mercoledì 27 marzo 2013

The Westler is Mickey Rourke

The Wrestler

Fonte foto: www.cineclandestino.it
Ho sempre amato il wrestling. Personaggi carismatici, magari con maschere che non si toglieranno mai, che entrano con auto tamarre su musiche altrettanto tamarre, forti, decisi a dare il mille per mille per dimostrare chi è il più forte e poter abbracciare la prestigiosa cintura. Rivalità, amicizie, tradimenti, amori quasi una soap opera, però cazzuta e vera. Perché si fanno male veramente, quelli si ammazzano di botte, è tutto vero. No, mi dispiace ma è tutto finto. Come? Sì, insomma gli incontri sono tutti combinati, i lottatori si mettono d'accordo, sono veri e proprio professionisti che come lavoro prendono le botte e le danno senza però far del male all'avversario. E' tutto una recita. Ringrazio di averlo scoperto solo due o tre anni fa, perché se me l'avessero detto da piccolo, quando lo guardavo tutto eccitato tifando a per di fiato i miei lottatori preferiti, sarei stato male tanto quanto lo svelamento della verità su Babbo Natale da parte di una maestra che quel giorno ha ucciso l'ingenuità sana e disincantata di un bambino che aspettava con trepidazione la notte in cui sarebbe arrivato quell'uomo barbuto così generoso.
Però ho continuato ad amarlo il wrestling anche se non lo seguo più con tanto fervore e so una cosa: amo il film The Wrestler. Seppur non sappia decidere su chi è più cane tra Spielberg e Aronofsky (chi legge il blog sa suggerirmi la risposta giusta) questo è uno dei film più veri, reali e intensi che abbia mai visto e soprattutto l'unico in cui mi sia piaciuto Mickey Rourke - attore che a furia di botulino si è ridotto a una maschera inespressiva e alquanto schifosa.



Randy "The Ram" Robinson (Mickey Rourke) è un ex campione di wrestling che alla fine degli anni '80 era al culmine della sua carriera, ora invece si esibisce nelle palestre dei licei o in incontri finalizzati a riunire le vecchie glorie del wrestling, per i fan che gli sono rimasti. Randy è un uomo ormai di mezza età, ancorato al passato, ai coloratissimi anni '80, che odia quella merda degli anni '90, povero, con un apparecchio acustico all'orecchio sinistro, che vuole che lo si chiami Randy e non con il suo vero nome, con il corpo devastato dalle cicatrici di cui ognuna di esse sa la data in cui se l'è procurata, che prende quei quattro soldi che gli danno per combattere ancora, e dopo aver fatto un salto al night club dove si rilassa guardando e parlando con la lap dancer Cassidy (Marisa Tomei) che gli balla sinuosa  davanti, ritorna a casa, un'abitazione scassata, che spesso trova chiusa a chiave dal proprietario a cui deve i soldi dell'affitto, e dorme infine sul suo furgone. Randy continua a vivere per il suo lavoro, per l'adrenalina che gli procura ogni incontro, studiato nei dettagli con i colleghi con cui dovrà lottare, e, negli spogliatoi, dopo un incontro particolarmente duro e violento, ha un infarto.



I medici gli dicono di evitare qualunque tipo di sforzi, di smetterla con gli steroidi e di abbandonare definitivamente i combattimenti. Randy, distrutto dalla notizia, trova lavoro come commesso in un supermercato, e decide di andare a trovare Stephanie (Evan Rachel Wood), la figlia con cui non parla da anni per dirle che ha avuto un infarto, ma lei per tutta risposta lo manda affanculo. Randy non si arrende e torna da lei con un regalo e le chiede di venire con lui nel loro angolo preferito. Qui lui, piangendo, le chiede scusa per tutto quello che le ha fatto. Lei, mentre camminano, gli stringe il braccio e gli appoggia la testa sulla spalla e finiscono per ballare in una balera abbandonata. Dopo averla riportata a casa si danno appuntamento in un ristorante per sabato sera. Randy una sera esce con alcuni suoi colleghi, beve un paio di drink, e nel bagno del bar, dopo aver assunto della cocaina, si fotte una bionda accondiscendente, e con lei la possibilità di ricostruire un rapporto con sua figlia, perché si è dimenticato di raggiungerla al ristorante in cui si sono dati appuntamento. Lui va da Stephanie, per chiederle perdono, ma lei tronca definitivamente, perché non può continuare a piangere per lui. Randy arrabbiato durante il turno di lavoro compie un gesto atroce, si licenzia e decide di accettare la rivincita contro il suo rivale di sempre, pur sapendo di mettere a rischio la sua vita. Cassidy anche lei lascia il lavoro e raggiunge Randy nel luogo dove si terrà il combattimento e qui c'è una della scene più belle del film in cui lui le dice che questo è il suo lavoro e che il ring è l'unico posto in cui non si fa del male. Frase bellissima e verissima inserita in un contesto perfetto perché noi sappiamo che fuori dal ring, senza l'incitamento del pubblico a fargli da anestetico, si è sempre fatto del male, quindi va sul ring e combatte. Pugni, calci, scorrettezze da parte dell'avversario, il pubblico che lo acclama e lo incita "Ram Ram Ram", e un dolore lancinante che cresce, l'avversario è a terra che gli dice di farla finita, così Randy sale sulle corde per la sua mossa finale, lo sforzo sul suo volto, e il cuore che galoppa come un purosangue verso lo schermo nero. 





Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: The Wrestler
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2008
Durata: 112 min
Generedrammatico, sportivo
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Robert D. Siegel
Produttore: Darren Aronofsky, Scott Franklin
Produttore esecutivo: Vincent Maraval, Agnès Mentre, Jennifer Roth
Casa di produzione: Protozoa Pictures, Saturn Films
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Fotografia: Maryse Alberti
Montaggio: Andrew Weisblum
Musiche: Clint Mansell
Scenografia: Tim Grimes
Costumi: Amy Westcott
Trucco: E. Morrow

Interpreti e personaggi:
Mickey Rourke: Robin Ramzinski/Randy 'The Ram' Robinson
Marisa Tomei: Cassidy/Pam
Evan Rachel Wood: Stephanie Ramzinski
Todd Barry: Wayne
Mark Margolis: Lenny
Ernest "The Cat" Miller: Bob/"The Ayatollah"
Judah Friedlander: Scott Brumberg

Doppiatori italiani:
Francesco Pannofino: Robin Ramzinski/Randy 'The Ram' Robinson
Emanuela Rossi: Cassidy/Pam
Chiara Gioncardi: Stephanie Robinson

Denny B.



martedì 26 marzo 2013

And the Liebster Award goes to...





Ricevere un premio significa che quello che fai con passione ed entusiasmo è stato riconosciuto da qualcuno. E a questo proposito ieri non ho ricevuto un solo Liebster Award, ma bensì due! E li ho ricevuti dalle due più brave mamme blogger dell'intera blogosfera: Valentina Orsini di Criticissimamente e Beatrix Kiddo di Cinquecentofilminsieme che ringrazio dal profondo del cuore. Come ogni premio che si rispetti, anche il Liebster Award ha delle ferree regole da seguire e soprattutto possono partecipare solo i blog che hanno meno di 200 followers. Ecco le altre regole:

1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato.
3) scrivere undici cose su di te.
4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers.
5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger.
6) informare i blog del premio.

Le domande di Valentina Orsini:
1)Come ti è venuto in mente di aprire questo blog?
Ho aperto il blog principalmente per lavoro, mai avrei pensato di divertirmi così tanto e soprattutto di fare la conoscenza, seppur virtuale, di tante persone che meritano veramente tanto.
2)La prima cosa che ti viene in mente se dico excelsior?
Hotel. Non c'è un Hotel che si chiama Excelsior?
3)Cinema è...? 
Sogno, riflessione, talento, intensità e bellezza.
4)Il film che vedresti per il resto della tua vita senza intervalli e senza mai abbassare il volume?
Che domanda difficile... sono sempre indeciso tra due. Dico Il Padrino.
5)Se potessi dire qualcosa al tuo regista preferito, cosa gli diresti?
"Francis Ford Coppola, perché hai comprato a tua figlia una cinepresa? Una bambola non era meglio?"
6)Il concerto più bello della tua vita?
Non sono mai andato a un concerto in vita mia, ma se Dio vuole, e soprattutto se la mia amica mi accompagna, a maggio vado al concerto di Lana Del Rey. Spero sia il concerto più bello della mia vita e anche l'unico perché non sopporto la confusione.
7)La canzone più brutta che ti è capitato di ascoltare in radio mentre eri in macchina?
Senza dubbio Gagnam Style.
8)Se la tua vita avesse una colonna sonora, quale sarebbe?
La colonna sonora de Il Padrino di Nino Rota.
9)Volere è potere, ci credi?
Inzomma... io posso volere quanto voglio che Anne Hathaway venga a cena con me e mi sposi, ma non potrò mai averla davanti a me seduta a un tavolo che mi dica il fatidico sì.
10)La recensione più bella che hai scritto e di cui vai particolarmente fiero/a?
Quella che non ho ancora scritto.
11)Ora che sei sfinito/a per tutto ciò che ti ho costretto a fare, puoi anche dirmi tutto quello che ti passa per la testa.
In questo momento nella mia testa sta passando un treno a tutta velocità, deraglia, esplode e il cielo si fa nero dal fumo. No, scherzo. Ho solo voglia di cioccolato. 

Le domande di Beatrix Kiddo:
1)Qual è il film che hai detestato di più in tutta la tua vita?
Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre. Più che una commedia per me è un horror: orribile la scena della maschera che vola dalla finestra e viene schiacciata dal camion. Ho ancora gli incubi adesso.
2)L'attore e/o regista cinematografico che proprio non sopporti?
George Clooney mi sta sulle balle come pochi e il regista che proprio non sopporto è Steven Spielberg, mi viene la scarlattina solo a pronunciarne il nome, sono anni che gli dico di ritirarsi, ma niente da fare non mi da ascolto.
3)Il cinema italiano è morto o solo svenuto?
E' morto, finito in una bara, poi dentro l'inceneritore e infine le sue ceneri sono state sparse non so dove.
4)Ma Michael Bay è un regista?
No, assolutamente no. I suoi film sono come un dito in gola.
5)Se potessi avere?
Una ragazza dolce e simpatica che mi amasse sarei finalmente un uomo felice. Ma anche un Premio Oscar non mi dispiacerebbe. O il Nobel (come vedi mi accontenterei di cose semplici).
6)Cosa c'è nella tua borsa?
Non uso borse, ma nel borsello che uso in estate ci metto ipod, telefono, portafoglio, taccuino, penna e un libro.
7)E sul tuo comodino?
Pomodori verdi fritti di Fannie Flagg (quasi finito) e Pastorale americana di Philip Roth da iniziare a breve.
8)Era proprio necessario stò Liebster Award?
Assolutamente sì:)
9)In cucina. Prepari la cena o lavi i piatti??
Nessuna delle due.10)L'ultima promessa fatta e non mantenuta?
Ho promesso di imparare a cucinare...11)Saresti disposto a piantare baracca e burattini e trasferirti, all'estero?
Con la persona giusta, forse sì.

Dopo questa faticaccia, mi tocca scrivere undici cose su di me, quindi proverò ad aprirmi perché in fondo vi voglio bene:

1)Ho provato la felicità per due secondi nella mia vita e se avesse funzionato avrei detto le parole magiche "Fermati attimo, sei bello".
2)Trovo l'ignoranza e la stupidità di tante persone meritevoli della sedia elettrica.
3)Ho un tarlo in testa da cinque anni: vincere il Premio Oscar come miglior sceneggiatura originale.
4)L'unica cosa che mi piace di me, oltre la curiosità, sono gli occhi azzurri che cambiano colore secondo l'umore.
5)Sogno di vedere una notte le mille luci di New York e anche di ballare per le strade dell'Havana.
6)Sono terribilmente pigro e il mio gatto non è da meno: per far due passi ci mette mezz'ora.
7)Provo un amore non corrisposto per Anne Hathaway, il cui Oscar è anche un po' mio.
8)Pur di conoscere Al Pacino sarei disposto a tagliarmi il braccio sinistro.
9)Mi confido solo con due persone in croce.
10)Voglio un giorno avere una famiglia molto numerosa.
11)Leggo sempre dieci pagine prima di addormentarmi.

Ecco gli undici blog premiati:


Ed ecco le undici domande a cui dovranno rispondere i capoccia dei blog premiati.

1) Sei orgoglioso del tuo blog? o faresti a cambio con qualcuno?
2)Se avessi la possibilità di portare con te su un'isola deserta solo un libro e un film, quale porteresti?
3)Cos'è veramente bello per te?
4)Qual è la canzone che ti commuove fino alle lacrime?
5)Cosa ti da veramente sui nervi?
6)Qual è il tuo sogno nel cassetto?
7)Qual è il personaggio cinematografico e/o letterario di cui ti sei innamorato/a?
8)La figura di merda più grossa che ti sei fatto/a?
9)Ti stai stufando di rispondere alle domande? Ancora due e la tortura è finita.
10)Il libro che hai sul comodino?
11)Il capolavoro del cinema che ti ha annoiato/a morte?

Detto questo, buon divertimento ai premiati.

Denny B.

lunedì 25 marzo 2013

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*e che Allen ha osato dire)

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)

Fonte foto: www.filmsource.it
Se due come De Sica e Boldi con l'aiuto dei fratelli Vanzina avessero avuto a disposizione un titolo così, avremmo avuto l'ennesima commedia che non strappa una risata nemmeno sotto tortura, per fortuna invece ci ha pensato il grande Woody Allen a tirar fuori una commedia intelligente, ben scritta e soprattutto che fa ridere mentre riflettiamo sul soggetto del nostro divertimento.
La commedia è divisa in sette episodi:
Il primo, Gli afrodisiaci funzionano?, ha come protagonista un giullare che non fa ridere, che fa bere una pozione afrodisiaca alla regina, ma qualcosa va storto. Il film parte subito alla grande, con battute intelligenti e divertenti.
Il secondo, Cos'è la sodomia?, narra di un pastore armeno che fa visita a un dottore negli Stati Uniti perché ha un grosso problema: la pecora di cui si è innamorato da qualche giorno lo trascura, ma evito di fare spoiler.
Il terzo, Perché alcune donne faticano a raggiungere l'orgasmo?, ha come protagonista Faustino che in una stereotipata Italia degli anni '70 fa fatica a soddisfare sessualmente la sua ragazza, così chiede consigli ai suoi amici.
Il quarto, I travestiti sono omosessuali?, forse il più debole dei sette, narra della classica coppia borghese che va a conoscere i genitori del ragazzo della figlia, ma il padre della ragazza ha un vizietto che lo metterà nei guai.
Il quinto, Cosa sono le perversioni sessuali?, ha un'ottima indea di base, ma non è stata sviluppata a dovere, peccato, perché è la parodia del quiz televisivo What's My Line?
Il sesto, gli studi sul sesso sono affidabili?, è quello dai toni più cupi, in cui una giornalista e un futuro assistente fanno visita a uno scienziato che farà veder loro i suoi folli esperimenti sul sesso.
Il settimo e ultimo episodio, Cosa succede durante l'eiaculazione?, è il più divertente e geniale degli episodi in cui in un laboratorio che sarebbe il cervello umano, tutti gli organi cooperano tra loro per far andare a buon fine un appuntamento con una donna. 
Il settimo episodio, da solo, vale veramente la visione di questa brillante e ardita commedia che ci fa dimenticare To Rome With Love, l'ultima schifezza di Allen. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Everything You Always Wanted to Know About Sex* (*But Were Afraid to Ask)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1972
Durata: 88 min
Generecommedia
Regia: Woody Allen
Soggetto: David Reuben
Sceneggiatura: Woody Allen
Produttore: Charles H. Joffe
Casa di produzione: United Artists
Fotografia: David M. Walsh
Montaggio: Eric Albertson
Musiche: Mundell Lowe
Scenografia: Marvin March

Interpreti e personaggi:
Woody Allen: Giullare/Faustino/Victor Shakapopulis/Spermatozoo
John Carradine: Dr. Bernardo
Lou Jacobi: Sam
Louise Lasser: Gina
Gene Wilder: Dr. Doug Ross
Tony Randall: l'operatore nel cervello
Burt Reynolds: centralino nel cervello
Anthony Quayle: il re
Lynn Redgrave: la regina
Titos Vandis: Sig. Milos

Doppiatori italiani:
Oreste Lionello: Giullare/Faustino/Victor Shakapopulis/Spermatozoo
Renato Turi: Dr. Bernardo/Prete
Melina Martello: la regina
Roberto Bertea: Sam
Solvejg D'Assunta: Gina
Gianni Bonagura: Dr. Doug Ross
Massimo Foschi: l'operatore nel cervello
Giancarlo Maestri: centralino nel cervello
Vittorio Di Prima: il re
Luigi Casellato: Sig. Milos

Denny B.

venerdì 22 marzo 2013

Qualcosa è cambiato: in Jack Nicholson? No, lui è il solito pazzo


Qualcosa è cambiato

Fonte foto: il-cinefilo.blogspot.com

Segretaria: "Ma come fa a scrivere sulle donne?"
Melvin Udall: "Immagino un uomo, e gli tolgo 
affidabilità e razionalità."


Jack Nicholson non può cambiare. Non può cambiare nulla in lui. Se no non sarebbe più lui. E certo, ho scoperto l'acqua calda. Volevo dire che se Jack cambiasse, le cerimonie degli Oscar e dei Golden Globe, i vari party, il cinema non sarebbe più lo stesso. Dove lo si trova un altro  playboy nonché grandissimo attore come lui che indossa tutto l'anno gli occhiali da sole, per coprire quegli occhi furbi e lussuriosi, che, accompagnati da un sorriso lascivo, guardano le forme sinuose della biondissima Charlize Theron o che con i suoi modi affabili ed esperti ci prova, in maniera raffinata, con una Jennifer Lawrence visibilmente spaventata? Da nessuna parte. Né su Marte né su Plutone e né su nessun Gioviale pianeta di questo sistema solare. Perché Jack Nicholson è unico. Rientra in quella categoria di attori che non sono soltanto degli attori, ma sono le punte di diamante che restano del cinema, come Kevin Spacey, Robin Williams, Anthony Hopkins, Jim Carrey, Jeff Bridges, Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix, Sean Penn, Gene Hackman e il De Niro di una volta. Al Pacino non fa parte di questa categoria perché lui rientra direttamente nella categoria Divinità.
In Qualcosa è cambiato Jack Nicholson è Melvin Udall, scrittore di romanzi rosa, misantropo razzista e affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo, che lo porta a offendere e umiliare le persone che gli stanno attorno, con estrema facilità. Tutti i giorni Melvin fa colazione in un ristorante dove lavora Carol (Helen Hunt), ragazza madre con un figlio affetto da asma, che è l'unica cameriera che sopporta le sue battute acide e offensive. Tra i due nascerà un sentimento capace di tirare fuori il meglio di loro stessi. 

"Ma lo sai che sei uguale a Steven Spielberg?! Se ti do una cinepresa,
mi sa che dirigi uguale uguale a lui."
La pellicola si fregia di una sceneggiatura brillante e divertente che nella prima parte da libero sfogo alla cattiveria e all'acidità di Melvin, ma che risulta un po' sottotono nella seconda parte, dove l'originalità va a farsi benedire lasciando campo libero al cliché stucchevole fino alla comparsa dei titoli di coda. L'interpretazione di Nicholson è straordinaria, meritato quindi il suo terzo Oscar, anche se nell'ultima parte gigioneggia un poco, e Helen Hunt - premiata anche lei con l'Oscar - è molto brava, ma se penso alla figura della cameriera nel mondo cinematografico continuerà a venirmi in mente la bellissima Michelle Pfeiffer in Paura d'amare di Garry Marshall - film strasottovalutato, a volte più originale di Qualcosa è cambiato - dove la sua meravigliosa e naturalissima interpretazione non è stata cagata di striscio da nessun critico degno di questo nome figuriamoci dalla mummificata Academy, ma lasciando stare i miei cauti sirventesi, Qualcosa è cambiato resta un bella commedia, romantica, con trovate originali che ai più sensibili farà scendere una piccola lacrima, come nella seguente scena. 



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: As Good as It Gets
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Durata: 139 min
Generecommedia romantica
Regia: James L. Brooks
Soggetto: Mark Andrus
Sceneggiatura: Mark Andrus e James L. Brooks
Produttore: Bridget Johnson, Kristi Zea
Fotografia: John Bailey
Montaggio: Richard Marks
Musiche: Hans Zimmer
Scenografia: Bill Brzeski, Philip Toolin e Clay A. Griffith

Interpreti e personaggi:
Jack Nicholson: Melvin Udall
Helen Hunt: Carol Connelly
Greg Kinnear: Simon Bishop
Cuba Gooding Jr.: Frank Sachs
Skeet Ulrich: Vincent Lopiano
Shirley Knight: Beverly Connelly
Yeardley Smith: Jackie Simpson
Missi Pyle: Cafe 24 Waitress
Shane Black: Cafe 24 Manager Brian
Jesse James: Spencer Connelly
Jamie Kennedy: Street Hustler
Lawrence Kasdan: Dr. Green
Julie Benz: Receptionist
Brian Doyle-Murray: Vicino
Harold Ramis: Dr. Martin Bettes
Jimmy Workman: Sean da Bakery
Todd Solondz: uomo sul Bus
Peter Jacobson: Cafe 24, uomo al tavolo
Lisa Edelstein: Cafe 24, donna al tavolo

Doppiatori italiani:
Michele Gammino: Melvin Udall
Isabella Pasanisi: Carol
Roberto Chevalier: Simon Bishop
Riccardo Rossi: Frank Sachs
Manlio De Angelis: dottor Martin Bettes

Denny B.

mercoledì 20 marzo 2013

Il laureato: Dustin. Il disoccupato: Io

Il laureato

Fonte foto: www.silenzio-in-sala.com
Dopo la visione di questo capolavoro rimango sempre elettrizzato, spiazzato, sorpreso, senza parole, un coglione, insomma. E' un film geniale, bello, che non ci si stanca mai di vedere e rivedere, e non solo per la storia narrata, ma per il come viene narrata, diretta, e ovviamente interpretata, da un giovane Dustin Hoffman al suo primo ruolo di rilievo, da una Anne Bancroft splendida che aveva solo sei anni in più di Dustin all'epoca in cui girò il film, e da una bellissima e giovanissima Katharine Ross. 
Dustin Hoffman è Benjamin Braddock, l'incarnazione del neolaureato medio, che dopo aver passato molto tempo lontano da casa, torna dalla sua famiglia che gli organizza una festa per il suo ritorno. Alla festa c'è anche la signora Robinson (Anne Bancroft), moglie del miglior amico di suo padre, che gli chiede se può accompagnarla a casa e lui di malavoglia accetta. Lei lo invita poi a entrare in casa e - scena più famosa del film - lei tenta di sedurlo. In seguito a quella serata Benjamin pensa all signora Robinson fino a quando la chiama per chiederle di vedersi in un Hotel. Inizia così una elettrizzante relazione con l'avvenente donna, che termina quando Benjamin conosce Elaine (Katharine Ross), la figlia della signora Robinson, di cui si innamora. 
Non possiamo non ridere di Benjamin, non possiamo non ridere di noi stessi, perché lui è tutti noi: ingenuo, spaesato, che non sa cosa fare, perso nei propri pensieri. Oltre alla famosissima scena "Signora Robinson, lei sta cercando di sedurmi?", che non è questa diamine di un boia:


ma un altra che non riesco a trovare, e, piccola curiosità, la famosa gamba che vedete non è di Anne Bancroft, bensì di Linda Gray, divenuta famosa poi per la serie televisiva Dallas, è esilarante la scena dell'hotel, quando lui chiama la signora Robinson e lei gli dice che sarà lì tra un'ora. Si raggiungono picchi d'ilarità intelligentissimi, mentre lui girovaga agitato per l'hotel, con il concierge che lo guarda in modo sospetto. La regia di Mike Nichols - premiata con l'Oscar nel 1968 - è innovativa, originale, con idee. Infine non posso fare a meno di citare l'ultima scena.


La scena finale, proprio l'ultima inquadratura, è una delle più belle scene del cinema mondiale. Loro due sono scappati, salgono su un autobus, sono felici, lui ride mentre i passeggeri li guardano sorpresi e curiosi, poi però inizia The sound of silence, lui guarda fisso davanti a sé, il suo sorriso muore, mentre lei lo guarda un'ultima volta prima di guardare anche lei davanti a sé, senza sorriso. Sono infelici. Il matrimonio è l'infelicità (ricordiamo che dopo Dustin farà Kramer vs Kramer). Pur essendo innamorati e vivi, sono infelici. La vita è infelicità. E questo film è, dopo tutto, una nota felice sullo spartito cinematografico del mondo.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: The Graduate
Paese di produzione: USA
Anno: 1967
Durata: 105 min
Generedrammatico, commedia
Regia: Mike Nichols
Soggetto: Charles Webb
Sceneggiatura: Buck Henry, Calder Willingham
Produttore: Lawrence Turman
Fotografia: Robert Surtees
Montaggio: Sam O'Steen
Musiche: Dave Grusin, Paul Simon

Interpreti e personaggi:
Dustin Hoffman: Benjamin "Ben" Braddock
Anne Bancroft: signora Robinson
Katharine Ross: Elaine Robinson
Brian Avery: Carl Smith
Murray Hamilton: signor Robinson
Marion Lorne: signorina DeWitte
William Daniels: signor Braddock
Elizabeth Wilson: signora Braddock
Walter Brooke: signor McGuire
Norman Fell: signor McCleery
Elisabeth Fraser: seconda signora
Richard Dreyfuss: pensionante (non accreditato)

Doppiatori italiani:
Luigi La Monica: Benjamin "Ben" Braddock
Anna Miserocchi: signora Robinson
Melina Martello: Elaine Robinson
Aldo Giuffré: signor Robinson
Benita Martini: signora Braddock
Stefano Sibaldi: signor Braddock
Pino Colizzi: Carl Smith
Bruno Persa: signor McGuire
Ennio Balbo: signor McCleery
Sergio Tedesco: impiegato dell'hotel

Denny B.

martedì 19 marzo 2013

Happy Birthday Philip Roth


«Il pudore non s’addice allo scrittore. Bisogna liberarsene. Non significa essere per forza osceni o sporcare di feci le pagine, non è questo il punto. Ma vergognarsi non funziona. Non sarei riuscito a scrivere Il teatro di Sabbath se avessi provato pudore».


Oggi 19 Marzo Philip Roth, uno dei più grandi scrittori del mondo che ha pubblicato capolavori come Pastorale Americana, Il teatro di Sabbath, La macchia umana, e tanti romanzi con protagonista il suo alter ego letterario Zuckerman e che ha vinto tutti i premi letterari possibili e immaginabili, tranne il Nobel, che non vincerà mai, perché all'Accademia Svedese sta un po' sui fiordi, compie 80 anni. 
Inoltre per gli amanti della letteratura non può sfuggire l'appuntamento stasera su Rai Storia alle 21.00 con Dixit che manderà in onda un documentario su Philip Roth. 
Tanti auguri Philip. 

Denny B.

lunedì 18 marzo 2013

Riflessi sul Mystic River

Mystic River

★★★★

Mystic River parla di dolore e di perdita: della vita e di una figlia. Il Mystic è il fiume dove vengono puniti i peccati e lavate le colpe. E' il fiume dove tutto scorre silenzioso durante le notti insonni, le notti colme di ricordi, rimpianti e lacrime che scalfiscono i volti che devono restare lucidi per chi non se n'è andato via per mano straniera. 

Era il 1975 a Boston quando tre ragazzini - Jimmy, Sean e Dave - vengono ripresi da un uomo severo e autoritario per aver scritto i loro nomi per sempre sul cemento fresco. L'uomo guarda Dave e gli ordina di salire in auto. Lui sale, in auto c'è un altro uomo, l'auto parte e lui si guarda indietro verso i suoi amici, che lo guardano prima di andare a parlarne con i loro genitori. Dave per quattro giorni in un buio scantinato viene abusato dai due uomini prima di riuscire a scappare.
Venticinque anni più tardi i tre amici si rincontrano uniti in un nuovo dolore: la figlia diciannovenne di Jimmy (Sean Penn) viene trovata barbaramente uccisa in un bosco. Sean (Kevin Bacon) è il poliziotto incaricato delle indagini e deve trovare il colpevole prima che lo trovi Jimmy, uomo divorato dal dolore e dalla voglia di vendetta, il tutto mentre Dave (Tim Robbins) si confronta con i lupi del passato che minacciano il suo matrimonio e il suo futuro.

Clint Eastwood è uno che sa fare cinema. Su questo credo che non ci siano dubbi. Stando accanto a Sergio Leone non si può non imparare qualcosa. E Clint ha imparato come si dirige un cast di attori, quali inquadrature scegliere per mettere così in risalto una scena, come si fa cinema con la c maiuscola, che ci fa dimenticare i film nostrani e mostruosi in cui veniamo seppelliti. La scelta di una fotografia dai vari toni del blu che ricorda il fiume che scorre lento e silenzioso tra le vite dei tre protagonisti è una scelta perfetta, così come la scelta del cast: Sean Penn è straordinario, si conferma come uno dei più grandi attori in circolazione e con questa interpretazione vince il suo primo Oscar nel 2004 - so di essere un rompipalle con le mie considerazioni sulle prove attoriali e sugli Oscar, ma la scena in cui Jimmy parla con Dave fuori nella veranda, oltre ad essere straziante, è un esempio di recitazione, così come la performance di Tim Robbins - premiata anch'essa con l'Oscar nel 2004 - struggente, un morto vivente che cammina senza meta con gli occhi grandi e persi nel passato che gli ha tolto ogni futuro. 



"Un bambino sfuggito ai lupi, un animale notturno invisibile, silenzioso, che vive in un mondo inaccessibile agli altri, un mondo di lucciole rivelato soltanto da un chiarore appena percepito, svanito nel momento in cui ti concentri per guardarlo."

Tutti e tre gli amici agiscono esercitando la propria moralità, tutti e tre sono saliti su quell'auto di venticinque anni fa, tutti e tre, chi più e chi meno, sono stati inghiottiti dal Mystic River. E noi con loro.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Mystic River
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2003
Durata: 137 min
Generedrammatico, thriller
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: Dennis Lehane
Sceneggiatura: Brian Helgeland
Produttore: Clint Eastwood, Robert Lorenz, Judie G. Hoyt
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Clint Eastwood, Kyle Eastwood
Scenografia: Henry Bumstead

Interpreti e personaggi:
Sean Penn: Jimmy Markum
Tim Robbins: Dave Boyle
Kevin Bacon: Sean Devine
Laurence Fishburne: sergente Whitey Powers
Marcia Gay Harden: Celeste Boyle
Laura Linney: Annabeth Markum
Emmy Rossum: Katie Markum
Tom Guiry: Brendan Harris
Kevin Chapman: Val Savage
Adam Nelson: Nick Savage
Robert Wahlberg: Kevin Savage
Eli Wallach: Sig. Loonie

Doppiatori italiani:
Massimo Rossi: Jimmy Markum
Stefano De Sando: Dave Boyle
Luca Ward: Sean Devine
Massimo Corvo: sergente Whitey Powers
Roberta Greganti: Celeste Boyle
Anna Cesareni: Annabeth Markum
Valentina Mari: Katie Markum
Alessandro Quarta: Brendan Harris
Enrico Pallini: Nick Savage
Bruno Conti: Val Savage
Dante Biagioni: Sig. Loonie

Denny B.




  


venerdì 15 marzo 2013

Beginners: Siamo tutti dei principianti

Beginners



Fonte foto: blog.screenweek.it
In Italia è stato distribuito solo per l'home video. Quando mai in Italia si distribuiscono film decenti? E' già tanto se abbiamo potuto vedere Django. Siamo dei principianti in questo, ma anche nella bellezza in generale oltre che nei film fatti bene, con una storia da raccontare, ma se ci pensiamo siamo principianti in tutto. Come Oliver (Ewan McGregor) che dopo la morte della madre si ritrova davanti suo padre settantacinquenne (Christopher Plummer) che gli confessa di essere sempre stato gay. Oliver sorpreso, assiste al cambiamento radicale dell'uomo, principiante pure lui, che si iscrive al gay pride, mette un annuncio su internet e riesce a fidanzarsi con un ragazzo molto più giovane di lui che lo ama veramente, ma a causa di un cancro dopo quattro anni dal suo coming out, muore. Oliver, con l'aiuto degli amici e dello spennacchiato Jake Russell, si convince a partecipare a una festa dove conosce una bellissima ragazza di nome Anna (Mélanie Laurent) con cui intraprende una relazione seria, ma "tentennata" dal loro essere principianti, e solo con il ricordo di suo padre che gli ha insegnato a vivere coraggiosamente la propria vita, riuscirà almeno a iniziare a chiedere a lei: e ora che si fa?

"Guarda qua: 'Il grillo canta sempre al tramonto'. E' proprio vero
che al giorno d'oggi pubblicano proprio cani, porci e grillini."
Il film non segue una narrazione lineare e temporale e assieme ad alcune scelte narrative mi ha ricordato (500) giorni insieme, e il punto forte oltre alle ottime prove recitative della Laurent, di McGregor e di quella di Plummer - premiata con l'Oscar nel 2012 - è il Jack Russell Arthur che parla mediante sottotitoli (idea che ho apprezzato molto). Il cane è l'unico a non essere un principiante. Lui sa. Quando Oliver gli mostra la casa dove abiterà ora che il padre è morto, lui lo segue guardandolo sempre come per dirgli "Io so già tutte queste cose". E' l'unico che manifesta senza freni in modo chiaro le proprie emozioni e sentimenti, quando piange perché non vuole che Oliver lo lasci solo o con estranei o quando gli corre incontro: certo è un cane, direte voi, ma i sottotitoli sono chiarificatori: 
"Parlale (ad Anna) dell'oscurità che sta per affogarci a meno che qualcosa di drastico succeda in questo momento." 
O quando chiede a Oliver se lui e lei sono ancora sposati, Oliver gli risponde che è un po' complicato, ma il cane se ne esce dicendo che spera che questa sensazione duri a lungo. 
Chiamiamolo voce della coscienza, come vogliamo, ma è l'unico che sa amare liberamente, senza paura. L'unico a non essere un beginners.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: Beginners
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2010
Durata: 105 min
Generecommedia, drammatico
Regia: Mike Mills
Sceneggiatura: Mike Mills
Produttore: Leslie Urdang, Dean Vanech, Miranda de Pencier, Jay Van Hoy, Lars Knudsen, Geoff Linville (co-produttore), Fran Giblin (co-produttore)
Produttore esecutivo: Joan Scheckel
Casa di produzione: Olympus Pictures, Parts and Labor
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Fotografia: Kasper Tuxen
Montaggio: Olivier Bugge Coutté
Musiche: Roger Neill, David Palmer, Brian Reitzell
Scenografia: Shane Valentino
Costumi: Jennifer Johnson

Interpreti e personaggi:
Ewan McGregor: Oliver
Christopher Plummer: Hal
Mélanie Laurent: Anna
Goran Visnjic: Andy
Kai Lennox: Elliot
Mary Page Keller: Georgia
Keegan Boos: Oliver bambino
China Shavers: Shauna
Melissa Tang: Liz
Lou Taylor Pucci: Il mago

Doppiatori italiani:
Francesco Bulckaen: Oliver
Gianni Giuliano: Hal
Francesca Manicone: Anna
Giorgio Borghetti: Elliot

Denny B.



















giovedì 14 marzo 2013

Quando una traduzione italiana ti incazza l'anima

Quando l'amore brucia l'anima


Fonte foto: www.mymovies.it
Gli italiani oltre a essere famosi per la pizza, il mandolino e gli spaghetti sono famosi per le traduzioni dei titoli dei film che arrivano da oltreoceano. Dopo lo scempio perpetrato ai danni di quel capolavoro di Eternal Sunshine of the Spotless Mind tradotto con Se mi lasci ti cancello - credo che i traduttori siano ancora a piede libero - è toccato al film di oggi, tradotto con Quando l'amore brucia l'anima, quando invece il titolo originale è Walk the line, ovvero Rigo dritto, titolo di una delle canzoni più famose di Johnny Cash, personaggio centrale del film.
Arkansas. Epoca della grande depressione. Johnny Cash (Joaquin Phoenix) è un bambino che ascolta continuamente la musica alla radio e che ha un ottimo rapporto con suo fratello, futuro predicatore, che in un incidente sul lavoro muore prematuramente sentendo gli angeli e stringendo la mano del suo amato fratello. Il padre duro e severo grida che Dio "gli ha tolto il figlio sbagliato", e Johnny cresce con questo dolore, non abbandonando mai il suo sogno di fare il cantante, si sposa con una borghese insopportabile, ha dei figli, incide il suo primo disco, partecipa a tour scatenati con i pionieri del Rock 'nd Roll e s'innamora della bella e brava June Carter (Reese Whiterspoon).


"Ammazza quanto pesi Reese. Sembri un fuscello, invece..."
Bene o male, gira e tuira come si dice in piemontese, le biografie dei cantanti famosi sono tutte uguali: infanzia con un sogno in testa, primi successi, grandi successi, amori, dolori, periodo di buio creativo e interiore, risollevamento. Anche questa è così, ma con una differenza sostanziale: durante il film si ascoltano le meravigliose canzoni di Johnny Cash, mica di Tiziano Ferro o dei Merdà Modà, cantate dal vivo da Phoenix stesso, che oltre a essere un attore straordinario è pure un cantante niente male, inoltre, come se non bastasse, Reese Whiterspoon che interpreta June Carter - premiata con l'Oscar nel 2006 - canta anche lei dal vivo, con una voce che mi ha colpito davvero molto, tanto che, dopo aver visto due o tre film che ha fatto, ho pensato che forse aveva sbagliato mestiere, ma mi ha fatto ricredere con una performance notevole, che ha amato lei stessa - e poi io - per tutta la durata della pellicola. Magari esistessero ancora donne così, che restano al fianco dell'amato quando è in difficoltà, altro che le ragazze d'oggi che ti-lascio-perché-oh-scialla-mi-soffochi-mi-mandi-sempre-il buongiorno-e-la-buonanotte-ciao-bello. 
A parte tutto è un film molto bello, recitato, ripeto, da Dio, diretto bene, con un cuore (alunno Spielberg, stia attento per favore) con una sceneggiatura non proprio indimenticabile, ma più che adatta e che scivola via senza intoppi banali. Phoenix - nominato agli Oscar per la sua interpretazione - non ha potuto vincere la statuetta perché quell'anno c'era Philip The Master Seymour Hoffman, incredibile nel film Truman Capote: A sangue freddo, che consiglio a tutti di vedere se si ha letto o se si conosce il grande scrittore Capote, quello capace di inventare un genere letterario e capace anche di farsi odiare per Colazione da Tiffany

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Walk the Line
Paese di produzione: USA
Anno: 2005
Durata: 135 min
Generebiografico, drammatico, musicale
Regia: James Mangold
Soggetto: Johnny Cash, Patrick Carr (libri)
Sceneggiatura: Gill Dennis, James Mangold
Casa di produzione: Fox 2000 Pictures, Tree Line Films, Catfish Productions, Konrad Pictures
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox Italia
Fotografia: Phedon Papamichael
Montaggio: Michael McCusker
Effetti speciali: Ron Bolanowski, Robert Stromberg
Musiche: T-Bone Burnett
Scenografia: David J. Bomba
Costumi: Arianne Phillips

Interpreti e personaggi:
Joaquin Phoenix: Johnny Cash
Reese Witherspoon: June Carter Cash
Ginnifer Goodwin: Vivian Cash
Robert Patrick: Ray Cash
Dallas Roberts: Sam Phillips
Dan John Miller: Luther Perkins
Waylon Malloy Payne: Jerry Lee Lewis
Shelby Lynne: Carrie Cash
Larry Bagby: Marshall Grant
Shooter Jennings: Waylon Jennings
Tyler Hilton: Elvis Presley
Dan Beene: Ezra Carter
Sandra Ellis Lafferty: Maybelle Carter
Clay Steakley: W.S. "Fluke" Holland
Johnathan Rice: Roy Orbison
Johnny Holiday: Carl Perkins
McGhee Monteith: Reba Cash

Doppiatori italiani:
Fabio Boccanera: Johnny Cash
Elisabetta Spinelli: June Carter Cash
Federica De Bortoli: Vivian Cash
Nino Prester: Ray Cash
Davide Lepore: Luther Perkins
Luigi Ferraro: Jerry Lee Lewis
Antonella Rendina: Carrie Cash
Franco Mannella: Marshall Grant
Gianluca Machelli: Waylon Jennings
Silvio Anselmo: Ezra Carter

Denny B.






mercoledì 13 marzo 2013

Four Rooms, Four Director: One Disaster

Four Rooms

★★

Nel 1995 Tarantino, reduce da quella pietra miliare che è Pulp Fiction, riunisce i suoi amici Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez e propone loro di scrivere e dirigere un episodio legato alla figura del fattorino Ted (Tim Roth), ambientati nell'hotel dove lavora, nella notte dell'ultimo giorno dell'anno. Non so se siano rimasti amici dopo la realizzazione di questo film diviso in quattro episodi. Quentin e Rodriguez sì, sicuro. Ma gli altri due non si son più visti: e meno male. I primi due episodi sono letteralmente schifosi. Scritti con in piedi da Anders e Rockwell cercando di imitare lo stile tarantiniano, ma senza successo, perché quando Zio Tara ruba e cita da altri film lo fa in maniera geniale, ma se si mettono gli altri a copiare lui allora il disastro è dietro l'angolo. Come in questo caso. 

"Ma hai letto che cosa scrive Denny B.? Sarà meglio correre ai ripari
prima di continuare a leggere."
Il primo episodio si intitola L'ingrediente mancante, scritto e diretto da Allison Anders, e vede protagonista il fattorino Ted che s'imbatte in un paio di streghe occupate a organizzare uno dei loro riti. Due delle streghe sono interpretate dalla pessima Madonna e dalla spaesata Valeria Golino - quando c'è un'attrice italiana in un progetto internazionale ecco che il livello cinematografico si abbassa drasticamente. Il secondo episodio si intitola L'uomo sbagliato, scritto e diretto da Alexandre Rockwell, in cui Ted deve portare il ghiaccio in una stanza del quarto piano, ma sbaglia stanza e si ritrova involontariamente a essere protagonista di un gioco pseudo-erotico di una coppia bizzarra.  
Se il personaggio di Ted nei primi due episodi è fastidioso e orribile e ho provato vergogna per Tim Roth, solo negli ultimi due episodi diventa credibile e godibile. Nel terzo episodio intitolato I maleducati, scritto e diretto da Robert Rodriguez, Ted viene pagato da un ricco uomo messicano (Antonio Banderas) per badare ai suoi due figli, mentre lui esce con la moglie a festeggiare il nuovo anno. Questo è sicuramente l'episodio più bello: diretto da un regista che comincio solo ora a scoprire, ha veramente la cinepresa nel sangue ed è capace di raggiungere nel finale un picco di comicità notevolissimo (altro che cinepanettoni). E poi Banderas - che non si era ancora trasferito definitivamente in un mulino sperduto - è molto divertente e fa il verso a se stesso. 

"Le mie fette biscottate sono le migliori in circolazione. Non
puoi confonderle con le altre. Hai il palato guasto, amico mio."
L'ultimo episodio si intitola L'uomo di Hollywood ed è scritto e diretto da Tarantino, dove Ted, sull'orlo di una crisi di nervi, deciso a licenziarsi, diventa l'arbitro di una macabra scommessa per ben mille dollari. 
Oltre agli ultimi due episodi ho apprezzato molto la musica e la scenetta animata durante i titoli di testa, per il resto è un film che non rivedrò mai più. E nei commenti: non fate i maleducati!

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Four Rooms
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 1995
Durata: 98 min
Genere:commedia, grottesco
Regia: Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodríguez, Quentin Tarantino
Soggetto: Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodríguez, Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodríguez, Quentin Tarantino
Produttore: Lawrence Bender
Distribuzione (Italia): Warner Bros Italia
Fotografia: Phil Parmet, Guillermo Novarro, Andrzej Sekula, Rodrigo García
Montaggio: Margaret Goodspeed, Elena Maganini, Robert Rodríguez, Sally Menke
Musiche: Combustible Edison
Scenografia: Sara Andrews

Interpreti e personaggi:
Tim Roth: Ted
Sammi Davis: Jazebel
Valeria Golino: Athena
Lili Taylor: Kiva
Madonna: Elspeth
Ione Skye: Eva
Jennifer Beals: Angela
Antonio Banderas: Uomo spagnolo
Salma Hayek: Ballerina alla tv
Lana McKissack: Sarah
Patricia Vonne: cadavere
Tamlyn Tomita: madre
Danny Verduzco: Juancho
Quentin Tarantino: Chester Rush
Marisa Tomei: Margaret
David Proval: Sigfrido
Bruce Willis: Leo
Tamlyn Tomita: Moglie
Paul Calderon: Norman

Doppiatori italiani:
Massimo Lodolo: Ted
Paolo Buglioni: Leo
Loris Loddi: Chester Rush
Fabrizio Pucci: Uomo spagnolo
Fiamma Izzo: Angela

Denny B.