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Nel Midwest un virus misterioso sta trasformando pian piano tutta la popolazione in zombie. Anche la famiglia Vogel, che vive in una isolata fattoria in campagna, deve fare i conti con questo male quando la figlia Maggie (Abigail Breslin) viene morsa da uno zombie. Il padre Wade (Arnold Schwarzenegger), molto legato alla figlia, le starà vicino e farà tutto il possibile per proteggerla fino alla fine sempre più imminente.
Mi si era detto che Arnold Schwarzenegger in Maggie avrebbe dimostrato una dote recitativa che teneva sopita tra un grugnito e l'altro espressi in qualsivoglia pellicola abbia partecipato da gorilla pompato qual è. Mi si era detto che, incredibile ma vero, Arnold avrebbe sciolto in lacrime gli occhi degli spettatori più insensibili con la migliore interpretazione della sua carriera. E invece, MANCO PO' CA**O. Scusate il dialettismo, ma in mancanza del regista e sceneggiatore di questo film per le mani, mi limito a esprimere il mio disappunto con termini piuttosto coloriti.
Diretto da Henry Hobson, regista di spot pubblicitari e sceneggiato da John Scott 3 (3 volte schifo, 3 volte John, 3 volte ho provato-a-fare-di-meglio-ma-questo-è-ciò-che-riesco-a-fare?) Maggie - stendiamo dieci chili di velo pietoso sulla traduzione italiana del titolo acchiappa-dindi ché se uno legge Maggie "non vado a vedere un film al femminile" e se invece legge Contagious - Epidemia mortale "figooo un film sugli zombie con Arnold che li decapita con un fucile a pompa a bordo di una moto", vero? - è un film drammatico, dove il cliché del virus che trasforma la gente in zombie è superfluo, inserito al fine di attrarre i produttori prima e il pubblico pagante dopo, che si abbandona al fuoco sempre acceso nei registi più ingenui della cosiddetta lacrima facile.
Henry Hobson tenta di imboccare la strada di Terrence Malick con sequenze naturali in solitaria come quando Wade da fuoco al suo campo di grano ormai improduttivo o quando Maggie cammina contro il sole o va sull'altalena serena dimentica per un attimo del male incurabile che la sta trasformando lentamente in uno zombie. Mi aspettavo da un momento all'altro che le loro voci fuori campo sostituissero la pessima e invadente colonna sonora composta da due note in croce ripetute allo sfinimento. Ecco: se Terrence Malick avesse diretto Maggie ne sarebbe venuto fuori un film magnifico.
Nonostante queste sequenze - meglio tentare di copiare Malick che Bay, no? - l'impianto registico è anonimo e non si amalgama con la sceneggiatura di John Scott 3 molto spesso ingenua: la terra non da più grano, mais e orzo, ma le margherite, fiore preferito della moglie defunta di Wade, crescono rigogliose in un fazzoletto di terra nel bosco accanto alla loro casa? l'amica di Maggie l'abbraccia e sta a stretto contatto con gli infetti come se la vicinanza a essi non fosse altamente sconsigliata dai medici? E gli altri due figli di Wade? Si vedono per due secondi e poi puff spariti.
Un film brutto non è quello che fa arrabbiare il critico, ma è un film potenzialmente valido ma in atto deludente che "mi fa davvero girare gli ingranaggi". Arnold Schwarzenegger ci prova a calarsi nei panni di un attore piangente ma è come vedere un frigorifero che si scongela. Abigail Breslin, la star del bellissimo Little Miss Sunshine, è brava nel suo ruolo, e Joely Richardson svolge senza infamia il suo compito di personaggio di contorno quale Caroline, la nuova moglie di Wade.
Maggie abbandona i personaggi a se stessi così come abbandona l'horror per il dramma più prevedibile e scontato. La scena più bella? quando Wade e Maggie ridono mangiando le carote immangiabili di Caroline. Tra loro quindi c'è un rapporto di complicità antecedente la tragica vicenda, perché non lo si vede allora? perché non si porta lo spettatore nei momenti felici vissuti assieme così da comprendere di più quelli che il film decide di far vedere? Forse perché John Scott 1 e John Scott 2 non erano d'accordo.