sabato 28 febbraio 2015

AND THE OSCAR GOES TO... THE TRUMAN SHOW (1998)

Great Movie

★★★★

Noi della congregazione dei blogger cinematografici più competenti del mondo internauta, vera e unica risposta ai decerebrati critici della carta stampata le cui recensioni non valgono neanche mezzo minuto del vostro prezioso tempo, abbiamo deciso di calarci nei panni dei membri dell'Academy of Motions Picture Arts and Sciences e di assegnare i premi a quel film o a quell'attore e/o attrice che in un determinato anno meritava di stringere fra le mani l'ambita statuetta dorata del valore di 295 dollari conosciuta in tutto il mondo con il nome di Oscar. Scegliere non è stato facile. Nella storia degli Oscar ci sono state vittorie da seggiolate sul muso (Forrest Gump che batte Pulp Fiction, per dirne una), incredibilmente errate e di cattivo gusto, negativamente sorprendenti, assolutamente inspiegabili e poi ci fu l'edizione che, contenente tutti questi aggettivi, rappresentò un devastante attacco nucleare sulla capocchia del Cinema mondiale: la Notte degli Oscar del 1999.


Nella cinquina dei migliori film comparivano: La vita è bella, Salvate il soldato RyanElizabethLa sottile linea rossa e Shakespeare in Love (film per cui il Bardo è morto una seconda volta). L'unica pellicola meritevole era quella di Terrence Malick (straordinario film di guerra che erutta potenza visiva nella prima parte e si perde verso la fine), candidato anche come miglior regista e per la miglior sceneggiatura non originale e neanche a dirlo non vinse neanche un premio di consolazione. Quell'anno stravinse, piangiamo e infuriamoci insieme, Shakespeare in Love, uno dei film più orrendi mai stati fatti, con attrice protagonista, premiata addirittura con l'Oscar, la piagnona Gwyneth Paltrow, figlioccia del mio odiato Steven Spielberg (e che caso!) che vinse come miglior regista per il vomitevolmente patriottico Salvate il soldato Ryan scippando la statuetta dorata al grandissimo Peter Weir per quel film che non venne neanche nominato nella cinquina e che oggi, caro pubblico, ho deciso di premiare come si deve assegnandogli gli Oscar che doveva, e ripeto, doveva vincere se l'Academy avesse usato gli occhi e il cervello al posto del rugoso deretano: The Truman Show.



Truman Burbank (Jim Carrey) conduce una vita tranquilla nella ridente isoletta chiamata Seahaven: ha trent'anni, ha una bella e bionda moglie, Meryl (Laura Linney) un amico fidato, Marlon (Noah Emmerich), e al lavoro (è uno stipulatore di polizze assicurative), tutto procede bene. Da qualche tempo però sembra essere sempre più intenzionato a raggiungere le isole Figi lasciando il lavoro e il luogo in cui ha sempre vissuto da quando era bambino. Sembrerebbe tutto normale se non fosse che Truman non sa di essere la star del programma televisivo più seguito di tutti i tempi: il Truman Show, partorito dalla mente geniale di Christof (Ed Harris) che risiede nello studio lunare, in onda sette giorni su sette 24 h su 24, che tiene incollati davanti allo schermo gli spettatori di tutto il mondo. Il luogo in cui vive Truman è in realtà il più grande studio televisivo mai stato creato, visibile dallo spazio proprio come la Muraglia Cinese, e le persone che interagiscono con lui non sono altro che attori: dal giornalaio da cui va tutte le mattine a comprare il suo giornale e una rivista di moda per sua moglie al suo stesso vicino che butta la spazzatura e alla famiglia di colore che gioiosa saluta Truman ogni mattina al che lui risponde ("Caso mai non vi rivedessi: buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"). Persino sua moglie Meryl e il suo migliore amico Marlon sono attori che durante il programma sponsorizzano prodotti a fini commerciali come il pelapatate, l'aspirapolvere, la birra e il cacao delle alte vette del Nicaragua. 



Il Truman show è una soap-opera in cui vengono enfatizzati i momenti drammatici, mandati in onda attraverso una serie di flashback, che sono capitati a Truman, come la morte del padre avvenuta in mare aperto durante una tempesta che gli ha lasciato un grave vuoto dentro oltre alla paura per il mare, fino al momento in cui al college non incontrò Lauren che sulla spiaggia, al chiaro di luna, gli confidò che la vita che sta conducendo è falsa e pilotata dall'alto e che persino la sabbia è finta e messa apposta per lui, prima di essere stata portata via a forza da un uomo spacciatosi per suo padre e giustificando a Truman tutte queste parole come uno dei suoi soliti attacchi di schizofrenia. Da allora Truman non l'ha mai dimenticata. Ne conserva il maglione rosso con la spilla su cui c'è scritto "Come andrà a finire?" e ritaglia dai fogli di giornale di moda gli occhi delle modelle in cerca dei più somiglianti a quelli di Lauren, attrice del vecchio cast che guarda commossa Truman alla televisione sperando che si accorga dell'amara verità: che la sua vita è fittizia e oggetto degli occhi indiscreti di miliardi di persone che non svolgono alcun'altra attività all'infuori del restare davanti allo schermo del televisore; vedasi le bariste, l'uomo nella vasca da bagno, le due anziane signore di cui una stringe un cuscino dotato di foto di Truman e i due poliziotti tutti occupati a guardare il Truman Show come se potesse scomparire qualora distogliessero appena appena lo sguardo.



Ogni nome nel film non è assegnato a caso: Truman è composto dalle parole True (vero) e Man (uomo). L'unico vero e sincero uomo dello show è lui che spicca in un mondo progettato apposta per lui, privo di ipocrisie, crimini e bruttezza, al fine di risaltarne la sua sincerità e di proteggerlo. Il nome Christof, la mente dello show, è lampante. Meryl e Marlon invece si chiamano così in onore rispettivamente di Meryl Streep e Marlon Brando. Ma bando alle ciance che non interessano a nessuno e assegniamo i premi. Che entrino le statuette dorate:



Oscar come miglior attore protagonista: Jim Carrey. Perché Truman Burbank non poteva interpretarlo un attore diverso da lui. Sorridente e con la battuta pronta che piano piano, a causa di alcuni incidenti (prima il riflettore che cade davanti casa sua, le intermittenze radio e l'ascensore fasullo) si accorge che qualcosa non va, che tutti sembrano invischiati in una misteriosa cospirazione, e non lo fa dando vita a un melodramma isterico ma con un irresistibile sarcasmo. Non immagino che discorso esilarante avrebbe pronunciato Jim Carrey sul palco del Dorothy Chandler Pavillion di Los Angeles. Confido almeno in un Oscar alla Carriera.


Oscar come miglior attore non protagonista: Ed Harris. Christof è uno degli antagonisti meglio riusciti nella storia del cinema: tanto inquietante quanto suadente (il doppiatore Adalberto Maria Merli svolse un lavoro eccellente). Il potere non si sbandiera ai quattro venti e lui, genio dei media, lo sa bene: rilascia poche interviste, risponde alle critiche con la stessa pazienza e cura che riserva agli elogi riservatigli. L'ultima indimenticabile scena (quel dialogo brillante!) non simboleggia nient'altro che Dio (Christof) che tenta di convincere Adamo (Truman) a restare nel paradiso terreste che ha creato apposta per lui. L'interpretazione di Ed Harris, misurata e magnetica, meritava un riconoscimento e lo merita tuttora. 



Oscar come miglior sceneggiatura originale: lo sceneggiatore Andrew Niccol, regista di Gattaca e dell'ingiustamente sottovalutato S1m0ne, critica allo star system hollywoodiano con un finale da brividi che il pubblico si ostina a definire "riconciliante", dimostra di essere uno dei più geniali scrittori di cinema in circolazione assieme a David Mamet, Charlie Kaufman, Terence Winter, Quentin Tarantino, Paul Thomas Anderson e i fratelli Coen scrivendo una sceneggiatura arguta, ricca di humour dai toni comici/drammatici e con una morale di fondo splendida: non permettete mai a nessuno di pilotare la vostra vita. 


Oscar come miglior regista: Peter Weir. La sua regia è da manuale. Innovativa e stimolante. Mai narcisistica e sempre a servizio della storia. Altro che quella mezza tacca sul bastone della banalità che è il melensamente patriottico Steven Spielberg. 


Oscar come miglior film: The Truman Show. Straordinariamente geniale. Soltanto gli iniziali titoli di testa fittizi con quella musica ti depositano sulla pelle una costiera montuosa di brividi. Alla fine del film ogni spettatore è (o almeno dovrebbe essere) conscio di aver visto uno dei film più originali, brillanti e profetici degli ultimi trent'anni. Il film di Weir è un sottinteso inno al libero arbitrio. Ci vuole lasciare un semplice messaggio: siate coraggiosi e artefici del vostro destino. Siate il Christof di voi stessi. Spesso mi sono chiesto: come si troverà Truman nel mondo reale? Sarà felice? Si sarà sposato con la sua Lauren? Avrà scoperto nuove isole alle Figi coronando il suo sogno dell'infanzia ovvero quello di diventare un esploratore? o la televisione lo avrà nuovamente ingabbiato facendolo diventare una star del mondo fuori dallo Show? Ovunque sia, con chiunque sia, e qualsiasi cosa abbia fatto, Truman, io avrò sempre un pensiero per lui e casomai non lo rivedessi: buon pomeriggio, buonasera e buonanotte.


Ecco gli altri blog, oltre al mio, che partecipano al And the Oscar goes to...:

Director's Cult
Mari's Red Room
Recensioni Ribelli
Cinquecentofilminsieme
In Central Perk
Il Bollalmanacco di Cinema
Solaris
Pensieri Cannibali
Non c'è paragone

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: The Truman Show
Paese di produzione: USA
Anno: 1998
Durata: 103 min
Generecommedia, drammatico, fantascienza
Regia: Peter Weir
Soggetto: Andrew Niccol
Sceneggiatura: Andrew Niccol
Produttore: Edward S. Feldman, Andrew Niccol, Scott Rudin, Adam Schroeder
Produttore esecutivo: Lynn Pleshette
Distribuzione (Italia) : UIP (1998)
Fotografia: Peter Biziou
Montaggio: William M. Anderson, Lee Smith
Effetti speciali: Larz Anderson
Musiche: Philip Glass, Burkhard von Dallwitz
Scenografia: Dennis Gassner

Interpreti e personaggi:
Jim Carrey: Truman Burbank
Ed Harris: Christof[3]
Laura Linney: Hanna Gill/Meryl Burbank
Noah Emmerich: Marlon
Natascha McElhone: Lauren/Sylvia
Holland Taylor: Angela Burbank, madre di Truman
Brian Delate: Kirk Burbank, padre di Truman
Peter Krause: Lawrence
Blair Slater: Truman da piccolo
Paul Giamatti: direttore della sala di controllo
Ron Taylor: Ron
Don Taylor: Don
Ted Raymond: Spencer
Philip Baker Hall: direttore del Network
Lorin Moore: bigliettaio al molo
Kevin D. Ross: voce annunciatore in TV

Doppiatori italiani:
Roberto Pedicini: Truman Burbank
Adalberto Maria Merli: Christof
Francesca Guadagno: Meryl Burbank
Roberto Draghetti: Marlon
Lorena Bertini: Lauren/Sylvia
Paila Pavese: Angela Burbank, madre di Truman
Luca Dal Fabbro: direttore sala di controllo
Massimo Rinaldi: bigliettaio al molo
Sergio Matteucci: voce annunciatore in TV

Denny B.


mercoledì 25 febbraio 2015

Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante



Il fenomeno Elena Ferrante ha stretto l'Italia in una morsa lettrice e oltreoceano c'è stata e c'è tuttora quella che hanno definito la Elena Ferrante's Fever. E mi trovo in difficoltà a parlarne con chi non ha mai letto neanche un incipit - ed è difficile che ci si fermi all'incipit, una volta iniziata è arduo smettere - neanche mezza pagina o una singola frase estrapolata da uno dei suoi libri, e ciò che mi intristisce sono coloro che si sono avvicinati alla Ferrante spinti non dagli elogi ricevuti per la sua prosa magnetica e la bellezza delle storie narrate, ma per l'aura di mistero che aleggia attorno alla figura della Ferrante persona di cui non si sa assolutamente nulla. Sarà donna? sarà uomo? sarà un collettivo di scrittori? sarà Goffredo Fofi? o Domenico Starnone? Perché scrive sotto pseudonimo e non compare mai in pubblico? Ognuno si faccia la propria idea, io stesso ce l'ho, ma focalizziamoci sul messaggio che la Ferrante manda a chiare lettere: che siano i libri a parlare al posto dell'autore. D'altronde è lo stesso messaggio di Cormac McCarthy, Thomas Pynchon e J. D. Salinger, i grandi invisibili della letteratura americana che con solo le loro opere si mostrano al pubblico per quello che sono: dei narratori. Geniali, per di più. Elena Ferrante è una scrittrice nel senso più nobile del termine. Una sopraffina narratrice di storie che vi avvinghiano il collo come un cappio di seta. Storia di chi fugge e di chi resta, il terzo libro della quadrilogia de L'amica geniale, mi è durato quanto una manciata di sabbia lasciata scorrere dalle dita dischiuse. 

Storia di chi resta (o di chi torna) come Lila che fa il suo ritorno al rione assieme al nuovo compagno e al figlio Gennaro. Storia di chi fugge: Elena si trasferisce a Firenze dove si sposa con un giovane professore universitario dal cognome altisonante con cui avrà due figlie. Elena che per quanto abbia studiato, per quanto conosca intellettuali, per quanto si sforzi ad affermarsi come scrittrice tentando di scrivere un romanzo superiore al primo che le ha dato la fama, non riesce a togliersi di dosso l'olezzo del rione di Napoli con la cadenza del suo dialetto che scaturisce quando s'infervora, i modi da bambina che si sposano con quelli della sua amica geniale Lila, e le persone che popolando la sua memoria d'infanzia la tormentano e la artigliano verso il pozzo profondo dell'emancipazione fallace. I nomi dei personaggi femminili costantemente storpiati - Lila, Lenù, Gigliò, Dede - come se a storpiare il nome si riuscisse a tenerne a bada l'intelligenza e le capacità poste in difficoltà dagli uomini e da una società italiana degli anni '70 smossa dalle rivolte comuniste, lotte di classe e una incipiente rivoluzione culturale e il trovarsi di fronte all'effettiva differenza tra gli impegnati comizi politici tenuti da persone benestanti e lo stato di miseria in cui versa effettivamente il proletariato. Sono ormai distanti Elena e Lila. Un rapporto d'amicizia e odio tenuto insieme solo dal filo del telefono. A tratti Storia di chi fugge e di chi resta un è romanzo straziante: "Perché chi sono io se tu non sei brava? chi sono?" dice Lila ad Elena. Le rispondo io: un personaggio cartaceo che io pretendo abbia un corpo perché quando compare la pagina vibra. Una donna il cui "fascino era il più intollerabile, il fascino che asserve e spinge alla rovina". Un po' come i libri della Ferrante, che non ne vogliono sapere di andarsene da noi anche dopo averli riposti nuovamente sullo scaffale. 

Denny B.








lunedì 23 febbraio 2015

Notte degli Oscar 2015: vince BIRDMAN

E' stata una lunga notte quella degli Oscar 2015 che ha visto trionfare Birdman, il capolavoro di Alejandro Gonzalez Inarritu, il quale si aggiudica anche l'Oscar come miglior regista, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. Grand Budapest Hotel trionfa nelle categorie artigianali (migliori costumi ad opera dell'italiana Milena Canonero, miglior trucco, miglior scenografia e miglior colonna sonora). Richard Linklater resta a bocca asciutta (e meno male!). Colui che se ne va vergognosamente a mani vuote è il grandioso Michael Keaton, derubato del suo Oscar da Eddie Redmayne, ma in fondo lui è Birdman e può volare a differenza di tutti gli altri. Per quanto riguarda la conduzione di Neil Patrick Harris nulla di brillante: tutto nella norma con pochissimi siparietti simpatici (l'inizio travolgente con un'incursione di Jack Black e il tributo a Birdman con Harris in mutande).

Ecco i nomi dei vincitori (in grassetto) della notte degli Oscar 2015:

Miglior film 
(cliccate sopra il titolo per leggere la mia recensione)


Commento: MA CHI DOVEVA VINCERE, DIAMINE BOIA?
VIVA BIRDMAN CHE VOLA NELL'ALTO DEI CIELI.
LINKLATER, CIAO CIAO!

Miglior regia 

Alejandro G. Inarritu per Birdman 
Richard Linklater per Boyhood 
Bennett Miller per Foxcatcher 
Wes Anderson per Grand Budapest Hotel 
Morten Tydlum per The Imitation Game 

Commento: vince meritatissimamente il regista messicano il suo secondo Oscar della serata. Un regista talentuoso che ha ancora da offrire moltissimo alla settima arte.

Miglior attore protagonista 

Steve Carell per Foxcatcher 
Bradley Cooper per American Sniper 
Benedict Cumberbatch per The Imitation Game 
Michael Keaton per Birdman 
Eddie Redmayne per La teoria del tutto 

Commento: LA MERDA. Michael Keaton è stato derubato ingiustamente. La sua era un'interpretazione reale, brillante ed emozionante. Il ragazzino brufoloso è solo uno squallido imitatore. 

Miglior attrice protagonista 

Marion Cotillard per Due giorni, una notte 
Felicity Jones per La teoria del tutto 
Julianne Moore per Still Alice 
Rosamund Pike per L'amore bugiardo 
Reese Witherspoon per Wild 

Commento: C'erano forse dei dubbi?

Miglior attore non protagonista 

Robert Duvall per The Judge 
Ethan Hawke per Boyhood 
Edward Norton per Birdman 
Mark Ruffalo per Foxcatcher 
J.K. Simmons per Whiplash 

Commento: finalmente il talento di J.K. Simmons è stato riconosciuto. Era ora. E nel suo discorso ha detto una frase bellissima "Call your Mother!"

Miglior attrice non protagonista 

Patricia Arquette per Boyhood 
Laura Dern per Wild 
Keira Knightley per The Imitation Game 
Emma Stone per Birdman 
Meryl Streep per Into the Woods 

Commento: Emma Stone, non prendertela. Hai una strada luminosa davanti a te. Lasciamo stare la tardona che ha tirato fuori il foglio del discorso lungo quanto la lista della spesa di Giuliano Ferrara. 

Miglior sceneggiatura originale 

Birdman 
Boyhood 
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel 
Lo sciacallo - Nightcrawler

Commento: Evvai! Inarritu vince il suo primo Oscar assieme ai suoi collaboratori. Arriaga si starà mangiando il fegato.

Miglior sceneggiatura non originale 

American Sniper 
The Imitation Game
Vizio di forma 
La teoria del tutto
Whiplash 

Commento: neanche questa volta Anderson si è portato a casa la statuetta. Che tristezza.

Miglior film straniero 

Ida (Polonia) 
Leviathan (Russia) 
Tangerines (Estonia) 
Timbuktu (Mauritania) 
Storie pazzesche (Argentina) 

Commento: Un vero e proprio gioiellino. 

Miglior film d'animazione 

Big Hero 6
The Boxtrolls
Dragon Trainer 2
Song of the Sea 
The Tale of the Princess Kaguya 

Commento: doveva vincere il meraviglioso The Lego Movie manco nominato. Un premio che ha perso sempre più importanza, assegnato sempre alle solite case di produzione. Vedasi la Disney.

Miglior fotografia 

Birdman 
Grand Budapest Hotel 
Ida 
Mr. Turner 
Unbroken 

Commento: vince l'immenso Lubezki per Birdman. Il suo secondo Oscar consecutivo (il primo per Gravity).

Miglior montaggio 

American Sniper 
Boyhood 
Grand Budapest Hotel 
The Imitation Game 
Whiplash 

Commento: l'avevo già detto: il montaggio di Whiplash era ed è da Oscar come volevasi dimostrare. La sequenza finale poi è mozzafiato. 

Miglior scenografia 

Grand Budapest Hotel 
The Imitation Game 
Interstellar
Into the Woods 
Mr. Turner 

Commento: meritatissima vittoria per il trionfo di Wes Anderson.

Migliori costumi 

Grand Budapest Hotel 
Vizio di forma 
Into the Woods 
Maleficent
Mr. Turner 

Commento: Milena Canonero. Vittoria italiana nonché torinese. Vittoria meritatissima. E va a quota 4 premi Oscar. 

Miglior trucco e acconciature 

Foxcatcher 
Grand Budapest Hotel 
Guardiani della Galassia

Commento: meritato.

Migliori effetti speciali 

Captain America: The Winter Soldier
Apes Revolution 
Guardians of the Galaxy 
Interstellar 
X-Men: Days of Future Past 

Commento: almeno gli effetti speciali gliel'hanno dato al film più ingiustamente snobbato di quest'edizione.

Miglior sonoro 

American Sniper 
Birdman
Interstellar
Unbroken 
Whiplash 

Commento: a sorpresa vince Whiplash. Avrei giurato Interstellar.

Miglior montaggio sonoro 

American Sniper 
Birdman
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Interstellar 
Unbroken 

Commento: seconda sorpresa della serata. Mi aspettavo la vittoria di Birdman.

Miglior colonna sonora originale 

Grand Budapest Hotel
The Imitation Game 
Interstellar 
Mr. Turner 
La teoria del tutto 

Commento: l'ennesimo Oscar per Grand Budapest Hotel, a sorpresa.

Miglior canzone 

The Lego Movie 
Selma 
Beyond the Lights 
Begin Again 
Glen Campbell... I'll be me


Commento: la canzone di John Legend, Glory, è molto bella e merita la vittoria. 

domenica 22 febbraio 2015

Gli Oscar pronostici di Denny B. (anche quest'anno)


Siamo sempre qui, caro pubblico, ogni anno, a dileggiare e dirne di ogni contro le mummie rinsecchite dell'Academy che dovrebbero trascinarsi dietro cento statuette per ogni madornale errore compiuto in 86 anni di manifestazione. Questa 87esima edizione non sarà condotta da Ellend DeGeneres che lo scorso anno ha dato vita a siparietti entrati nella storia quali l'arrivo delle pizze e il selfie di gruppo più retwittato di sempre (la faccia di Kevin Spacey non si dimenticherà facilmente) bensì dalla star di How I Meet Your Mother: Nei Patrick Harris. Non ci resta che fargli un grosso in bocca al lupo e che trionfi il Cinema, una volta tanto. Qui di seguito vi lascio i miei pronostici e vi invito, come sempre, a dire la vostra. 


Miglior film 
(cliccate sopra il titolo per leggere la mia recensione)


Chi spero che vincaBirdman, senza se e senza ma. E' un capolavoro. Di pellicole così brillanti che fanno risplendere il cinema ce ne sono state veramente poche in questi ultimi quindici anni. 
Chi vincerà: può essere che Boyhood si porti a casa il premio più ambito, ma voglio crederci ed essere ottimista quindi azzardo Birdman. Se così avvenisse sarebbe un miracolo. In più mi farebbe guadagnare qualcosina visto che ho scommesso denaro sonante per la prima volta in tutta la mia vita. (E sarà anche l'ultima, forse).

Oscars-2015-Nominations-Tom-Lorenzo-Site-TLO- (1) 
Miglior regia 

Alejandro G. Inarritu per Birdman 
Richard Linklater per Boyhood 
Bennett Miller per Foxcatcher 
Wes Anderson per Grand Budapest Hotel 
Morten Tydlum per The Imitation Game 

Chi spero che vinca: per quanto ami Wes Anderson che con Grand Budapest Hotel ha realizzato il suo trionfo, quest'anno Alejandro G. Inarritu ha mosso la cinepresa come un regista divino quindi la statuetta deve essere sua. Se così non avvenisse lo aiuterò volentieri a svaligiare la casa di Cuaron per prendergli l'Oscar per Gravity. 
Chi vincerà: Inarritu. Sempre se durante le votazioni i membri non ci hanno dato dentro con il Tavernello.

Oscars-2015-Nominations-Tom-Lorenzo-Site-TLO- (2)

Miglior attore protagonista 

Steve Carell per Foxcatcher 
Bradley Cooper per American Sniper 
Benedict Cumberbatch per The Imitation Game 
Michael Keaton per Birdman 
Eddie Redmayne per La teoria del tutto 

Chi spero che vinca: se Michael Keaton non vince l'Oscar io prendo il primo aereo e vado a dare fuoco al Kodak Teathre. La sua è l'interpretazione della vita. Quella che ti capita, se sei fortunato, una volta sola. Vai, Michael. Quella sera devi volare alto e cagare in testa a tutti questi attorucoli di mezza tacca (salvo l'ottimo Steve Carell).
Chi vincerà: guardando i tristi risultati degli SAG Awards l'Oscar dovrebbe andare a Eddie Redmayne. Se l'Academy ci tiene alla propria incolumità penseranno bene di darlo a Michael quindi incrociando le dita dico Birdman, pardon, Keaton.

Oscars-2015-Nominations-Tom-Lorenzo-Site-TLO- (3)

Miglior attrice protagonista 

Marion Cotillard per Due giorni, una notte 
Felicity Jones per La teoria del tutto 
Julianne Moore per Still Alice 
Rosamund Pike per L'amore bugiardo 
Reese Witherspoon per Wild 

Chi spero che vinca: tifo fino alla fine la glaciale Rosamund Pike protagonista dell'ottimo film di ritorno di David Fincher seppur questo sia l'anno di Julianne Moore. 
Chi vincerà: finalmente Julianne Moore potrà mettere sul caminetto la tanto ambita statuetta dorata. Vincerà lei al 100%.

Oscars-2015-Nominations-Tom-Lorenzo-Site-TLO- (4) 

Miglior attore non protagonista 

Robert Duvall per The Judge 
Ethan Hawke per Boyhood 
Edward Norton per Birdman 
Mark Ruffalo per Foxcatcher 
J.K Simmons per Whiplash 

Chi spero che vinca: poche parole, un solo grande nome: J.K. Simmons.
Chi vincerà: non mi spreco in elogi, dico solo che se non ci fosse stato Simmons, Norton avrebbe vinto. Invece vincerà - strasupermeritatamente - J.K. Simmons. E che l'Oscar-Orchestra vada a TEMPO!

Oscars-2015-Nominations-Tom-Lorenzo-Site-TLO- (5) 


Miglior attrice non protagonista 

Patricia Arquette per Boyhood 
Laura Dern per Wild 
Keira Knightley per The Imitation Game 
Emma Stone per Birdman 
Meryl Streep per Into the Woods 

Chi spero che vinca: Emma Stone. Emma Stone. Emma Stone. Protagonista del finale GRANDIOSO di Birdman.
Chi vincerà: Patricia Arquette. Mah.


Miglior sceneggiatura originale 

Birdman 
Boyhood
Froxcatcher
Grand Budapest Hotel 
Lo sciacallo - Nightcrawler 

Chi spero che vinca: Birdman
Chi vinceràGrand Budapest Hotel.


Miglior sceneggiatura non originale 

American Sniper 
The Imitation Game
Vizio di forma 
La teoria del tutto
Whiplash 
Chi spero che vinca: glielo vogliamo dare un Oscar (almeno per la sceneggiatura) a quello che è uno dei registi/sceneggiatori più bravi in circolazione? Paul Thomas Anderson per Vizio di forma.
Chi vincerà: a sorpresa potrebbe vincere Whiplash, e seppur io creda che la vittoria andrà a quella ciofeca de La teoria del tempo che non passa più vedendolo io nel mentre suono Whiplash!

Miglior film straniero 

Ida (Polonia) 
Leviathan (Russia) 
Tangerines (Estonia) 
Timbuktu (Mauritania) 
Storie Pazzesche (Argentina) 

Chi spero che vinca: ne ho visto solo uno, ovvero quello polacco: Ida
Chi vinceràIda


Appuntamento su Cielo Tv (canale 19 del digitale terreste) che quest'anno trasmetterà La notte degli Oscar a partire dalle 22,50 permettendo anche a chi non ha Sky di godere dell'appuntamento più atteso per ogni cinefilo. Buona visione a tutti, ci risentiremo lunedì con le vittorie e i commenti a caldo. 

Ps: perdonate il layaout pessimo e le scritte in blu chiaro, ma blogger fa un po' come gli pare.

Denny B.