Melancholia
★½
Il film si apre sulle note del Tristano e Isotta di Richard Wagner e la scena si svolge a rallentatore: una sposa corre mentre dei rami le si attorcigliano addosso. Intanto due pianeti si avvicinano tra loro sempre di più. La sposa ora è adagiata su un fiume come una moderna Ofelia. I pianeti si sono toccati?
Ora: questo è solo il prologo di Melancholia di Lars Trier, diviso in due parti: la prima intitolata Justine e la seconda Claire. Andiamo quindi ad analizzarli.
Parte 1: Justine
L'autista di una limousine non riesce a procedere per via di una curva di una strada ripida e sterrata mentre sui sedili posteriori Michael (Alexander Skarsgard) e Justine (Kirsten Dunst), due sposini, se la ridono comportandosi da spensierati piccioncini. Decidono infine di aiutare l'autista nella difficoltosa manovra. Non è che Trier nel suo gigantesco ego ha pensato che la limousine sia la metafora della ricchezza che non riesce a conformarsi al mondo della povertà? No, spero di no. Riescono comunque a raggiungere il luogo del ricevimento, una enorme villa con un campo da golf, in ritardo, cosa che infastidisce non poco la sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) e suo marito John (Kiefer Sutherland). Al ricevimento vi è il gioco della conta dei fagioli il cui numero esatto verrà svelato alla fine della festa. Eppure credevo di star guardando un film non una replica del programma tv Pronto, Raffaella?.
La flora e la fauna della festa è quanto di più fastidioso e irritante troverete in film ciofeca spacciati invece per capolavori: il padre di Justine è un vecchio latin lover che si prende gioco del cameriere chiedendogli in continuazione un cucchiaio mettendo in mostra quello che ha già dentro il taschino della giacca; la madre è un'acida guastafeste che interviene dicendo che non crede nel matrimonio, e di godersi i momenti felici finché ne hanno la possibilità - ma in questo è il personaggio leggermente più piacevole; un omosessuale con caschetto grigio gira tra gli invitati e quando passa vicino alla sposa si copre il viso perché non vuole vederla - un po' come me durante la visione del film-; il datore di lavoro di Justine, visibilmente attratto dal suo giovane corpo, la promuove ad art director e le starà incollato addosso per tutta la festa al fine di cavarle dalla bocca uno slogan di un non si sa quale prodotto.
Justine, prima allegra e radiosa, incomincia a rabbuiarsi e a ignorare gli sguardi rapiti da pesce lesso del novello sposo o rispondergli con sorrisini ebeti tanto per dargli un rinforzo positivo come se fosse uno dei cani di Pavlov. Come se l'organizzatore e John non fossero già così spazientiti lei si concede un bagno, come la madre, poco prima del taglio della torta. E Trier per rianimare il film (sì, poche decine di minuti ma ho smesso di contare gli sbadigli) inserisce una scena altamente comica, ma che per lui saprà di arte mistica, in cui lei cavalca il galoppino del suo datore di lavoro e non si capisce se se lo scopi o no. Poi lei si licenzia e il marito, lasciato solo nella stanza con un'erezione insopportabile, decide di andarsene lasciandola. Quel che si dice il matrimonio più breve della storia del cinema. Ah, quasi dimenticavo il verdetto che tutti aspettavate: il numero esatto dei fagioli è 678 e nessuno ha indovinato. Qui non avrebbe assolutamente sfigurato la voce di Carlo Valli dire "Ding! Grazie per aver partecipato al nostro gioco", tanto per citare L'attimo fuggente.
Parte 2: Claire
Claire è la Lei di Antichrist, meno bipolare, ma sempre ansiogena
e orticante. Charlotte Gainsbourg, oltre a essere di una bruttezza insopportabile, cosa però che non giustifica la mia insofferenza nel guardarla, è un'attrice irritante quanto un rovo che ti ferisce un braccio o una gamba durante una spensierata corsa nei boschi.
Claire viene a conoscenza della notizia che secondo gli scienziati il pianeta Melancholia passerà vicino alla Terra senza però toccarla, la rassicura John con sicurezza astronomica. Intanto Justine è diventata uno zombie non autosufficiente e non avrebbe sfigurato in un film di Romero o Fulci. Dice che il polpettone sa di cenere mentre il suo adorato nipotino continua a chiamarla "zietta spezza-acciaio" quando non riuscirebbe a spezzare manco un grissino e viene coinvolto dall'eccitazione del padre per questo evento scientifico più unico che raro. Claire è sempre più in ansia e acquista presumibilmente dello xanax che nasconde in un cassetto. Justine, nel giro di due inquadrature, diventa una veggente di Medjugorje apocalittica sputa assiomi idioti del tipo "Il numero esatto di fagioli era 678. Vedi? Io so le cose" e questo ragionamento non fa una piega, vero Trier?
Comunque Melancholia passa vicino alla Terra senza colpirlo - che peccato - causando solo un abbassamento della pressione atmosferica (?) e cancellando momentaneamente l'ansia cronica di Claire. Che il pianeta si sia allontanato per prendere meglio la rincorsa?
Il giorno dopo Claire scopre che il pianeta si sta nuovamente avvicinando e trova suo marito morto dentro la stalla e in uno dei tanti momenti di stupidità del film copre il corpo con la paglia, libera i cavalli, prende suo figlio, prova ad accendere le auto misteriosamente senza benzina per poi optare per la golf-car e per andare dove, chiederete voi? Ma giù in paese, chiaro, come se la Terra non fosse rotonda e un eventuale impatto non interessasse proprio il paese. Dopo essere incappati in una grandinata improvvisa torna a casa e propone alla veggente Justine di sedersi in terrazza con un bicchiere di vino e attendere insieme la fine al che Justine le risponde che la proposta è un'emerita stronzata e che è molto più intelligente dire al nipotino che c'è una grotta magica (*risate registrate*) e di attendere infine l'impatto sotto una capanna indiana aperta perché dobbiamo essere indie fino alla morte - che avviene finalmente, tra urla di gioia del sottoscritto, portandosi via tutti questi personaggi odiosi e Lars Trier stesso.
Ora, spero mi possiate perdonare per codesta recensione volutamente cazzara perché, vi giuro, sarebbe stata un'impresa madornale scrivere qualcosa di serio su un film del genere che il critico Peter Bradshaw del The Guardian ha sintetizzato così bene: "Lo spettacolo è arrogante. Forse questo film è un altro sintomo della tanto sbandierata depressione del regista o una sorta di terapia che funziona trasferendo la sua depressione sul pubblico. A cui posso solo dire: coraggio. Qualunque cosa accada al mondo, questo film è giunto alla fine".
E aggiungo che poco me ne importa se nel film fa capolino attorniato da una luce bluastra il seno sodo dell'inespressiva Kirsten Dunst. Melancholia è un film imbarazzante di un regista che non ha nulla di artistico da dire al pubblico né tantomeno a se stesso e che si crede di essere, perché i critici idioti glielo fanno credere, il Kubrick del nuovo millennio quando in realtà è un mediocre e pretestuoso arrapato con l'alzabandiera perenne che non è ancora riuscito a piantare sul pianeta Donna.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: Melancholia
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Danimarca, Germania, Francia, Svezia, Italia
Anno: 2011
Durata: 130 min
Genere: drammatico, fantascienza
Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura: Lars von Trier
Produttore: Meta Louise Foldager, Louise Vesth
Produttore esecutivo: Peter Aalbæk Jensen, Peter Garde
Casa di produzione: Zentropa Entertainments, Memfis Film, Slot Machine, Liberator Productions
Distribuzione (Italia): BiM Distribuzione
Fotografia: Manuel Alberto Claro
Montaggio: Molly Marlene Stensgaard
Effetti speciali: Dansk Speciel Effekt Service, Filmgate
Scenografia: Jette Lehmann
Costumi: Manon Rasmussen
Trucco: Dennis Knudsen, Linda Boije af Gennäs
Interpreti e personaggi
Kirsten Dunst: Justine
Charlotte Gainsbourg: Claire
Kiefer Sutherland: John
Alexander Skarsgård: Michael
Brady Corbet: Tim
Cameron Spurr: Leo
Charlotte Rampling: Gaby
Jesper Christensen: Little Father
John Hurt: Dexter
Stellan Skarsgård: Jack
Udo Kier: Wedding planner
Doppiatori italiani:
Domitilla D'Amico: Justine
Chiara Colizzi: Claire
Massimo Rossi: John
Gianfranco Miranda: Michael
Davide Perino: Tim
Vittoria Febbi: Gaby
Giorgio Lopez: Dexter
Luca Biagini: Jack
Claire viene a conoscenza della notizia che secondo gli scienziati il pianeta Melancholia passerà vicino alla Terra senza però toccarla, la rassicura John con sicurezza astronomica. Intanto Justine è diventata uno zombie non autosufficiente e non avrebbe sfigurato in un film di Romero o Fulci. Dice che il polpettone sa di cenere mentre il suo adorato nipotino continua a chiamarla "zietta spezza-acciaio" quando non riuscirebbe a spezzare manco un grissino e viene coinvolto dall'eccitazione del padre per questo evento scientifico più unico che raro. Claire è sempre più in ansia e acquista presumibilmente dello xanax che nasconde in un cassetto. Justine, nel giro di due inquadrature, diventa una veggente di Medjugorje apocalittica sputa assiomi idioti del tipo "Il numero esatto di fagioli era 678. Vedi? Io so le cose" e questo ragionamento non fa una piega, vero Trier?
Il giorno dopo Claire scopre che il pianeta si sta nuovamente avvicinando e trova suo marito morto dentro la stalla e in uno dei tanti momenti di stupidità del film copre il corpo con la paglia, libera i cavalli, prende suo figlio, prova ad accendere le auto misteriosamente senza benzina per poi optare per la golf-car e per andare dove, chiederete voi? Ma giù in paese, chiaro, come se la Terra non fosse rotonda e un eventuale impatto non interessasse proprio il paese. Dopo essere incappati in una grandinata improvvisa torna a casa e propone alla veggente Justine di sedersi in terrazza con un bicchiere di vino e attendere insieme la fine al che Justine le risponde che la proposta è un'emerita stronzata e che è molto più intelligente dire al nipotino che c'è una grotta magica (*risate registrate*) e di attendere infine l'impatto sotto una capanna indiana aperta perché dobbiamo essere indie fino alla morte - che avviene finalmente, tra urla di gioia del sottoscritto, portandosi via tutti questi personaggi odiosi e Lars Trier stesso.
E aggiungo che poco me ne importa se nel film fa capolino attorniato da una luce bluastra il seno sodo dell'inespressiva Kirsten Dunst. Melancholia è un film imbarazzante di un regista che non ha nulla di artistico da dire al pubblico né tantomeno a se stesso e che si crede di essere, perché i critici idioti glielo fanno credere, il Kubrick del nuovo millennio quando in realtà è un mediocre e pretestuoso arrapato con l'alzabandiera perenne che non è ancora riuscito a piantare sul pianeta Donna.
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo originale: Melancholia
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Danimarca, Germania, Francia, Svezia, Italia
Anno: 2011
Durata: 130 min
Genere: drammatico, fantascienza
Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura: Lars von Trier
Produttore: Meta Louise Foldager, Louise Vesth
Produttore esecutivo: Peter Aalbæk Jensen, Peter Garde
Casa di produzione: Zentropa Entertainments, Memfis Film, Slot Machine, Liberator Productions
Distribuzione (Italia): BiM Distribuzione
Fotografia: Manuel Alberto Claro
Montaggio: Molly Marlene Stensgaard
Effetti speciali: Dansk Speciel Effekt Service, Filmgate
Scenografia: Jette Lehmann
Costumi: Manon Rasmussen
Trucco: Dennis Knudsen, Linda Boije af Gennäs
Interpreti e personaggi
Kirsten Dunst: Justine
Charlotte Gainsbourg: Claire
Kiefer Sutherland: John
Alexander Skarsgård: Michael
Brady Corbet: Tim
Cameron Spurr: Leo
Charlotte Rampling: Gaby
Jesper Christensen: Little Father
John Hurt: Dexter
Stellan Skarsgård: Jack
Udo Kier: Wedding planner
Doppiatori italiani:
Domitilla D'Amico: Justine
Chiara Colizzi: Claire
Massimo Rossi: John
Gianfranco Miranda: Michael
Davide Perino: Tim
Vittoria Febbi: Gaby
Giorgio Lopez: Dexter
Luca Biagini: Jack
Denny B.