mercoledì 30 ottobre 2013

Valhalla Rising - Disastro di cellulosa

Valhalla Rising

Fonte foto: www.comingsoon.it
Avrei voluto iniziare la recensione con la mia (quasi) solita introduzione, ma sarà novembre, sarà il fatto che l'odiata neve può cadere da un momento all'altro qui sui monti che mi inghiottono, sarà che non c'è un film in sala che m'incuriosisce, sarà che Valhalla Rising - Regno di sangue è un disastro e un mio amico/collega mi insulterà da qui fino al 2025.



In un tempo e luogo sconosciuti il film narra le sei tappe portate a termine da One-Eye e il bambino che viaggiano verso la redenzione. One-Eye (Mads Mikkelsen) è un uomo muto, con un occhio solo e una forza incredibile, che è schiavo di un gruppo di pagani che lo cedono a un altro gruppo dopo aver perso una scommessa. Durante il viaggio però One-Eye riesce a liberarsi delle corde che gli tengono ferme le mani e uccide gli uomini risparmiando un bambino che d'ora in poi lo seguirà passo passo verso la sua silenziosa vendetta. Partiranno per una crociata in Terra Santa assieme ad alcuni cristiani, ma il viaggio non andrà come sperato.



Prima di venire massacrato dal mio amico di cui sopra pongo di fronte al mio petto lo scudo dell'ignoranza mitologica del Nord: adoro la mitologia greca, ho un'amica pagana, ma la vita non mi ha mai portato ad approfondire la mitologia nordica di cui conosco solo Odino, le Valchirie e il Valhalla, però c'è ancora tempo per interessarsi a nuovi campi. Torniamo al film. Valhalla Rising - Regno di sangue è un disastro. E' una pellicola addentata da un mostro che andava di fretta, che ha lasciato solo qualche brandello, qualche avanzo qua e là i cui nostri occhi non riescono a saziarsi. La fotografia splendida non riesce a impedire il calo delle palpebre in alcuni punti dal ritmo lentissimo e neanche un Mads Mikkelsen bravo pure da muto, e figo pure da orbo, non salva un film abbozzato che aveva tutte le carte in regola per essere una forte "dichiarazione di guerra alla religione".    


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

Titolo originale: Valhalla Rising
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Danimarca, Regno Unito
Anno: 2009
Durata: 88 min
Generedrammatico, epico
Regia: Nicolas Winding Refn
Soggetto: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn, Roy Jacobsen
Produttore: Johnny Andersen, Bo Ehrhardt, Henrik Danstrup, Karen Smyth (co-produttore)
Produttore esecutivo: Lene Børglum, Carole Sheridan, Linda James, Joni Sighvatsson, Mads Peter Ole Olsen, Christine Alderson, Yves Chevalier, Thorir Sigurjónsson
Casa di produzione: BBC Films, Nimbus Film, One Eye Production, Blind Eye Productions, La Belle Allée Productions, Scanbox Films
Fotografia: Morten Søborg
Montaggio: Mat Newman
Musiche: Peterpeter, Peter Kyed
Scenografia: Laurel Wear
Costumi: Gill Horn
Trucco: Niamh Morrison

Interpreti e personaggi:
Mads Mikkelsen: One-Eye
I pagani:
Alexander Morton
Stewart Porter
Maarten Stevenson
Matthew Zajac
I vichinghi cristiani:
Gordon Brown: Hagen
Gary McCormack
Andrew Flanagan
James Ramsey
Gary Lewis
Jamie Sives
Ewan Stewart

Doppiatori italiani:
Maurizio Di Girolamo: Hagen

Denny B.


lunedì 28 ottobre 2013

A Late Quartet: Una fragile armonia

Una fragile armonia

★★★

Il Fugue Quartet è un famoso quartetto d'archi composto dal primo violino Daniel (Mark Ivanir), il secondo violino Robert (Philip Seymour Hoffman), la viola Juliette (Catherine Keener), e il violoncello Peter (Christopher Walken), che è costretto a fare i conti con il morbo di Parkinson diagnosticato proprio a quest'ultimo, che decide di dare l'addio alle scene durante il prossimo concerto, dove suoneranno l'ardua Opera 131 di Beethoven.  



Una fragile armonia non è un film esente da difetti; ne ha a bizzeffe: i personaggi sono solo abbozzati, seppur interessanti, la sceneggiatura è un po' deboluccia con un momento demenziale e irritante e lo svolgimento della trama, che parte da una causa specifica, può sembrare troppo "tutto subito". Ma ha due pregi che fanno di Una fragile armonia un film piacevole e commovente: il cast e la musica che permea ogni inquadratura.


Mark Ivanir è il primo violino, preciso, ordinato, che non suona mai senza il suo spartito pieno zeppo di note. Philip Seymour Hoffman è l'eterno secondo violino, passionale e ambizioso, ma generoso. Catherine Keener è la viola, sensibile, che canta con "l'anima ferita" e che fa da ponte alla melodia dei due violini, e poi c'è Christopher Walken, il violoncellista, che offre al gruppo tutta la saggezza di un suono profondo e unico. 


Il concerto finale è stato uno dei momenti più commoventi degli ultimi mesi di cinema, le lacrime ce le avevo sul limitar dell'occhio e giuro che se Daniel avesse detto una frase specifica a Robert molto probabilmente) sarei scoppiato a piangere e avrei inondato la casa per giorni e giorni. Scusate, è l'età.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: A Late Quartet
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2012
Durata: 106 min
Generedrammatico
Regia: Yaron Zilberman
Sceneggiatura: Seth Grossman, Yaron Zilberman
Casa di produzione: RKO Pictures, Opening Night Productions
Distribuzione (Italia): Good Films

Interpreti e personaggi:
Philip Seymour Hoffman: Robert
Christopher Walken: Peter Mitchell
Catherine Keener: Juliette Gelbart
Mark Ivanir: Daniel Lerner
Imogen Poots: Alexandra Gelbart
Wallace Shawn: Gideon Rosen

Denny B.


venerdì 25 ottobre 2013

Leafie - La storia di un amore filiale

Leafie - La storia di un amore

Fonte foto: www.comingsoon.it
Il caro Jean Jacques (non Rousseau) mi ha consigliato di vedere un film, e approfittando delle odierne uscite cinematografiche, che non mi fanno uscire pazzo dalla gioia, tranne una, che ahimè non riuscirò a vedere, ho colto il consiglio e una mattina uggiosa in cui il mio umore nero stranamente aveva delle sfumature rosee, ho visto Leafie - La storia d'amore - e il groppo in gola mi si è ripresentato "men duro" provocando una fuoriuscita minima di liquido lacrimale.



Leafie è una gallina costretta a fare uova tutti i giorni in una piccola fattoria e che sogna di scorrazzare libera nel cortile. Così decide di non mangiare per tre giorni e quando sviene per la fame il fattore la raccoglie e la getta assieme alle altre galline morte in una fossa a cielo aperto. Quando si risveglia, subisce l'attacco di One Eye, una donnola cieca da un occhio, ma viene salvata dal germano reale Wanderer di cui Leafie s'innamora, venendo poi a conoscenza del fatto che è ha già una compagna, un'anatra bianca che una notte viene uccisa da One Eye.
Wanderer, deciso a vendicarsi, sfida la donnola, morendo anch'esso. Leafie, curiosando nel rifugio dei due innamorati, scopre un'uovo d'anatra e decide di prendersi cura di lui.



Leafie - La storia d'amore non è un film d'animazione per bambini. Possono sopportarne la visione per quei dieci, quindici minuti iniziali, poi lo abbandonano tra sbadigli e stropicciamenti d'occhi, perché non fa ridere, non vuole far ridere, ma riflettere su temi di difficile comprensione per un pubblico di infanti: la libertà tanto agognata che non è mai come ce l'aspettavamo; il rapporto genitore-figlio che parte da una gioiosa e incredula attenzione e s'inceppa nell'adolescenza; la diversità (Leafie è una gallina e il suo piccolo è un germano reale) di cui nessuno vede l'amore che intercorre; e i temi più toccanti del sacrificio e della sopravvivenza che si esplicano nel finale in cui la figura di One Eye viene rivalutata, e i fazzoletti fatti cadere nel cestino.
Un film da vedere e da consigliare a coloro che continuano a considerare i film d'animazione solo delle bambinate smielate prive di toni profondi.  


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 


Titolo originale: Madangeul Naon Amtak
Lingua originale: Coreana
Paese di produzione: Corea del sud
Anno: 2011
Durata: 93 min
GenereAnimazione, Drammatico
Regia: Seong-yun Oh
Soggetto: Seonmi Hwang
Sceneggiatura: Eunjeong Kim
Produttore: Sun-ku Kim, Eun Lee, Seong-yun Oh, Jae-myung Shim
Fotografia: Lee-Hyuk
Montaggio: Kim Hyeong-ju
Musiche: Lee Ji-su

Doppiatori originali:
Moon So-ri : Leafie
Yoo Seung-ho : Greenie
Park Cheol-min : Sindaco/Mr. Otter
Kim Sang-hyeon : One-Eye
Choi Min-shik: Wanderer
Sa Seong-ung : Gallo
Jeon Suk-gyeong : Chirpie
Han Shin-jeong : Greenie giovane

Doppiatori italiani:
Antonella Baldini: Leafie
Mattia Ward: Greenie
Pino Ammendola: Sindaco/Mr. Otter
Irene Di Valmo: One-Eye
Andrea Ward: Wanderer
Massimo Corvo: Gallo
Barbara Pitotti: Chirpie
Alessio Ward: Red Hair
Edoardo Nordio: Capo Germano
Ambrogio Colombo: Germano anziano
Lucrezia Ward: Greenie giovane

Denny B.


  

mercoledì 23 ottobre 2013

Cose nostre - Malofilm

Cose nostre - Malavita

★★

Siete fan di Robert De Niro? Il fatto che Martin Scortese abbia prodotto la pellicola già vi da una certezza della sua buona riuscita? Non conoscete né il regista Luc Besson né il libro da cui è tratto il film e quindi la curiosità vi anima ancora di più? Siete curiosi di rivedere Michelle Pfeiffer sul grande schermo? Andate in brodo di giuggiole al solo udire gangster movie? Vi hanno divertito film quali Terapia e pallottole e Un boss sotto stress? Allora Cose nostre - Malavita è il film che fa per voi. Per tutti gli altri propongo una tranquilla passeggiata nel parco con annesso nutrimento dei piccioni. 

"Non mi aspetto nulla di buono da questa recensione."
Giovanni Manzoni (Robert De Niro) è un ex gangster mafioso che pentitosi ha testimoniato contro i suoi capi. Ora lui e la sua famiglia sono in un programma protezione testimoni dell'FBI e dopo l'ennesima copertura saltata la famiglia Manzoni si ritrova in un piccolo paese della Normandia, assume il cognome Blake e il loro protettore, l'agente Stansfield (Tommy Lee Jones), ordina loro di mantenere un basso profilo e di integrarsi con la gente del luogo, così da evitare l'ennesimo cambio di identità e di città. Ma abituarsi a una nuova vita non è mai facile, e le abitudini mafiose non si cancellano con un'identità nuova di zecca. 

"E se appendessi i copioni al chiodo e mi dessi al baseball?"
Cose nostre - Malavita è un tentativo maldestro e poco riuscito di giocare e scherzare con i gangster movie e i mafia movie come avevano già tentato di fare i film citati all'inizio - sempre con scarsissimi risultati - e come era riuscito magnificamente il creatore di quel gioiello de I SopranoRivedere De Niro nel ruolo del boss depresso che non riesce a mantenere celati i suoi istinti mafiosi è di una tristezza madornale. Se esiste un attore che ha perso la dignità e ha macchiato con decine e decine di film spazzatura i suoi anni d'oro è proprio Robert De Niro. Un uomo che parteciperebbe alla sagra del pistacchio di Bronte in cambio di un paio di bicchieri colmi di vino.  

"Efesto e L'Uomo Torcia mi fanno un baffo. Sono la dea del fuoco."
Rivedere invece Michelle Pfeiffer, la mia dea bionda, nel ruolo di una madre di famiglia che fa esplodere i negozi di alimentari che non gli vanno a genio, è un piacere, anche perché ha scelto di partecipare a un film che, messo a confronto con i suoi ultimi lavori, è un capolavoro. Tommy Lee Jones tolto il gatto morto in testa nel soporifero Lincoln riprende toni duri e risoluti congeniali ai suoi modi rudi e severi. 

"Le facce tipiche degli studenti ogni lunedì mattina."
I due giovani attori danno un tocco tanto giovane alla pellicola quanto anonimo. Dianna Agron (Quinn di Glee) interpreta Bella Blake un'apparente classica bionda cheerleader sciacquetta che non ha paura di rompersi le unghie facendo a botte con chiunque si comporti male con lei e che aspetta il suo principe azzurro. John D'Leo è Warren Blake, un ragazzo che in tre giorni diventa il re incontrastato dello spaccio di sigarette e non della scuola e che sa sempre tutto di tutti, cosa da far impallidire la più attenta delle comari di paese. 

"Altro che baseball: quasi quasi mi metto a fare concorrenza
 a Fabio Volo."
La sceneggiatura firmata da Luc Besson non aggiunge nulla a un genere che solo Scorsese (e De Palma) è in grado di resuscitare in qualsiasi momento. Unico momento del film in cui si ha i brividi sulla pelle è durante la scena del cineforum quando risuonano le note di Rags to Riches di Tony Bennet all'inizio di Quei bravi ragazzi (capolavoro presente nella mia Top 100 e Top 10 film preferiti). Non aspettatevi nulla da Cose nostre - Malavita, tranne una visione disimpegnata e leggera che scadrà nel bah collettivo quando il finale facilone annuncerà i titoli di coda. 


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):          

Titolo originale: The Family
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Francia
Anno: 2013
Durata 90 min
Generecommedia, azione
Regia: Luc Besson
Soggetto: Tonino Benacquista (romanzo Malavita)
Sceneggiatura: Luc Besson, Michael Caleo
Produttore: Luc Besson, Ryan Kavanaugh, Virginie Silla
Produttore esecutivo: Jason Beckman, Jason Colodne, Martin Scorsese, Tucker Tooley
Casa di produzione: EuropaCorp, Malavita, Relativity Media
Distribuzione (Italia): Eagle Pictures
Fotografia: Thierry Arbogast
Musiche: Evgueni Galperine, Sacha Galperine
Scenografia: Hugues Tissandier
Costumi: Aude Bronson-Howard, Olivier Bériot
Trucco: Christine Domaniecki, Marthe Faucouit, Ronnie Specter

Interpreti e personaggi:
Robert De Niro: Fred Blake / Giovanni Manzoni
Michelle Pfeiffer: Maggie Blake
Tommy Lee Jones: Agente CIA Stansfield
Dianna Agron: Belle Blake
John D'Leo: Warren Blake
Jon Freda: Rocco
Dominic Chianese: Don Mimino
Vincent Pastore: Fat willy
Joseph Perrino: Joey

Doppiatori italiani:
Stefano De Sando: Fred Blake / Giovanni Manzoni
Emanuela Rossi: Maggie Blake
Dario Penne: Agente CIA Stansfield
Valentina Mari: Belle Blake
Manuel Meli: Warren Blake

Denny B.


   


lunedì 21 ottobre 2013

La grande bellezza del Cinema

La grande bellezza


★★★★

Il mio ritardo è quasi imperdonabile. Sono passati mesi dall'uscita del nuovo film di Paolo Sorrentino e cerco di salvarmi in corner ora che è stato scelto come rappresentate dell'Italia ai prossimi premi Oscar. Il motivo per cui non ne ho scritto è molto semplice: volevo rivederlo. E visto che non posso permettermi di andare al cinema ogni volta che vorrei, dopo la prima visione ho atteso l'uscita in dvd per poter godere nuovamente della Roma cupa e decadente (ma ancora viva) de La grande bellezza.



Jep Gambardella (Toni Servillo) è uno scrittore che ha scritto un solo romanzo nella vita (L'apparato umano) e che ora è diventato un giornalista di gossip, un mondano, il "re dei mondani", che partecipa ogni sera a una festa diversa e che vuole "avere il potere di farle fallire". Un uomo che si considera deludente, che è stufo di fare cose che non ha voglia di fare, che se ne va dopo aver fatto sesso poco convinto con una bionda sconosciuta e che quando si sdraia sul letto, dopo essere rientrato a casa, fissa il soffitto bianco e vede il mare prima ancora di immaginarlo. 



Passa molte delle sue serate sulla sua terrazza di casa che si affaccia sul Colosseo in compagnia dei suoi amici: Romano (Carlo Verdone), uno scrittore teatrale che elemosina attenzioni da una donna che lo sfrutta economicamente e sentimentalmente; Lello (Carlo Buccirosso), ricco imprenditore che tradisce continuamente la moglie con qualunque donna, basta che ci stia; Dadina (Giovanna Vignola), direttrice del giornale per cui Jep lavora, una nana autoironica e dal pugno deciso; Stefania (Galatea Ranzi), scrittrice di romanzetti radical chic e dall'ego smisurato; e Viola (Pamela Villoresi) , una ricca borghese con il figlio malato mentale. 



Jep Gambardella passeggia per le strade di una Roma marmorea, eterna nella sua immobilità, che resta a guardare gli uomini che scatenandosi in feste grandiose, strusciandosi su corpi sudati ed esausti, bevendo e brindando al nulla, corteggiando attenzioni mai sincere, e incoraggiamenti inesistenti, si rivelano le maschere più ambiziose di una decadenza morale inarrestabile.


Jep nelle sue peregrinazioni silenziose incontra personaggi indimenticabili, mostri di un gretta vita che la trattengono con fiumi di corbellerie apparenti e luccicanti, come il guru del botox che seduto in un grande salone barocco a turno offre la sua siringa, nuova ostia consacrata, ai suoi clienti e adepti con cui parla in tono accattivante e adula e rimprovera qualora scopra che lo hanno tradito con un suo rivale, e che sfila per ogni punturina la modica cifra di settecento euro o mille a seconda dei casi; come la bambina che dipinge con il suo corpo, piangendo e sfogandosi sulla tela; o come un suo vecchio amico che ha abbandonato la cocaina per darsi all'eroina e che ha una figlia, Ramona (Sabrina Ferilli), ballerina di streap-tease dalla tristezza magnetica e malinconica, che non si sa in cosa spenda tutti i suoi soldi. 


Roma è ripresa di giorno quando il sole si posa sui severi monumenti inondati dai flash delle macchine fotografiche dei turisti di tutto il mondo, quando la notte rimbocca le coperte ai giardini curati dei palazzi nobiliari o alle strade dalla calma storica dove la gente si attarda a riassaporare una condizione di superiorità estetica. Roma non è mai stata così bella e crepuscolare e capace però di deludere come succede con Romano, il personaggio più maturo mai interpretato da Carlo Verdone, che, in una delle scene più toccanti de La grande bellezza, dice "Roma mi ha deluso". Lui e Sabrina Ferilli interpretano i personaggi più autenticamente romani del film, delusi e sofferenti in una città che credevano di appartenerle (i nomi Romano e Ramona hanno un'assonanza con Roma). 



Toni Servillo è magnifico nell'interpretare Jep Gambardella, lo scrittore deludente che ha smesso di scrivere seriamente per pigrizia, perché non servirebbe a fermare la caduta dei valori che dilaga nel chiacchiericcio generale, un uomo che ritorna alla fine a fare ciò per cui è nato grazie ai suoi incontri, all'immersione nelle forme più disparate dell'esistenza. 



La grande bellezza parla di forma, e raccontandola riesce a svelare la profondità con cui ci si aggrappa alla superficie, all'apparenza delle formalità stilistiche, che a volte vengono infrante per risultare incredibilmente diversi (la scena del funerale). 

Sorrentino non ha una visione laica, il suo film è religioso, a suo modo. Inserisce al suo interno due figure che stridono, che servono per muovere una critica: durante una cena a casa di Jep attorno allo stesso tavolo troviamo la Santa, una centoquattrenne che vive la povertà con dedizione e umiltà e che si ciba solo di radici, e il Cardinale Bellucci, che partecipa ai carnevali, e che pensa a riempirsi la pancia e a discorrere solo di cibo.




Mi rendo conto che una recensione non basta per descriverlo, ci sono ancora molte cose da aggiungere, come la scena geniale in cui Lorena (Serena Grandi), mentre guarda in cielo le scie lasciate dagli aerei, tira su col naso come se fossero delle strisce di cocaina, o come il personaggio del "portiere" che possiede tutte le chiavi dei più belli palazzi di Roma, ma ho abusato troppo della vostra pazienza e vi chiedo scusa: la sintesi quando si tratta di descrivere un film che mi ha emozionato viene meno.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia, Francia
Anno: 2013
Durata: 142 min
Generecommedia, drammatico
Regia: Paolo Sorrentino
Soggetto: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Produttore: Francesca Cima, Nicola Giuliano
Casa di produzione: Indigo Film, Medusa Film, Babe Film, Pathé, France 2 Cinéma
Distribuzione (Italia): Medusa Distribuzione
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Musiche: Lele Marchitelli
Scenografia: Stefania Cella
Costumi: Daniela Ciancio
Trucco: Matteo Silvi

Interpreti e personaggi:
Toni Servillo: Jep Gambardella
Carlo Verdone: Romano
Sabrina Ferilli: Ramona
Carlo Buccirosso: Lello Cava
Iaia Forte: Trumeau
Pamela Villoresi: Viola
Galatea Ranzi: Stefania
Franco Graziosi: Conte Colonna
Giorgio Pasotti: Stefano
Massimo Popolizio: Alfio Bracco
Sonia Gessner: Contessa Colonna
Anna Della Rosa: Ragazza esangue
Luca Marinelli: Andrea
Serena Grandi: Lorena
Ivan Franek: Ron Sweet
Vernon Dobtcheff: Arturo
Dario Cantarelli: Assistente della Santa
Lillo: Lillo De gregorio
Luciano Virgilio: Alfredo
Giusi Merli "La Santa"
Anita Kravos: Talia Concept
Massimo De Francovich: Egidio
Roberto Herlitzka: Cardinale Bellucci
Isabella Ferrari: Orietta
Fanny Ardant: sé stessa
Aldo Ralli: Cardinale
Antonello Venditti: sé stesso
Giovanna Vignola: Dadina
Giulio Brogi: Maestro del cinema (scene eliminate)
Fiammetta Baralla: Madre di Ramona (scene eliminate)             

Denny B.










venerdì 18 ottobre 2013

Deludentissimo Me 2

Cattivissimo Me 2

★★

Non voglio ripetermi. I sequel sfruttano l'idea del primo film di successo per guadagnare più denaro possibile senza impegnarsi troppo. Tutti aspettavano Cattivissimo Me 2, soprattutto gli spettatori più piccoli, con trepidazione, covando in sé importanti aspettative quali risate spaccastomaco e divertimento disinteressato. La domanda che vorrei porvi è la seguente: c'era proprio bisogno di questo film?



Gru ha ormai appeso al chiodo i suoi piani malvagi da supercattivo e, aperta una produzione di marmellosa, si dedica con dedizione alle sue piccole e deliziose figlie, Margo, Edith e Agnes. Durante il compleanno di quest'ultima Gru viene catturato da Lucy Wilde, una spia svampita e alle prime armi, incaricata dalla Lega Anti Cattivi, che ha bisogno dell'aiuto del leggendario ladro della Luna per trovare il colpevole del furto di un intero laboratorio in cui si sperimentava il siero PX41, un liquido capace di trasformare ogni essere vivente in una bestia inarrestabile. Gru, prima riluttante, accetta di lavorare sotto copertura in un negozio di dolciumi nel centro commerciale della città, insieme a Lucy Wilde che farà girare la testa a un minion e non solo.   



C'era da aspettarselo che Cattivissimo Me 2 avrebbe sbancato il botteghino, metti un 2 alla fine di un titolo e la gente arriverà a frotte nei cinema, soprattutto se sono tirate dalle manine dei loro figli che scalpitano di vedere colori accessi, personaggi buffi e situazioni bizzarre. Potrei per una volta fare scena muta e mettere all'angolo della pagina il mio criticismo fetente - perché non si può sempre criticare tutto. Sbagliato: tutto è criticabile, pure i film d'animazione di cui non riesco a parlare senza avere il nome Disney marchiato a fuoco sul cuore e la lingua che s'accartoccia come carta stagnola se provo a parlare anche solo di un Le avventure di Peter Pan, che mi ha fatto rotolare per terra dalle risate l'ultima volta che l'ho rivisto due mesi fa.



Cattivissimo Me 2 non ha la coerenza del primo e nemmeno le idee, che qui sono ridotte all'osso e riciclate nella costruzione dell'impianto di una storia di cui si sa il finale dopo venti minuti di inquadrature montate una dietro l'altra che non offrono una fluidità ottimale. I personaggi restano piacevolmente invariati. Gru è il padre buono che avevamo lasciato alla fine del primo, ancora di più, che scopriamo timoroso e impacciato con le donne, soprattutto con quelle che gli piacciono, come la "tutta tocca" e rossa Lucy che è il personaggio più frizzante del film.



Le figlie sono leggermente cresciute: Margot smanetta con il cellulare e perde la bava alla vista del classico fighetto col ciuffo che copre mezza faccia (momento "che minchiata" del film); Edith è un piccolo ninja quasi indipendente che schifa l'amore e le smancerie tra adulti; e la piccola Agnes, dolce come lo zucchero filato, si vorrebbe che restasse così per sempre, è protagonista assieme a Gru della scena più esilarante del film. I simpaticissimi minion non si smentiscono, tra due anni uscirà un movie tutto dedicato a loro, e si confermano gli idoli dei più piccoli. 



Vogliamo sprecare una parola per il doppiaggio? No, perché non vorrei che la mia ulcera peggiorasse. Mi limito a dire che Max Giusti non dovrebbe più mettere piede in una sala di doppiaggio, e la voce di Arisa mi ha provocato dolori al petto tanto che per protesta Lucy nella mia testa aveva la voce di Domitilla D'amico. Un plauso a Neri Marcorè che ho riconosciuto solo dopo un attento esame. La risposta alla domanda posta a inizio recensione è no. Non era necessario Cattivissimo Me 2, ha deluso le mie disimpegnate aspettative e mi auguro che gli sceneggiatori non vadano oltre e non cavalchino questo successo da botteghino. 



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Despicable Me 2
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2013
Durata: 90 min
Genereanimazione, commedia
Regia: Pierre Coffin, Chris Renaud
Sceneggiatura: Ken Daurio, Cinco Paul
Produttore: Janet Healy, Christopher Meledandri
Casa di produzione: Illumination Entertainment
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Storyboard: Wilbert Plijnaar, Matthew Nealon
Art director: Eric Guillon
Montaggio: Gregory Perler
Musiche: Heitor Pereira, Pharrell Williams
Scenografia: Yarrow Cheney

Doppiatori originali:
Steve Carell: Gru
Kristen Wiig: Lucy Wilde
Benjamin Bratt: Eduardo/El Macho
Miranda Cosgrove: Margo
Dana Gaier: Edith
Elsie Kate Fisher: Agnes
Russell Brand: Dr. Nefario
Steve Coogan: Silas Ramschiappa
Ken Jeong: Floyd Aquila-san
Moises Arias: Antonio Perez
Nasim Pedrad: Jillian
Kristen Schaal: Shannon
Pierre Coffin: Minions
Chris Renaud: Minions

Doppiatori italiani:
Max Giusti: Gru
Arisa: Lucy Wilde
Neri Marcorè: Eduardo/El Macho
Rossa Caputo: Margo
Veronica Benassi: Edith
Arianna Vignoli: Agnes
Nanni Baldini: Dr. Nefario
Carlo Cosolo: Silas Caprachiappa
Haruhiko Yamanouchi: Floyd Aquila-san
Alex Polidori: Antonio Perez
Ilaria Latini: Jillian
Giuppy Izzo: Shannon 

Denny B.

mercoledì 16 ottobre 2013

Cattivissimo Me (Denny B.)

Cattivissimo Me

★★★

La lista dei film da recuperare si accorcia, molto lentamente, ma si accorcia. Non potevo non dedicare un'ora e mezza del mio tempo a Cattivissimo Me il cui sequel ha conquistato il pubblico in patria e sta sbancando i botteghini italiani. Per la gioia dei più piccoli e non uscirà uno spin-off dedicato ai simpatici minion nel 2015, un intero frachising che cavalca l'onda fino a quando non si esaurirà la marea. 


Qualcuno ha rubato alcuni tra i più importanti monumenti del mondo, l'ultimo è la Piramide di Giza e il colpevole non si sa chi sia. In un tranquillo quartiere di città abita Gru, una delle persone più cattive in circolazione, che aspira però a essere un supercattivo. Con l'aiuto dei suoi servi/dipendenti, i Minion, ha rubato alcune cose insignificanti, ora però  ha in mente un piano ambizioso: rubare la luna. Ma tre graziose orfanelle metteranno a dura prova il suo cuore di pietra. 



I motivi per cui non ho visto prima Cattivissimo Me sono pochi, anzi è solo uno: il doppiaggio di Max Giusti. Scusate se vi ammorbo con questo argomento, non ne posso fare a meno. Io credo che i cartoni animati, gli anime, e i film d'animazione siano i prodotti meglio doppiati dagli italiani. Non mi verrebbe mai in mente di guardare un cartone animato in lingua originale, mi mancherebbero in continuazione Corbetta, Novara o Moneta. Se abbiamo a disposizione dei professionisti perché chiamare un personaggio del mondo dello spettacolo, un conduttore in questo caso, per doppiare un personaggio? Pazienza (più o meno) uno secondario, ma quello principale, no. 



Max Giusti è un conduttore, scarso, di doppiaggio ne capisce un cavolo fritto, e il lavoro svolto su Gru è da otite perforante, che mi ha tentato più volte di cercare il film in inglese. Tolto questo Cattivissimo Me è un film dosato alla perfezione. C'è un perfetto equilibrio tra situazioni da commedia e momenti commoventi. Nessuna delle due cose sconfina e invade pesantemente l'altra, così si ha una visione liscia, confortante e assolutamente divertente. Non è un capolavoro (superare in questi anni la bellezza di Up è arduo), ma un film d'animazione adatto per passare una serata con i propri figli, se si ha la fortuna di averne. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

 Titolo originale: Despicable Me
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2010
Durata: 102 min
Genereanimazione
Regia: Pierre Coffin, Chris Renaud
Soggetto: Sergio Pablos
Sceneggiatura: Ken Daurio, Cinco Paul
Produttore: John Cohen, Janet Healy, Christopher Meledandri
Produttore esecutivo: Nina Rappaport, Robert Taylor
Casa di produzione: Illumination Entertainment
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Montaggio: Gregory Perl, Pam Ziegenhagen
Musiche: Hans Zimmer, Heitor Pereira, Pharrell Williams
Scenografia: Yarrow Cheney

Doppiatori originali:
Steve Carell: Gru
Jason Segel: Vector
Russell Brand: Dr. Nefario
Julie Andrews: mamma di Gru
Will Arnett: Mr. Perkins
Kristen Wiig: Miss Hattie
Miranda Cosgrove: Margo
Dana Gaier: Edith
Elsie Fisher: Agnes
Rob Huebel: speaker TG
Danny McBride: Fred McDade
Pierre Coffin: Mark/Tim/Phil
Ken Jeong: scienziato

Doppiatori italiani:
Max Giusti: Gru
Edoardo Stoppacciaro: Vector
Nanni Baldini: Dr. Nefario
Manuela Andrei: mamma di Gru
Alessandro Budroni: Mr. Perkins
Angela Brusa: Miss Hattie
Rossa Caputo: Margo
Alice Venditti: Edith
Arianna Vignoli: Agnes
Massimo Braccialarghe: speaker TG
Manfredi Aliquò: Tim
Franco Mannella: Fred McDade    

Denny B.


lunedì 14 ottobre 2013

Cinema in assenza di Gravity

Gravity


★★★½

Diciamolo: sono un tipo prevenuto. Non nel senso che sono affetto da eiaculazione precoce, birbantelli maliziosi. Solitamente quando esce il trailer di un film lo guardo con un certo distacco, poi se il film è quello che ha aperto il Festival del Cinema di Venezia la mia faccia si fa rugosa e gli occhi si fanno alti nel cielo, speranzosi di non essere di fronte all'ennesima cagata tanto decantata invece come torta al cioccolato. Gravity di Alfonso Cuaron è stato elogiato dalla critica internazionale, applaudito all'unanimità dal pubblico che si è riversato numeroso nelle sale, considerato da molti una conquista della storia del cinema. Ma sara vero? Ve lo dice il vostro Denny preferito. 


La dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) e l'astronauta Matt Kowalsky (George Clooney) sono in missione sullo Space Shuttle e durante una passeggiata nello spazio per lavori di manutenzione del telescopio Hubble vengono avvisati da Houston che presto saranno investiti da un'onda di detriti di un satellite. Mentre avvengono le operazioni di rientro la pioggia di detriti colpisce la navetta lasciando Matt e Ryan soli nello spazio.



Gravity si apre con una sequenza splendida: una passeggiata nello spazio mentre la radio trasmette canzoni e le battute tra Matt e il suo collega si sprecano attorno alle orecchie della dottoressa Ryan che sta aggiustando il telescopio, il tutto seguito dalla regia in assenza di gravità di Alfonso, che si muove con i personaggi (cliché e privi di spessore), li segue e a volte si fonde con i loro occhi impauriti. Il film ha un impatto visivo notevole e per una volta, finalmente, il 3D non si è beccato le mie ingiurie ringhianti, perché è usato non per spettacolarizzare un momento d'azione, alla sparatutto, ma per rendere vivide e silenziose le immagini della Terra inondate dalla luce dell'alba o circondate dal perenne buio dello spazio. 



Una scena in particolare, meravigliosa, però entra delicata nella mia mente per non uscirne più: quando Ryan riesce a entrare nella cabina della navicella si spoglia della tuta e, con la luce che illumina l'oblò sullo sfondo, lei si rannicchia lentamente, ed è come se tornasse bambina, con i tubi che sembrano dei cordoni ombelicali. E poi la lacrima di una Sandra Bullock convincente e sorprendentemente gradevole che vaga in assenza di gravità. 



Gravity è senza ombra di dubbio uno dei film più interessanti dell'anno. Credevo di non riuscire a sopportare oltre i due attori principali, che non amo e stimo assolutamente, invece anche George, che gigioneggia e fa il piacione, non ha urtato in particolar modo i miei sensi. Non aspettatevi da Gravity grandi messaggi filosofici, non è il nuovo 2001 - Odissea nello Spazio, punta su qualcosa di risaputo, che non smette di farci riflettere: la paura dell'uomo di fronte all'inconoscibile, la sua vulnerabilità, e il vuoto al di là dei confini terrestri.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

 Titolo originale: Gravity
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito
Anno: 2013
Durata: 90 min
Generedrammatico, thriller, fantascienza
Regia: Alfonso Cuarón
Soggetto: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón
Produttore: Alfonso Cuarón, David Heyman
Produttore esecutivo: Stephen Jones, Nikki Penny, Gabriela Rodriguez, Christopher DeFaria
Casa di produzione: Warner Bros., Heyday Films, Reality Media
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: Alfonso Cuarón, Mark Sanger
Effetti speciali: Jonathan Bickerdike, Luke Marcel, Matt Wood
Musiche: Steven Price
Scenografia: Andy Nocholson
Costumi: Jany Temime
Trucco: Ann Fenton
Sfondi: Rosie Goodwin

Interpreti e personaggi:
Sandra Bullock: Dottoressa Ryan Stone
George Clooney: Matt Kowalsky
Doppiatori originali
Ed Harris: Controllo da Houston
Eric Michels: Personale NASA
Paul Sharma: Shariff
Basher Savage: Capitano della stazione spaziale

Doppiatori italiani:
Anna Cesareni: Dottoressa Ryan Stone
Francesco Pannofino: Matt Kovalsky
Alessio Cigliano: Controllo da Houston
Roberto Gammino: Shariff

Denny B.