martedì 28 aprile 2015

Avengers: Age of Ultron

★★½

Gli Avengers (Iron Man, Captain America, Thor, Hulk, Vedova Nera e Occhio di Falco), dopo aver attaccato una base dell'HYDRA nell'Europa orientale diretta dal barone Wolfang von Strucker il quale stava effettuando degli strani esperimenti sugli umani utilizzando lo scettro di Loki, recuperano quest'ultimo portando a termine la loro missione. Ma Tony Stark, alias Iron Man, e Bruce Banner, alias Hulk, scoprono un'intelligenza artificiale all'interno della gemma dello scettro e in segreto decidono di utilizzarla per completare il sistema di difesa globale definito "Ultron" e destinato a sostituire gli Avengers una volta per tutte. Ma qualcosa va storto e i famosi Vendicatori dovranno lottare contro un nuovo nemico, Ultron, intento a sterminare la razza umana.  



Occhio di Falco, verso la fine, dice a una Scarlet momentaneamente affranta una frase che riassume perfettamente non solo la situazione, ma Avengers: Age of Ultron per intero: "La città sta volando, combattiamo contro un esercito di robot, e io ho un arco e delle frecce. Nulla di tutto questa ha senso". Esatto, caro il mio Legolas targato Marvel le cui frecce non ti finiscono mai. Nulla di tutto questo ha senso. Per credere a Ultron, allo Shield, bisogna sforzarsi appunto di credere, azione per un agnostico quantomeno insolita. Non fraintendetemi, amo Batman alla follia, la serie dedicata a Daredevil con Charlie Cox e l'immenso Vincent D'Onofrio è una delle cosa più belle che potrete vedere quest'anno, e il primo The Avengers mi ha intrattenuto con intelligenza, stupendomi per la struttura adottata dal regista/sceneggiatore Joss Whedon. Ma se il primo è il decollo in grande stile, Avengers: Age of Ultron è il vuoto d'aria che vi fa temere un violento schianto, che avverrà con Infinity War parte I e II diretto dai fratelli Russo.



Tony Stark e Bruce Banner la combinano davvero grossa, questa volta. Senza dire nulla ai loro compagni, giocando con un'intelligenza artificiale contenuta nella gemma del potente scettro di Loki, la risvegliano, incattivita, impaurita, e con un solo obiettivo: cancellare dalla faccia della Terra gli Avengers. Oltre all'intera razza umana, ovvio. Il suo nome è Ultron. E il suo tempo di pace verrà chiamato Age of Ultron. Anche se tutti se lo ricorderanno come il Week-End di Ultron, per quanto dura questo nemico di pastafrolla. 


Ultron è davvero un villain buttato via. Balbetta spesso, è insicuro, ha un piano di un'originalità imbarazzante (sterminare la razza umana incapace di redimersi) e sciorina frasi a effetto che possono sorprendere i più giovani, ma non lo spettatore più navigato. "Ciò che non mi uccide mi fortifica". Mi aspettavo da un momento all'altro la frase "Vivo la vita un quarto di miglio alla volta" di Dominic Toretto. Dopo Kekko dei Modà con il nome da medicinale ci si aspettava un villain degno di questo nome, invece Avengers: Age of Ultron si porta dietro gli stessi difetti del primo: villain mediocre e spessore psicologico dei personaggi uguale a quello di un pizzino. Anzi, oltre ai già citati eroi Marvel, abbiamo due new entry - Quicksilver e Scarlet - il primo una sorta di Flash, la seconda una manipolatrice della mente potente quanto una fattucchiera delle fiere di paese. Neanche a dirlo, il loro contributo ai fini della storia è pari a zero, proprio come l'imbarazzante love story tra Hulk e Vedova Nera, completamente campata in aria. 



Joss Whedon, complicando la storia, ma mantenendo sempre le battute su un alto livello di simpatia, con dialoghi mai sprecati, si dimentica di curare proprio la psicologia dei personaggi, tutti tristemente bidimensionali, ridotti a macchiette eroiche, che se nel primo film si sarebbero azzannati per una coscia di pollo ora non redarguiscono minimamente Tony Stark e Bruce Banner per il macello combinato con il progetto Ultron. Forse non volevano rischiare di fare arrabbiare Bruce, chissà. 



Avengers: Age of Ultron intrattiene, per carità, è divertente (la scena del martello di Thor stile Excalibur), a tratti piacevolmente esaltante (lo scontro tra Hulk e Iron Man, che avrebbe potuto essere ancora più tosto) ed esilarante (ci sono due o tre battute che vi faranno scompisciare una su tutte è "L'ascensore non è degno", capirete e riderete vedendolo), purtroppo però non va oltre il suo essere un compitino consistente nel gettare le basi per i prossimi film Marvel quali Captain Americ: Civil War e Avengers: Ininity War (diviso in due parti) quest'ultimo non più diretto da Whedon che nonostante sia un discreto sceneggiatore, che ahimè non approfondisce i personaggi limitandosi a inquadrarli, come regista viene promosso sul filo del 6 in pagella solo grazie al montaggio calibrato seppur esuberante. Peccato che molti scontri siano prettamente un wrestling di effetti speciali e rumori assordanti. 



Insomma, mi aspettavo un sequel oscuro, dark, disperato, dove il mondo sarebbe stato davvero in pericolo, dove la gente poteva chiedersi "Ma possiamo davvero fidarci degli Avengers?" e/o "Gli Avengers sono davvero in grado di proteggere il mondo?". Mi aspettavo un villain carismatico, freddo e calcolatore, non un robot di gelatina. Sarebbe stato interessante vedere gli eroi messi in seria difficoltà, divisi tra vita privata e vita eroica. E invece niente. Purtroppo le aspettative hanno fatto la fine di Bruce Banner. Chi ha visto, capirà. 



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Avengers: Age of Ultron
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2015
Durata: 141 min
Genereazione, fantascienza, supereroi, avventura
Regia: Joss Whedon
Soggetto: Stan Lee, Jack Kirby (fumetto), Joss Whedon (storia)
Sceneggiatura: Joss Whedon
Produttore: Kevin Feige
Produttore esecutivo: Victoria Alonso, Louis D'Esposito, Alan Fine, Jeremy Latcham, Stan Lee
Casa di produzione: Marvel Studios
Distribuzione (Italia) : Walt Disney Studios Motion Pictures
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Jeffrey Ford, Lisa Lassek
Effetti speciali: Industrial Light & Magic
Musiche: Brian Tyler e Danny Elfman
Scenografia: Charles Wood
Costumi: Alexandra Byrne

Interpreti e personaggi:
Robert Downey Jr.: Tony Stark / Iron Man
Chris Hemsworth: Thor
Mark Ruffalo: Bruce Banner / Hulk
Chris Evans: Steve Rogers / Capitan America
Scarlett Johansson: Natasha Romanoff / Vedova Nera
Jeremy Renner: Clint Barton / Occhio di Falco
Don Cheadle: James Rhodes / War Machine
Aaron Taylor-Johnson: Pietro Maximoff / Quicksilver
Elizabeth Olsen: Wanda Maximoff / Scarlet
Paul Bettany: Visione
Cobie Smulders: Maria Hill
Anthony Mackie: Sam Wilson / Falcon
Hayley Atwell: Peggy Carter
Idris Elba: Heimdall
Stellan Skarsgård: Erik Selvig
James Spader: Ultron
Samuel L. Jackson: Nick Fury

Doppiatori italiani
Angelo Maggi: Tony Stark / Iron Man
Massimiliano Manfredi: Thor
Riccardo Rossi: Bruce Banner / Hulk
Marco Vivio: Steve Rogers / Capitan America
Domitilla D'Amico: Natasha Romanoff / Vedova Nera
Christian Iansante: Clint Barton / Occhio di Falco
Fabrizio Vidale: James Rhodes / War Machine
Flavio Aquilone: Pietro Maximoff / Quicksilver
Gemma Donati: Wanda Maximoff / Scarlet
Nino D'Agata: Visione / J.A.R.V.I.S.
Federica De Bortoli: Maria Hill
Nanni Baldini: Sam Wilson / Falcon
Ilaria Latini: Peggy Carter
Alberto Angrisano: Heimdall
Ambrogio Colombo: Erik Selvig
Stefano Alessandroni: Ultron
Paolo Buglioni: Nick Fury

Denny B.

mercoledì 22 aprile 2015

And the Liebster Award goes to...


E dopo il Boomstick Award è venuta l'ora anche del Liebster Award che ogni anni fa capolino timido timido da dietro l'albero della foresta variegata che è la blogosfera. E voglio ringraziare l'Orso Yoghi che mi ha porto quest'alveare colmo di miele con annesse domande a cui rispondere: Jean Jacques di Recensioni Ribelli.

Ecco le sue domande e le mie risposte:

1) Sei stato nominato/a da un individuo simile. La cosa non ti fa vergognare almeno un poco?
- Neanche un po'.

2) ok, hai un blog, il che vuol dire che la tua vita non deve essere proprio il massimo. Dicci qual è stato l'evento che ha fatto traboccare la goccia dal proverbiale vaso e ti ha spinto ad aprirlo. Il blog, intendo.
- Il denaro. Che non ho ancora mai visto. 

3) la confessione cinefila più imbarazzante che tu possa fare. E bada che te lo chiede uno a cui piacciono i film di Snyder, ergo...
- Trovo che Watchmen di Zack Snyder sia un film davvero ben fatto, al di là dei rallenty. Lapidatemi pure.

4) un qualcosa su cui non sai essere obiettivo/a.
- Al Pacino. Non si può essere obiettivi su di lui, d'altronde è Dio. 

5) qualcosa che inizialmente conoscevo solo tu e che poi, porcaccia l'oca, è diventato mainstream. A me è successo con Naruto e Game of thrones, per dire.
- Yu-Gi-Oh! quindi parlo del Medioevo. 

6) un qualcosa che è andato pesantemente di moda e, stranamente, è piaciuto pure a te.
- Il trono di spade di George R. R. Martin. E' uno dei miei divertissement. 

7) dite il titolo di un libro scoperto per caso o letto per sbaglio che, inaspettatamente, vi è piaciuto moltissimo.
- Ho scoperto per caso Primo amore e altri affanni di Harold Brodkey. Racconti uno più bello dell'altro.

8) lo spoiler più grande che vi hanno fatto o che avete fatto (poco importa se volontariamente o sovrappensiero).
- Mi hanno spoilerato Fight Club durante una lezione alle scuole medie. Ho spoilerato Death Note

9) un autore che veramente, ma sul serio, ma per davvero, non riuscite a sopportare.
- Baricco per quanto riguarda i libri. Lars Trier per quanto riguarda i film. 

10) per il resto, invece, avete passato una bella giornata?
- Sì, una bella giornata. Grazie.

Qui di seguito trovate i dieci blog che ho deciso di premiare con il Liebster Award che in pratica consiste di rispondere alle domande del blog premiante e, oltre a nominarne dieci meritevoli di attenzione, stilare dieci domande a cui dovranno rispondere con assoluta sincerità:

Recensioni Ribelli
White Russian
Le maratone di un bradipo cinefilo
Director's Cult
Solaris
Scratchbook
Mari's Red Room
Non lo so adesso (il titolo)
Non c'è paragone
50/50 Thriller

Le mie domande:

1) Sei contento/a di essere stato premiato dal sottoscritto? 
2) Fiordaliso cantava "Non voglio mica la luna", tu cosa non vuoi invece?
3) Dimmi un/una blogger che proprio ti sta sugli zebedei.
4) La più grande bugia che hai detto?
5) Qual è il libro che avresti voluto scrivere e il film che avresti voluto dirigere?
6) Se tu avessi il potere di dispensare l'immortalità, quali 5 persone salveresti dall'abbraccio della morte?
7) Cos'hai sopra il comodino?
8) Il tuo personaggio preferito (letterario, dei fumetti, cinematografico, va tutto bene)?
9) Il tuo guilty pleasure?
10) La vita è un sogno? o i sogni aiutano a vivere meglio? o Marzullo dovrebbe semplicemente prendersi un bel sonnifero?

Che dire, buon Liebster Award a tutti e partecipate numerosi.

Denny B.










lunedì 13 aprile 2015

Fast & Furious 7


½
Furious 7 Movie Poster

La famiglia composta da Dominic Toretto (Vin Diesel), Brian O'Conner (Paul Walker), Letty  (Michelle Rodriguez), Mia (Jordana Brewster) e gli altri membri sono tornati negli Stati Uniti dove cercano di condurre una vita normale. Ma una nuova minaccia è in agguato e ha il nome di Deckard Shaw (Jason Statham), fratello maggiore di Owen, che giunto in ospedale giura di vendicarlo eliminando una volta per tutte Dominic. La famiglia dovrà riunirsi ancora una volta al fine di mettere a tacere questa pericolosa minaccia. Sarà davvero l''ultima corsa?


Fast & Furious 7 è un action movie tronfio, a tratti deleterio, prevedibilmente sgargiante e noioso, noioso, noioso. Il genere mazzate-culi-motori-esplosioni-pallottole riassunto in una sola parola: tamarro. E ce ne aspettano altri, a quanto dicono i bene informati. Infatti il progetto della Universal è di produrre altri tre film per un totale di dieci. Ma a volte, tenendo sempre il piede sull'acceleratore, si rischia di schiantarsi, veramente. 



In questo settimo capitolo abbiamo Ocean's Eleven che incontra 007 e che s'incespica nei rallenty di 300. Dalle scene d'azione pura ed esagitata come le auto paracadutate sulle montagne del Caucaso al pullman sul ciglio del burrone con Paul Walker che riesce a uscirne arrampicandosi sul tetto come Nathan Drake con il treno in Uncharted 2 a scene all'insegna delle risate di scherno come quella in cui Dwayne "The Rock" Johnson, invece di togliersi il gesso come i comuni mortali, se lo leva flettendo i muscoli del braccio facendolo quindi esplodere in mille pezzi. O quella, ve la concedo, dotata di una sottile dose di epicità, in cui sempre The Rock atterra Jason Statham con la Rock Bottom, la sua celebre mossa finale della WWE. Ma il resto è motori rombanti ed esplosioni degne del peggiore Michael Bay che tentano di coprire il frastuono di una sceneggiatura completamente vuota e silenziosa. 



Sugli attori c'è poco da dire: mediocri come sempre. Sono inespressivi quanto una pentola della Mondialcasa le cui interpretazioni prettamente muscolari sono accompagnate da dialoghi lunghi quanto un tweet di 140 caratteri. E' triste vedere Kurt Russell, star carpenteriana, ridotto a macchietta o lo stesso Vin Diesel che se aveva una mollica di talento l'ha arrostita ormai da tempo sopra la fiamma del NOS. Per non parlare di Jason Statham che avremmo preferito non vederlo neanche in fotografia. 



L'importanza della famiglia è il leitmotiv di Fast & Furious 7 - diretto da James Wan conosciuto per il suo horror The Conjuring - manco fossero una famiglia mafiosa descritta da Mario Puzo. In realtà sono una gang che si riunisce una volta ogni tot per portare a termine "l'ultima corsa" che è iniziata nel quinto capitolo e che, pubblico permettendo, finirà con il decimo. Si pianifica, si prendono mazzate, si corre ad alta velocità, e si parla poco, e quando lo si fa le battute che ne escono sono "E' ora di liberare la bestia" come in una pellicola hard di Rocco Siffredi. 



Fast & Furious 7 è dedicato a Paul Walker scomparso nel 2013 prima che riuscisse a completare il film. Per sopperire a tale mancanza è stato chiamato suo fratello Cody che ha lavorato come controfigura mentre in altre scene, quando non bastavano quelle tagliate nei precedenti film, si è scelta l'opzione della computer grafica e ciò si nota in maniera massiccia nella scena finale dove finalmente il film sceglie di imboccare, anche solo per un paio di minuti, la strada del cuore: Paul Walker, prima di prendere definitivamente una strada differente guidando un'auto bianca come una nuvola, lascia sull'asfalto della saga la sua impronta e un segno indelebile nel cuore del suo fratello acquisito Vin Diesel. 



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Furious 7
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2015
Durata: 140 min
Genereazione, crimine, thriller, avventura, drammatico
Regia: James Wan
Soggetto: Gary Scott Thompson (personaggi)
Sceneggiatura: Chris Morgan
Produttore: Vin Diesel, Michael Fottrell, Neal H. Moritz
Produttore esecutivo: Thomas Tull, Samantha Vincent, F. Valentino Morales
Casa di produzione: Universal Pictures, Relativity Media, Dentsu, Legendary Pictures, One Race Films, Original Film
Distribuzione (Italia) : Universal Pictures
Fotografia: Stephen F. Windon, Marc Spicer
Montaggio: Leigh Folsom Boyd, Dylan Highsmith, Christian Wagner, Kirk M. Morri
Effetti speciali: Digital Domain, Gentle Giant Studios, Scanline VFX, Proof Inc., Weta Digital
Musiche: Brian Tyler
Scenografia: Bill Brzeski
Costumi: Sanja Milkovic Hays

Interpreti e personaggi:
Vin Diesel: Dominic Toretto
Paul Walker: Brian O'Conner
Dwayne Johnson: Luke Hobbs
Michelle Rodriguez: Leticia Ortiz
Jason Statham: Deckard Shaw
Kurt Russell: Frank Petty
Nathalie Emmanuel: Megan Ramsey
Djimon Hounsou: Jakande
Tyrese Gibson: Roman Pearce
Lucas Black: Sean Boswell
Jordana Brewster: Mia Toretto
Ludacris: Tej Parker
Ronda Rousey: Kara
Luke Evans: Owen Shaw

Doppiatori italiani:
Massimo Corvo: Dominic Toretto
Riccardo Rossi: Brian O'Conner
Saverio Indrio: Luke Hobbs
Rossella Acerbo: Leticia Ortiz
Francesco Prando: Deckard Shaw
Massimo Rossi: Frank Petty
Veronica Puccio: Megan Ramsey
Marco Mete: Jakande
Laura Lenghi: Elena Neves
Eleonora De Angelis: Mia Toretto
Fabio Boccanera: Roman Pearce
Oreste Baldini: Tej Parker

Fabrizio Manfredi: Sean Boswell

Denny B.

mercoledì 8 aprile 2015

L. A. Confidential (1997)

Great Movie

★★★★

Se pensate che il film sfoltisce e rende più accessibile la trama del romanzo omonimo da cui è tratto - terzo tassello della tetralogia dedicata a Los Angeles di James Ellroy - figuriamoci quanto è complesso il libro. In quasi tutte le recensioni si consiglia al lettore di immergersi nel noir oscuro orchestrato dal cane rabbioso della letteratura americana con un taccuino e una penna al fine di annotarsi la miriade di membri della flora e della fauna losangelina che incontrerà durante l'immersione. Il film necessita di un approccio diverso: niente taccuini su cui annotarsi i nomi e gli intrighi che mano a mano verranno a galla. Solo occhi bene aperti, una mano nella tasca della giacca per estrarre velocemente la pistola, e le ali di riserva perché ehi! siamo pur sempre a Los Angeles. La città degli angeli diabolici. 


Tre sono i protagonisti principali di questa Los Angeles torbida e corrotta fin dalle fondamenta che più che la Città degli Angeli sembra l'antica Babilonia: Bud White (Russell Crowe) è la classica testa calda. Agente di polizia i cui pugni scattano in automatico quando si trova davanti un caso di violenza contro le donne. E' quella specie di detective che risponderebbe sì alle domande del capitano Dudley Smith (James Cromwell) quali "Saresti disposto a mettere una pistola nelle mani di un sospettato che tu sai essere colpevole?". Dopo un solo suo pugno ben assestato direste anche il codice fiscale e il numero della tessera sanitaria. Ed Exley (Guy Pearce), sergente e poi tenente, è un ragazzo ambizioso che compie il suo lavoro con onestà e caparbietà, nel cui passato troviamo la figura di un padre poliziotto che risolse un grosso caso e che venne assassinato da un criminale di mezza tacca. Non risponde sì alle domande de capitano Smith. 
Jack Vincennes (Kevin Spacey), sergente della Narcotici, ama stare sotto i riflettori tanto da farsi fotografare durante gli arresti di star hollywoodiane trovate in possesso di marjuana. E' consulente tecnico di un celebre telefilm poliziesco, Lampi di gloria, ed è in stretto contatto con Sid Hudgens (Danny DeVito), il direttore del giornale scandalistico Hush-Hush (Zitti-Zitti), a cui procura buon materiale su cui scrivere in cambio di grossi arresti e cinquanta verdoni che contribuiscono al suo fondo pensioni. 



Fulcro dell'azione investigativa è il massacro del Nite Owl dove il tenente Exley rinviene diversi cadaveri tra cui quello di una donna, Susan Lefferts, che si rivelerà essere una escort appartenente a un giro di prostituzione specializzato in donne somiglianti alle dive del cinema, e l'agente Stensland, collega di Bud White, andato in pensione anticipata a seguito della sua partecipazione alla rissa avvenuta al dipartimento contro dei detenuti messicani tristemente nota con il nome di Natale di sangue, fatto di cronaca avvenuto veramente nel 1951. Le alte sfere del dipartimento di Polizia pretendevano qualche testa da far cadere sul piatto d'argento della stampa e tra gli agenti vi era anche Stensland, al cui ritiro ha contribuito Exley, testimone oculare della rissa, che facendo la spia su alcuni agenti si è assicurato il grado di tenente nella sezione investigativa nonché gli sguardi storti dei suoi colleghi e l'antipatia di Bud White.



Durante le indagini il picchiaduro White s'imbatterà in Lynn Bracken (Kim Basinger, premiata con l'Oscar), prostituta di lusso somigliante a Veronica Lake, con la quale intreccerà una relazione, del massacro del Nite Owl verranno accusati alcuni afroamericani che fuggiranno dalla sala degli interrogatori salvo prendersi una pallottola ciascuno che li manderà tra gli Angeli che non hanno mai calcato le strade di questa città fotografata da Dante Spinotti (fedele collaboratore di Michael Mann) in cui convivono persone con sogni di gloria e di ricchezza, divi del mondo dello spettacolo, feroci gangster senza scrupoli e la polizia più efficiente, brutale (e corrotta) del mondo. 



La performance di Kevin Spacey è scintillante, la pellicola s'illumina quando è inquadrato, e una certa inaspettata scena (lo è ad ogni visione) - non posso descriverla per rispetto a chi non l'ha ancora visto - è una delle migliori di tutto il film nonché un esempio di recitazione "con gli occhi" strabiliante e per questo ruolo meritava un Oscar molto di più rispetto a quello vinto per I soliti sospetti. Kevin Spacey è forse l'unico, assieme a Jack Nicholson, che può aspirare al rango di divinità e sedersi comodo di fianco al Padre (Al Pacino). 


Se Spacey aggiunge scintillio a L. A. Confidential Russell Crowe da fisicità e imponenza e Guy Pearce rigore, furbizia e favella degna del miglior politico. "Tu sei un uomo d'azione, Exley è un politico, dice Smith a Bud White in un frangente. Ogni personaggio è caratterizzato alla perfezione, i loro comportamenti sono credibili e non c'è una sola reazione che stona con tutti il resto. Il personaggio più inquietante è sicuramente il capitano Dudley Smith, interpretato da un James Cromwell il cui sorriso benevolo è accompagnato da occhi svuotati della luce dell'umanità. Penso che Dudley Smith sia per James Ellroy quello che il giudice Holden è per Cormac McCarthy: l'incarnazione del male. 


C'è una scena esilarante che funziona magnificamente: Vincennes e Exley entrano nel Formosa Café per interrogare un certo Johnny Stompanato, che si trova in compagnia di una donna, riguardo alle uccisioni del gangster Mickey Cohen. "Sembrerà anche Lana Turner ma resterà pur sempre una troia", dice Huxley infastidito dalle sue interruzioni. Per tutta risposta la donna gli lancia l'acqua in faccia e Vincennes commenta divertito "Lei è Lana Turner".  



Curtis Hanson si dimostra essere il regista (e sceneggiatore con Brian Helgeland) giusto per il film. Gestisce un cast stellare senza crollare sotto il peso di trasporre per il grande schermo un romanzo tentacolare di James Ellroy - tra i più grandi scrittori di romanzi noir-storici viventi - che può essere soddisfatto del prodotto finale: uno dei noir più solidi, cinici e attraenti degli ultimi vent'anni che ritrae una Los Angeles con una tale perizia che pochi altri film possono vantare lo stesso (Boogie Nights e Jackie Brown, mi vengono in mente). Un capolavoro, e, cari lettori, questa è una notizia molto ufficiosa, che resti tra noi, quindi: zitti zitti. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: L.A. Confidential
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Durata: 132 min
Generethriller, noir, drammatico
Regia: Curtis Hanson
Soggetto: James Ellroy (romanzo)
Sceneggiatura: Brian Helgeland, Curtis Hanson
Produttore: Arnon Milchan, David L. Wolper
Fotografia: Dante Spinotti
Musiche: Jerry Goldsmith

Interpreti e personaggi:
Kevin Spacey: Sergente Jack Vincennes
Russell Crowe: Agente Bud White
Guy Pearce: Tenente Ed Exley
James Cromwell: Capitano Dudley Smith
Kim Basinger: Lynn Bracken
Danny DeVito: Sid Hudgens
David Strathairn: Pierce Morehouse Patchett
Ron Rifkin: Ellis Loew
John Mahon: capo della polizia
Matt McCoy: Brett Chase
Paolo Seganti: Johnny Stompanato
Paul Guilfoyle: Mickey Cohen
Graham Beckel: Dick Stensland
Simon Baker: Matt Reynolds
Michael McCleery: William Carlisle
Tomas Arana: Michael Breuning
Gene Wolande: capo forense
Brian Bossetta: poliziotto forense
Michael Chieffo: medico legale
Jim Metzler: assessore
Amber Smith: Susan Lefferts
Gwenda Deacon: signora Lefferts
Darrell Sandeen: Leland "Buzz" Meeks
Jeremiah Birkett: Raymond "Sugar Ray" Collins
Salim Grant: Louis Fontaine
Karr Washington: Ty Jones
Marisol Padilla Sánchez: Inez Soto
Symba: Karen
Thomas Rosales: primo messicano

Doppiatori italiani:
Massimo Corvo: Sergente Jack Vincennes
Luca Ward: Agente Bud White
Francesco Prando: Tenente Ed Exley
Sergio Di Giulio: Capitano Dudley Smith
Micaela Esdra: Lynn Bracken
Giorgio Lopez: Sid Hudgens
Stefano Mondini: Pierce Morehouse Patchett
Gil Baroni: Ellis Loew
Paolo Buglioni: Dick Stensland
Mauro Gravina: Matt Reynolds
Giorgio Locuratolo: William Carlisle
Alina Moradei: signora Lefferts
Giorgio Borghetti: Raymond "Sugar Ray" Collins
Francesco Pezzulli: Louis Fontaine
Christian Iansante: Ty Jones
Monica Ward: Inez Soto
Claudia Razzi: Karen

Denny B.





lunedì 6 aprile 2015

Il grande sonno (1946)

Grande film

★★★★

Due sono i nomi che ricorrono spesso ne Il grande sonno di Howard Hawks: Sean Regan e Owen Taylor. Uno è il giovane autista della milionaria famiglia Sternwood e l'altro è un uomo irlandese che il Generale pagava affinché "bevesse al posto suo". Il corpo di Owen Taylor è stato trovato nella sua auto nelle fredde acque del Pacifico mentre Sean Regan è scomparso ancora prima dell'inizio del film. Chi ha ucciso chi? Perché? E pensare che ci saranno altri cinque omicidi. C'è da stare attenti ad ogni inquadratura, sapete?



Il detective Philip Marlowe (Humphrey Bogart) viene contattato dal Generale Sternwood (Charles Waldron) - patriarca di una ricca famiglia, costretto, per via della sua malattia, a vivere in una serra così calda che farebbe evaporare il sangue nelle vene a chiunque - affinché indaghi e scopra l'identità di colui che ricatta una delle sue figlie, la giovane e civettuola Carmen (Marta Vickers), per via di alcuni debiti di gioco. Con il susseguirsi della sua indagine solitaria Marlowe scoprirà che anche la sorella di Carmen, Vivien (Lauren Bacall), è invischiata in oscuri affari. 



Al giorno d'oggi trovare un noir, ma più generalmente un film, dotato di una sceneggiatura così perfidamente intelligente e incredibilmente divertente sia un'impresa così ardua che solo Philip Marlowe potrebbe portarla a termine con successo. Tra gli sceneggiatori compare un nome che non può non far venire l'acquolina ai lettori navigati: William Faulkner; forse il più grande scrittore americano della prima metà del '900. 



Mi viene in mente lo scherzo telefonico che Humphrey Bogart e Lauren Bacall fanno a danno della polizia che anticipa di parecchi anni la supercazzola del Conte Raffaello Mascetti di Amici Miei o lo straordinario dialogo al tavolo di un nightclub dove sempre loro muovendosi sul filo della maliziosità si divertono a stuzzicarsi parlando metaforicamente di cavalli, restare in sella, ed essere domati. Insomma, in mezzo a una trama confusa c'è il tempo per una delle love story più intriganti della storia del cinema. Sicuramente il fatto che avessero una relazione al di fuori dal set, iniziata nel 1944 con Acque del Sud dello stesso Hawks quando lei era appena diciannovenne e al suo primo debutto sul grande schermo e interrotta, dopo dieci anni di matrimonio, nel 1954 con la morte di Bogart, ha reso le loro scene sfrigolanti e covanti una passione autentica. 



"La regia c'è ma non deve vedersi" e quella di Howard Hawks rispetta in pieno l'affermazione. Si muove sinuosa in un intrico di trame e sottotrame che rendono su pellicola la costante confusione e sensazione di fumo negli occhi che riesce a dare il romanzo di Raymond Chandler (che abbandonai, non me ne vergogno a dirlo). Grazie anche alla regia di Hakws - che da spazio agli attori - il film non farà mai piombare lo spettatore in un grande sonno anzi, rimarrà invischiato nella storia, intento a osservare Bogart e Bacall che come creature mistiche si corteggiano con languidi sguardi e si sfidano a colpi di pistola verbali assolutamente indimenticabili. Un classico del cinema noir che non deve mancare nella videoteca di un cinefilo che si rispetti.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: The Big Sleep
Paese di produzione: USA
Anno: 1946
Durata: 114 min
Generepoliziesco, thriller, noir
Regia: Howard Hawks
Soggetto: Raymond Chandler (romanzo)
Sceneggiatura: William Faulkner, Leigh Brackett, Jules Furthman
Produttore: Warner Bros.
Distribuzione (Italia) : Warner Bros. (1948)
Fotografia: Sid Hickox
Montaggio: Christian Nyby
Effetti speciali: E. Roy Davidson
Musiche: Max Steiner
Scenografia: Carl Jules Weyl

Interpreti e personaggi:
Humphrey Bogart: Philip Marlowe
Lauren Bacall: Vivian Sternwood Rutledge
John Ridgely: Eddie Mars
Martha Vickers: Carmen Sternwood
Dorothy Malone: proprietaria della libreria Acme
Regis Toomey: ispettore capo
Charles Waldron: generale Sternwood
Bob Steele: Lash Canino
Elisha Cook Jr.: Harry Jones
Louis Jean Heydt: Joe Brody
Sonia Darrin: Agnes

Doppiatori italiani:
Doppiaggio originale (1948):
Bruno Persa: Philip Marlowe
Clelia Bernacchi: Vivian Sternwood Rutledge
Giovanni Onorato: Lash Canino

Ridoppiaggio (1975):
Paolo Ferrari: Philip Marlowe
Ada Maria Serra Zanetti: Vivian Sternwood Rutledge
Melina Martello: Carmen Sternwood
Angiola Baggi: proprietaria della libreria Acme
Roberto Villa: Ispettore capo
Corrado Gaipa: gen. Sternwood
Vittorio Congia: Lash Canino
Giancarlo Maestri: Joe Brody

Angiolina Quinterno: Agnes

Denny B.