioni di dollari. I due rimangono senza parole quando si ritrovano con 43 milioni di dollari, soldi che scoprono poi di aver rubato alla CIA. C'è però un piccolo particolare: Robert è un agente della DEA e Michael è un ufficiale dell'Intelligence della Marina, infiltrati per incastrare Papi e arrestarsi l'un l'altro.
"Te l'avevo detto che non gli sarebbe piaciuto."
Sarà una recensione molto breve, quasi didascalica, perché su Cani sciolti c'è veramente poco da dire: è una guardabile spacconata dall'odor di piombo senza intralci emotivi di particolar rilievo; sia per noi sia per i protagonisti che sono dei cartonati dalle movenze molleggiate finalizzati a unire le forze contro coloro di cui si fidavano, e poco importa se ci scappa un morto con cui si divideva il talamo di un motel a basso costo, l'importante è far fumare la canna delle semiautomatiche e mostrare al prossimo il cazzuto senso dell'onore.
Insomma, si fa seguire, ma non aspettatevi granché.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: 2 Guns Lingua originale: inglese Paese di produzione: Stati Uniti d'America Anno: 2013 Durata: 109 minuti Genere: azione, thriller, drammatico, crimine Regia: Baltasar Kormákur Soggetto: Steven Grant (fumetto) Sceneggiatura: Blake Masters Produttore: Andrew Cosby, Randall Emmett, George Furla, Norton Herrick, Marc Platt, Ross Richie Produttore esecutivo: Brandt Andersen, Remington Chase, Mark Damon, John Brooks Klingenbeck, Stepan Martirosyan, Motaz M. Nabulsi, Jeff Rice, Steven Saxton, Joshua Skurla, Jeffrey Stott Casa di produzione: Boom Entertainment, Emmett/Furla Films, Envision Entertainment Corporation, Foresight Unlimited, Herrick Entertainment, Hollywood Studios International, Marc Platt Productions, Red Hill Entertainment Fotografia: Oliver Wood Montaggio: Michael Tronick Effetti speciali: John Fontana, Brad Manis, Stan Parks, Ray L. Wilkerson Musiche: Clinton Shorter Scenografia: Beth Mickle Costumi: Laura Jean Shannon Trucco: Susan Spaid Interpreti e personaggi: Denzel Washington: Robert Bobby Trench Mark Wahlberg: Marcus 'Stig' Stigman James Marsden: Quince Paula Patton: Deb Bill Paxton: Earl Edward James Olmos: Papi Greco Evie Thompson: Patsy Fred Ward: ammiraglio Tuwey Robert John Burke: Jessup Alexandra DeBerry: Margie Doppiatori italiani: Francesco Pannofino: Bobby Trench Alessandro Quarta: Marcus "Stig" Stigman Francesco Bulckaen: Quince Laura Romano: Deb Angelo Nicotra: Earl Saverio Moriones: Papi Greco