giovedì 31 gennaio 2013

Machete: un film tagliente e sanguinante

Machete


Fonte foto: www.collider.com

Machete è, senza giri di parole, un film di serie B. Ma è diretto, montato e confezionato come uno di serie A. Robert Rodriguez compie veramente uno splendido lavoro scrivendo una storia prettamente banale - dell'eroe incastrato dal cattivo di turno - che ha come protagonista l'agente federale "Machete" (Danny Trejo) che, durante un'operazione, viene incastrato dal suo capo corrotto e in affari con Rogelio Torrez (Steven Seagal), signore della droga, che gli uccide moglie e figlia. Tre anni più tardi "Machete" non ha dimenticato - come ogni eroe che si rispetti -, e viene contattato da un ricco uomo d'affari che lo incarica di uccidere il senatore McLaughlin (Robert De Niro), ma l'operazione viene boicottata, e Machete, ritrovatosi nuovamente incastrato, decide di vendicarsi una volta per tutte.


"Vendo set di coltelli al prezzo speciale di 15,99 pesos"

Il film è un concentrato di azione, splatter, vendetta, che non annoia mai e che mantiene un ritmo costante fino alla fine della pellicola. Gli attori non sono dei geni, sono più dei semplici caratteristi con lo scopo di far immedesimare lo spettatore in uno o più dei personaggi che costellano questo film tagliente, appunto, come il machete del protagonista. Steven Seagal è espressivo come un lavandino; Jessica Alba, gnocca quanto volete, ma recitare non è il suo forte; Lindsay Lohan, più che interpretare un ruolo, interpreta se stessa; Robert De Niro, da anni - e mi dispiace, credetemi, mi dispiace molto - fa sempre il verso a se stesso, e il suo volto è ormai la maschera colante di Travis Bickle di Taxi driver quando è di fronte allo specchio; Danny Trejo è IL volto messicano della vendetta spietata ed è perfetto nel suo ruolo; ottimo invece Jeff Fahey; e infine Michelle Rodriguez che replica il suo ruolo in Fast and Furious, ma solo con qualche arma in più.

"Dici a me, Machete? No, dico. Dici a me?"

Le scene d'azione, molto splatter (con effetti volutamente grezzi), sono il punto forte e la scena dell'intestino tenue, oltre che rimanere nella mia memoria, entra a far parte nella lista delle scene più originali che si siano mai viste al cinema.  La regia di Rodriguez è ottima e la fotografia a tratti granulosa è di forte impatto. Ma il punto forte del film è che, pur essendo di serie B, riflette e fa riflettere su temi importanti come la politica corrotta, l'immigrazione e i giochi di potere - in cui sono coinvolti le persone che hanno e che vogliono governare il nostro Bel Paese (una critica ci sta, scusate).
Guardatelo e attenti a non tagliarvi.

"Forza, ragazzi. Andiamo tutti dall'arrotino!"

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Machete
Lingua originale: inglese, spagnolo
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2010
Durata: 105 min
Genereazione, splatter
Regia: Robert Rodriguez, Ethan Maniquis
Sceneggiatura: Robert Rodriguez, Rebecca Rodriguez
Produttore: Elizabeth Avellan, Quentin Tarantino, Robert Rodriguez
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Fotografia: Jimmy Lindsey
Musiche: Chingon
Scenografia: Christopher Stull
Costumi: Dorothy Harrigan
Trucco: Susan Benson

Interpreti e personaggi:
Danny Trejo: Machete Cortez
Jessica Alba: Sartana Rivera
Jeff Fahey: Michael Booth
Michelle Rodriguez: Luz
Robert De Niro: senatore McLaughlin
Cheech Marin: padre Cortez
Lindsay Lohan: April Booth
Don Johnson: Von Jackson
Steven Seagal: Torrez
Tom Savini: Osiris Amanpour
Daryl Sabara: Julio
Alicia Marek: June Booth

Doppiatori italiani: 
Claudio Fattoretto: Machete Cortez
Myriam Catania: Sartana Rivera
Massimo Lodolo: Michael Booth
Stefano De Sando: senatore McLaughlin
Perla Liberatori: Luz
Angelo Nicotra: padre Cortez
Alessia Amendola: April Booth
Mario Cordova: Von Jackson
Michele Gammino: Torrez

Denny B.











mercoledì 30 gennaio 2013

Grindhouse - Una prova di Tarantino


Grindhouse - A prova di morte



Fonte foto: www.mymovies.it


Dopo essermi annoiato a morte con Lincoln di coso, Spielberg, ci voleva qualcosa di forte per riprendermi, e cosa c'è di meglio di un film di Zio Tara? Volevo in un primo momento riguardare Kill Bill - film che mi ha sorpreso come una nevicata ad agosto -, ma ho preferito optare per Grindhouse - A prova di morte, che non avevo mai visto, prima di questa mattina. Questo film, sottovalutato da molti, è un chiaro omaggio ai film d'exploitation degli anni settanta, e oltre questo, è un bel film, fatto come si deve, ma, c'è un ma: non è uno dei lavori migliori, complessivamente parlando, di Quentin. E' al di sotto della media Tarantiniana, considerando che ci ha abituato a capolavori come il sopracitato Kill Bill, Le iene, Pulp fiction, Bastardi senza gloria e Django Unchained (Jackie Brown mi manca e lo recupererò al più presto). 




"Spiiiiielbeeeeeerg, sto venendo a prenderti!!!!!"




I punti forti del film sono indubbiamente la storia - uno stuntman in pensione (interpretato da Kurt Russel) che prova eccitazione nell'uccidere con la propria auto "a prova di morte" donne giovani, belle e piene di vita -, le scene d'azioni - adrenaliniche, folli e ben girate -, e appunto l'ottima regia di uno dei più grandi registi degli ultimi trent'anni. Però i difetti ci sono e saltano agli occhi: i dialoghi. Se la caratteristica principale dei film di Tarantino sono i dialoghi - illuminanti, originali, belli e divertenti - qui, invece, sono completamente senza senso, inutili, barbosi, messi lì, a mo' di riempimento. E, altra cosa negativa, è il ritmo: due sono le scene d'azione, tra cui la prima, quella del "macchinicidio" che considero stratosferica, girata da Dio e montata ancora meglio. E la seconda, quella dell'inseguimento e dei tamponamenti vari, mi ha ricordato le mitiche scene del telefilm Hazzard.



"La nostra macchina era 10, anzi, 01, volte più figa, caro il
nostro Stuntman"


I personaggi non sono assolutamente i migliori usciti dalla sua penna: le ragazze - molto, molto belle; Tarantino ha gusto, non c'è che dire - sono delle tr... che parlano di cose futili, e sembrano fatte con lo stampino. Il personaggio maschile - Stuntman Mike - è un maniaco misogino, ma non ti fa tremare le vene ai polsi, come un Hans Landa o un Bill. Ecco, Bill è il più bel personaggio maschile creato da Tarantino: sadico, imprevedibile, vendicativo, freddo, spietato e aiuto-che-paura!! Stuntman Mike non fa paura - forse un po' all'inizio, quando sai cos'è capace di fare -, ma alla fine del film provi pietà, una pietà maligna alla "ti sta bene, cavolo", e poi lo dice, che in fondo voleva solo giocare.
Il mio giudizio, però, tolto i difetti che ho elencato, è positivo. 



"E meno male, se no questa era la faccia che ti facevo!"


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Death Proof
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2007
Durata: 119 min
Genereazione, thriller
Regia: Quentin Tarantino
Soggetto: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Produttore: Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Elizabeth Avellan, Erica Steinberg
Produttore esecutivo: Bob Weinstein, Harvey Weinstein
Casa di produzione: A Band Apart, Dimension Films, Rodriguez International Pictures, Troublemaker Studios
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Fotografia: Quentin Tarantino
Montaggio: Sally Menke
Effetti speciali: John McLeod
Musiche: AA. VV.
Tema musicale: The Last Race (Jack Nitzsche)
Scenografia: Steve Joyner
Costumi: Nina Proctor
Trucco: Greg Nicotero, Howard Berger

Interpreti e personaggi: 
Kurt Russell: Stuntman Mike McKay
Sydney Tamiia Poitier: "Jungle" Julia Lukai
Vanessa Ferlito: Arlene "Butterfly"
Jordan Ladd: Shanna Banana
Rose McGowan: Pam
Rosario Dawson: Abernathy
Tracie Thoms: Kim
Mary Elizabeth Winstead: Lee
Zoë Bell: Zoe
Marcy Harriell: Marcy
Monica Staggs: Lanna Frank
Quentin Tarantino: Warren
Michael Parks: Earl McGraw
James Parks: Edgar McGraw
Marley Shelton: dottoressa Dakota Block
Eli Roth: Dov

Doppiatori italiani: 
Francesco Pannofino: Stuntman Mike McKay
Chiara Colizzi: "Jungle" Julia Lukai
Emanuela Rossi: Arlene "Butterfly"
Alessandra Korompay: Shanna Banana
Domitilla D'Amico: Pam
Francesca Fiorentini: Abernathy
Ludovica Modugno: Kim
Francesca Manicone: Lee
Liliana Sorrentino: Zoë
Luciano Roffi: Warren
Claudia Catani: dottoressa Dakota Block
Francesco Prando: Dov


Denny B.














                                                                                                                                                                        

martedì 29 gennaio 2013

Tutti a tavola: c'è Lincoln in salsa spielberghiana

Lincoln




Fonte foto: http://www.vivacinema.it/foto/lincoln-cast-locandine-e-scene-del-film-con-daniel-day-lewis_5921.html



Allora, Lincoln...

                    "Ti fermo subito! Ti è piaciuto, vero?"

E lasciami continuare, che se no perdo il filo. Anche se dopo due ore e più di fiumi di parole un po' di silenzio sarebbe più che salutare. Allora, stavo dicendo, Lincoln è, oltre un sonnifero potentissimo in circolazione, l'ennesimo film di Steven Faccio-film-per-soldi Spielberg basato sulla figura di Lincoln negli anni in cui lottò per abolire la schiavitù in America. Una cosa che ho capito guardando i suoi film è che di base, nelle pellicole che sono riuscito a vedere, c'è sempre un ideale ben preciso: "L'America è grande. L'America è giusta. L'America è avanti anni luce rispetto alle altre nazioni". In ogni sua ripresa, in ogni sua maledetta inquadratura - per nulla memorabili - sento nelle orecchie il fastidioso rumore della bandiera a stelle e strisce che sventola sulle ingiustizie, sui soprusi e sulle atrocità del mondo intero. Conosco persone che credono fermamente, dopo aver visto Salvate il soldato Ryan, che gli americani abbiano fatto tutto da soli, o che gli squali siano delle bestie feroci che non hanno nient'altro da fare che uccidere chi gli capiti a muso. Spielberg non mi è mai piaciuto - non si era capito? -, la sua saccenza morbosa fuoriesce dalle fotografie che gli scattano, dagli autografi che patiti del cinema gli chiedono mentre lo osannano a miglior regista mai esistito, quando Coppola - genio e persona deliziosa, peccato che abbia lasciato sua figlia Sofia da sola con una cinepresa - o Scorsese - pure lui un genio, ma antipatico come un riccio in quel posto - se lo mangiano a colazione quando e come vogliono. Ma veniamo al film. Il film è lungo, completamente trapuntato di dialoghi e battute niente male (a volte ho riso di gusto), il tutto scritto e curato dall'intelligente penna di Tony Kushner - il più grande commediografo in circolazione. La fotografia è affidata al due volte premio Oscar Janusz Kaminsky, una garanzia nel campo cinematografico. Ottima la scenografia, gli interni delle abitazioni e gli esterni curati nel dettaglio e i costumi - discorso a parte per le parrucche, anzi, per una parrucca in particolare, ma ci arrivo dopo. La colonna sonora di John Williams questa volta non è indimenticabile. 


"Ma come funziona sto aggeggio?"






La regia è la solita del mio odiato Spielberg: anonima, elementare, della serie "Ho già vinto due premi Oscar. Perché dovrei impegnarmi? Per far piacere a Denny B.?". Le sue inquadrature non mi hanno fatto battere il cuore - come è successo invece con il Django di Tarantino -, e l'emozione, in questo film non l'ho trovata - neanche nel momento cruciale della votazione, con i sì liberatori e coraggiosi e i no baritonali -, tranne alla fine - perché era finito lo strazio, giustamente.
Danil Day-Lewys è bravo, io Lincoln me lo sono sempre figurato così: un uomo con la barbetta caprina, gli occhi dritti verso un sogno, alto, magro e leggero nel passeggiare, e nel complesso la sua è un'ottima interpretazione, una delle migliori di questo attore e di quest'anno, ma aspetto a definirla la migliore - devo ancora vedere Hugh Jackman come se l'è cavata. Il doppiatore italiano di Lewis è stato Pierfrancesco Favino, quando l'ho saputo mi è venuto un malore, ma alla fin fine se l'è cavata, ed è stato affidato a lui il doppiaggio perché a detta di Lewis, che ha studiato tutto su Lincoln, il presidente aveva una voce sgradevole e stridula, infatti l'attore americano ha utilizzato un tono di voce molto diverso dal solito - ed ecco scoperto perché non l'ha doppiato quel mostro di bravura di Pannofino. Sally Field, che interpreta la moglie di Lincoln, in questo caso, l'ho trovata mediocre, niente di eccezionale da meritarsi una nomination ai Golden Globe e una agli Oscar.


"Se vinco l'Oscar, giuro che mi crocifiggo davanti all'Academy.
Perché non me lo merito, chiaro?"








Così come Tomme Lee Jones, che per l'occasione sfoggia un bel gatto morto sulla testa e zoppica come il Dr. House.


"Smettila di dire che assomiglio al Dr. House! C'è differenza:
lui non ha ucciso il suo gatto per metterselo in  testa!"


Il mio giudizio complessivo, se non si era capito, è negativo. Il Time Magazine l'ha definito "Cibo per la mente".  Invece il Timer Magazine l'ha definito "Sonnifero per gli occhi" perché Spielberg è un sapiente manipolatore delle misteriose arti di Morfeo. E dopo sto film, mi vado a fare una bella dormita. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: Lincoln
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, India
Anno: 2012
Durata: 150 min
Generebiografico, storico, guerra, drammatico
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: Doris Kearns Goodwin (libro Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln)
Sceneggiatura: Tony Kushner
Produttore: Kathleen Kennedy, Steven Spielberg
Produttore esecutivo: Daniel Lupi
Casa di produzione: 20th Century Fox, Imagine Entertainment, Amblin Entertainment, The Kennedy/Marshall Company, DreamWorks, Parkes/MacDonald Productions, Office Seekers Productions, Reliance Entertainment, Participant Media
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Michael Kahn
Effetti speciali: Framestore
Musiche: John Williams
Scenografia: Rick Carter
Costumi: Joanna Johnston

Interpreti e personaggi:
Daniel Day-Lewis: Abraham Lincoln
Sally Field: Mary Todd Lincoln
David Strathairn: William H. Seward
Tommy Lee Jones: Thaddeus Stevens
Joseph Gordon-Levitt: Robert Todd Lincoln
Hal Holbrook: Francis Preston Blair
James Spader: William N. Bilbo
John Hawkes: Robert Latham
Jackie Earle Haley: Alexander Stephens
Lee Pace: Fernando Wood
Gloria Reuben: Elizabeth Keckley
Michael Stuhlbarg: George Yeaman
Jared Harris: Ulysses Simpson Grant
Stephen Spinella: Asa Vintner Litton
Jeremy Strong: John George Nicolay
Bruce McGill: Edwin McMasters Stanton
Walton Goggins: Wells A. Hutchins
Tim Blake Nelson: Richard Schell
Gulliver McGrath: Tad Lincoln
Julie White: Elizabeth Blair Lee
David Oyelowo: Ira Clark
Joseph Cross: John Hay
Lukas Haas: primo soldato bianco
Dane DeHaan: secondo soldato bianco
S. Epatha Merkerson: Lydia Smith
Bill Camp: Mr. Jolly
David Costabile: James Ashley
Wayne Duvall: Benjamin Wade

Doppiatori italiani: 
Pierfrancesco Favino: Abraham Lincoln
Chiara Salerno: Mary Todd Lincoln
Toni Garrani: William H. Seward
Stefano De Sando: Thaddeus Stevens
Paolo Vivio: Robert Todd Lincoln
Dante Biagioni: Francis Preston Blair
Simone Mori: William N. Bilbo
Stefano Benassi: Robert Latham
Sergio Rubini: Alexander Stephens
Riccardo Scarafoni: Fernando Wood
Giuppy Izzo: Elizabeth Keckley
Dario Oppido: George Yeaman
Fabrizio Pucci: Ulysses Simpson Grant
Franco Mannella: Asa Vintner Litton
Luigi Morville: John George Nicolay
Paolo Buglioni: Edwin McMasters Stanton
Francesco De Francesco: Wells A. Hutchins
Alessandro Budroni: Richard Schell
Luca Baldini: Tad Lincoln
Roberta Pellini: Elizabeth Blair Lee
Francesco Venditti: Ira Clark
Edoardo Stoppacciaro: John Hay
Flavio Aquilone: primo soldato bianco
Manuel Meli: secondo soldato bianco
Barbara Castracane: Lydia Smith
Gerolamo Alchieri: Mr. Jolly
Carlo Cosolo: James Ashley
Bruno Alessandro: Benjamin Wade

Premi: 


- 2013 - Golden Globe: 
             - Miglior attore in un film drammatico a Daniel Day-Lewis.

Denny B.












lunedì 28 gennaio 2013

Riflessione ecologica

"Ritorno alla terra" è una frase privata dell'articolo "il", ma a me piace pensare che prima di "ritorno" ci sia un "io" sottinteso, così da rendere questa frase davvero universalmente individuale; ed è proprio questo che una nota scrittrice ecologista come Vandana Shiva, autrice del libro intitolato Ritorno alla terra vuole dirci che ognuno di noi deve ritornare alla terra, a coltivarla, nutrirla, fare con lei un patto: io nutro te e tu nutri me, e così potremo avere qualche speranza in più di restare su questo pianeta a goderci le sue bellezze inestimabili. Sembra però che ciò non importi alle multinazionali, ai produttori di fertilizzanti, di automobili o ai paladini della monocoltura: acri e acri di terreno impiegati per la coltivazione di un solo prodotto, che non è destinato al nostro stomaco, ma ai serbatoi alimentati - loro sì - dai biocarburanti, che rilasciano nell'aria grandi quantità di CO2. La temperatura terrestre aumenta sempre di più e di conseguenza i ghiacciai si sciolgono e se continueremo così, a fregarcene, i fiumi si prosciugheranno, ci toccherà bere l'acqua del mare: posso scommettere che se ci abituassimo, la imbottiglieremmo e la venderemmo nei supermercati, arrivando a prosciugare persino il mare.
Oltre a questo, come se non bastasse, il petrolio sta finendo e sempre di più si producono automobili super inquinanti e super vicine al baratro dell'immobilità; perché senza petrolio possono servire solo come soprammobili, ma meglio tali che portatrici di sane di malattie, visto che i fumi di scappamento provocano asma e e il maledetto inquinamento acustico.
A proposito dell'inquinamento, le multinazionali ipotizzano, accertandosi del fatto che l'aria nel luogo in cui producono, è troppo inquinata, che potrebbero spostare la loro produzione in Africa dove l'aria è pulita e non da alla testa, aggiungo io, perché per affermare tali cose devi avere il cervello in crisi d'astinenza di buon senso. Altro problema è la scarsità di cibo dovuta al fatto che sempre più terreni vengono monocolturizzati abbandonando l'idea della biodiversità, e i frutti della terra, come il mais, i cereali vengono trasformati in biocarburanti, per di più inquinanti. Si coltiva la terra per nutrire i serbatoi delle automobili, mentre gli stomaci restano vuoti. O si va contro questo nuovo business o non avremo la scelta di fare lo sciopero della fame: saremo costretti a farlo. Per non parlare dei fertilizzanti, che uccidono le piante e inquinano l'ambiente. Ma per il profitto si fa questo e altro, dimenticando che se il pianeta collassa non si avrà più la possibilità di un nuovo profitto: questa parola è l'Hitler della natura, che la sta portando sempre più velocemente in un campo di sterminio definitivo. Si può ritornare alla terra, basta volerlo. Impegnamoci tutti a fare qualcosa per salvaguardare il nostro ambiente, come non utilizzare l'auto per brevi tragitti; usare invece la bicicletta o le proprie gambe; fare la raccolta differenziata, e così di questo passo. Gli esempi sono tanti  e tutti salutari, per noi e soprattutto per l'ambiente. Molti lo fanno, e se non abbiamo spirito d'iniziativa, almeno copiamo spudoratamente. 
Il mio blog è ad impatto zero. Fatelo anche voi.

Denny B.

domenica 27 gennaio 2013

Una commedia dal cuore romantico

Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore





Fonte foto: http://www.cinefilos.it/v2/tutto-film/recensioni/recensione-film-moonrise-kingdom-una-fuga-damore-di-wes-anderson-38274


La parola giusta per definire questa commedia di Wes Anderson è DELIZIOSA. E' il film che avrei voluto vedere ieri pomeriggio al posto di Amour di Haneke - almeno stanotte avrei fatto sogni del tutto privi di morte e tristezza. Premetto che non conosco gli altri lavori di questo regista, sono un profano che recensisce la sua ultima opera perché mi ha colpito e lo considero uno dei più bei film dell'anno, quindi non me ne vogliano gli amanti di Wes Anderson. 
Allora, il film è una deliziosa commedia romantica che vede come protagonisti due giovani ragazzi: Sam Shakusky (Jared Gilman) è uno scout dodicenne rimasto orfano, appassionato di pittura e molto bravo nella cartografia, che una sera, durante una recita, rimane piacevolmente colpito da Suzy Bishop (Kara Hayward) - figlia di una monotona famiglia composta da tre fratelli e i due genitori avvocati -, con cui intrattiene una fitta corrispondenza, fino a quando lui non le propone di fuggire via assieme. Lei accetta. Lui, con armi e bagagli, scappa dall'accampamento e la incontra in un verde prato, lui con la pipa in bocca e il cappello con la coda di procione, e lei con una valigia contenente i suoi libri preferiti, la cesta con il suo gatto e il giradischi a pile. Si guardano, si avvicinano, lui le regala distrattamente dei fiori, lei lo ringrazia, e ha inizio la loro fuga d'amore. Mentre il capitano Sharp (Bruce Willis), il capo scout Randy Word (Edward Norton) e i genitori di Suzy li cercano disperatamente.
Il punto forte della pellicola - oltre la sceneggiatura, bella, ben scritta, delicata, che mi sarebbe piaciuto scrivere - è la regia "a cruciverba": inquadrature che corrono orizzontalmente e che salgono verticalmente insieme a inquadrature frontali. I personaggi sono ben caratterizzati, piacevoli, non aprono la bocca per sparare l'ennesima minchiata o per declamare frasi d'amore capace di provocare attacchi di ipoglicemia. Gli attori che li interpretano sono bravi, giusti nel loro ruolo, ma le rivelazioni del film sono i due piccoli protagonisti, ai quali consiglio di continuare a studiare recitazione perché hanno un futuro roseo davanti a loro. 

Cara Kara (non è fatto apposta) Hayward, 
Mi raccomando: prendi spunto dalle grandi attrici del passato, per la loro aura di immortalità che tutt'ora ispirano, pur essendo ormai cibo per i vermi. Lascia stare attrici odierne come Natalie Portman: aver vinto un Oscar non vuol dire essere per forza bravi. 
Ti auguro il meglio, 
Denny B.

Caro Jared Gilman, 
Sei bravo per la tua giovane età e ti do lo stesso consiglio: guarda bene le belle e brave attrici del passato, lustrati pure gli occhi, e poi prendi spunto dalle colonne portanti del cinema mondiale. Mi raccomando: non diventare il nuovo Brad Pitt o George Clooney. Te lo auguro per quanto riguarda la loro esteriorità, ma tralascia il loro modo di recitare, promettimelo.
Anche a te auguro il meglio,
Denny B.

Cari Kara Hayward e Jared Gilman,
Sappiate che d'ora in poi vi terrò d'occhio. Siete nel mio mirino.
Denny B.


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Moonrise Kingdom
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2012
Durata: 94 min
Genere: commedia romantica
Regia: Wes Anderson
Soggetto: Wes Anderson
Sceneggiatura: Wes Anderson, Roman Coppola
Produttore: Steven M. Rales, Scott Rudin, Wes Anderson, Jeremy Dawson
Casa di produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Scott Rudin Productions
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Fotografia: Robert Yeoman
Montaggio: Andrew Weisblum
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: Adam Stockhausen

Interpreti e personaggi:
Jared Gilman: Sam Shakusky
Kara Hayward: Suzy Bishop
Bruce Willis: Capitano Sharp
Bill Murray: Walt Bishop
Edward Norton: Randy Ward
Frances McDormand: sig.ra Laura Bishop
Jason Schwartzman: Ben
Harvey Keitel: comandante Pierce
Tilda Swinton: rappresentante dei servizi sociali
Bob Balaban: narratore
Seamus Davey-Fitzpatrick: Roosevelt

Doppiatori italiani:
Arturo Valli: Sam
Emanuela Ionica: Suzy Bishop
Angelo Maggi: capitano Sharp
Emilio Cappuccio: Walt Bishop
Massimo De Ambrosis: Randy Ward
Antonella Giannini: sig.ra Laura Bishop
Ennio Coltorti: comandante Pierce
Anna Cesareni: rappresentante dei servizi sociali

  

Denny B.





       

sabato 26 gennaio 2013

Amour: un film dell'orrore

Amour 




amour-poster
Fonte foto: http://collider.com/toronto-film-festival-2012-amour-everyday/

                         

Non fatevi ingannare dal titolo. Amour non è un film d'amore. E' un film dell'orrore. Narra gli ultimi, lunghi attimi (quasi dilatati) di vita di una donna ottantenne, Anne (Emmanuelle Riva), colpita da un ictus, amata e accudita da suo marito Georges (Jean-Louis Trintignant) - il tutto succede all'interno della casa dei due coniugi ed è inquadrato dalla camera fissa e sicura di Michael Haneke. 
E' un film crudo, spietato, terribile, angoscioso, che tratta il tema della vecchiaia senza ricamarci sopra orli e pizzi gioiosi e romantici. Cannibal Kid l'ha definito lo Shining del futuro: non trovo definizione più azzeccata di questa. La vecchiaia fa paura, ma prima di vedere questo film, ne avevo molta meno, credetemi. Poi se si tratta di una vecchiaia malata, piagata da una malattia che ti costringe a non essere più autosufficienti, è ancora peggio; si è solo di peso agli altri, è meglio andarsene, aprire la porta e sparire, sperando di lasciare un buon ricordo, malgrado i momenti bui fatti passare agli altri e che abbiamo vissuto direttamente sulla nostra pelle. 
Il bello è che il film inizia relativamente bene: inquadratura su una platea che attende l'inizio dello spettacolo. Siamo noi, lo spettacolo? Applausi. Bene, è un buon segno. Cosa abbiamo fatto per meritarcelo? Forse è per dopo o è per coloro che riusciranno a guardarlo tutto senza andarsene via dalla sala con le mani che tengono lo stomaco. I due amabili protagonisti rientrano a casa, vanno a letto e la mattina dopo, con Anne che ha un attimo di black out, ha inizio la claustrofobia cinematografica (era dai tempi della scena di Uma Thurman nella bara in Kill Bill Vol. 2 che non mi sentivo soffocare). 
Niente da dire sugli attori, anche perché alla fine della fiera ci sono solo loro due. Ottima l'interpretazione di Emmanuelle Riva, quindi giusta la nomination agli Oscar 2013. Molto bene la regia di Haneke: spietata, sicura, indagatrice.
Un'ultima cosa: ciò che fa più paura è la realtà. La realtà è il grande libro dell'orrore. E Amour ne è un capitolo.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originaleAmour
Lingua originale: francese
Paese di produzione: Francia, Austria, Germania
Anno: 2012
Durata: 125'
Generedrammatico
Regia: Michael Haneke
Soggetto: Michael Haneke
Sceneggiatura: Michael Haneke
Produttore: Stefan Arndt, Margaret Ménégoz, Veit Heiduschka (co-produttore), Michael Katz (co-produttore)
Casa di produzione: Les Films du Losange, X-Filme Creative Pool, Wega Film, ARD Degeto Film (co-produzione), Westdeutscher Rundfunk (co-produzione), Bayerischer Rundfunk (co-produzione)
Distribuzione (Italia): Teodora
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: Nadine Muse, Monika Willi
Effetti speciali: Yves Domenjoud Olivier Gleyze
Scenografia: Jean-Vincent Puzos
Costumi: Céline Collobert
Trucco: Guillaume Castagné Isabelle Lequeux Lydia Pujols Alice Robert

Interpreti e personaggi: 
Jean-Louis Trintignant: Georges
Emmanuelle Riva: Anne
William Shimell: Geoff
Isabelle Huppert: Eve
Rita Blanco: portiera
Laurent Capelluto: ufficiale di polizia

Premi: 

- 2012 - Pama d'oro al Festival di Cannes.
- 2013 - Golden Globes: 
             - Miglior film straniero a Michael Haneke.

Denny B.

venerdì 25 gennaio 2013

Argo Fuck Yourself

Argo


     Fonte foto: http://www.crosswalk.com/culture/movies/argo-movie-review.html

              



Ben Affleck. Ben Affleck. Tu che dirigi un film? E lo interpreti pure? O mio dio, aiutami. Sì, ci sono dei mostri come John Goodman e Alan Arkin che qui gigioneggiano liberamente. C'è una buona sceneggiatura di Chris Terrio, che ha scritto un libro su Tony Mendez, il protagonista del film. C'è una fotografia chiara, precisa, che funziona dannatamente bene. E sì, la tua regia... Va bene, puntualizzo: la tua regia, di Ben Affleck medesimo, è bella, mi piace un sacco, e - quanto sei fortunato, credimi - sei promosso a pieni voti. Come regista, sia chiaro. Perché come attore sei una chiavica pazzesca, come la tua donna, d'altronde: Dio li fa e poi li accoppia. Ma in questo film, che - per ora, devo ancora vedere gli altri film candidati agli Oscar, non mi ha fatto lacrimare di gioia come Django Unchained - hai dimostrato al mondo intero e soprattutto a me, perché tu e il tuo amichetto Matt Demon, siete sulla mia lista dei misteri della vita, anzi siete, forse, il terzo mistero di Fatima (come avete fatto a scrivere la sceneggiatura di Will Hunting - Genio ribelle, per me rimarrà un mistero, come l'orgasmo femminile o il raffreddore, di essere un regista che sa fare il regista. Quindi, bravo! Mo' finiamola qui prima che nevichi giallo; ho già lodato DiCaprio nel film di Tarantino, ora sto lodando te... mi sa che la fine del mondo è vicina, quindi rifugiatevi nei bunker.

Big win for Ben at Golden Globes
"Finalmente. Finalmente Denny B ha avuto parole gentili per me. Grazie.
Questo premio è per te...  però lo tengo io, eh?"

La trama è nota, ma la metto lo stesso tanto per allungare il brodo: Siamo in Iran nel 1979. Un gruppo di militanti fa irruzione nell'ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio 52 persone. Sei americani riescono a scappare e si rifugiono nella residenza dell'ambasciatore canadese. Il governo statunitense, in collaborazione con le autorità canadesi, incarica l'agente della CIA Tony Mendez (Ben Affleck) di tirarli fuori dall'Iran sani e salvi. Mendez ha un piano ardito e originale: vuole riuscire a far passare i sei americani per una troupe arrivata in Iran per scegliere le location per un nuovo film di fantascienza: Argo. Per rendere il tutto credibile si affida al produttore cinematografico Lester Siegel (Alan Arkin) e il truccatore premio Oscar John Chambers (John Goodman).
Il film si fa seguire, come ho già detto, la regia è attenta e precisa. Gli attori, a parte il Ben, compiono bene il loro lavoro, ma trovo di un'esagerazione forzata la nomination agli Oscar di Alan Arkin: per carità, è una buona performance, ma niente di così eclatante, eccitante e formidabile (come è invece quella del Leo nazionale. Controllate il mondo fuori dalla finestra, solo per assicurarvi se c'è ancora. Se c'è qualcosa fuori posto la mollo con i complimenti a DiCaprio). John Goodman va sempre bene, è un must, come il tubino nero o la pasta al pomodoro, quindi dove lo metti, sta. Insomma, è stata una piacevole sorpresa. Meritato quindi il Golden Globe come miglior regista, ma - per ora - il miglior film resta quello dello Zio Tara.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):



Titolo originale: Argo
Paese di produzione: USA
Anno: 2012
Durata: 120 min
Genere: drammatico, thriller
Regia: Ben Affleck
Soggetto: Joshuah Bearman
Sceneggiatura: Chris Terrio
Produttore: George Clooney, Grant Heslov, Ben Affleck
Produttore esecutivo: Chris Brigham, Chay Carter, Tim Headington, Graham King, David Klawans, Nina Wolarsky
Casa di produzione: GK Films, Smoke House, Warner Bros.
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: William Goldenberg
Effetti speciali: Brett Angelillis
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: Sharon Seymour
Costumi: Jacqueline West
Trucco: Mike Westmore

Interpreti e personaggi:
Ben Affleck: Tony Mendez
John Goodman: John Chambers
Alan Arkin: Lester Siegel
Bryan Cranston: Jack O'Donnell
Victor Garber: Ken Taylor
Michael Cassidy: Analista
Clea DuVall: Cora Lijek
Rory Cochrane: Lee Schatz
Tate Donovan: Bob Anders
Kerry Bishè: Kathy Stafford
Kyle Chandler: Hamilton Jordan
Bob Gunton: Cyrus Vance
Philip Baker Hall: Turner
Chris Messina: Malinov
Adrienne Barbeau: Nina
Tom Lenk: Rodd
Titus Welliver: Jon Bates
Richard Kind: Max Klein
Michael Parks: Jack Kirby
Željko Ivanek: Robert Pender
Keith Szarabajka: Adam Engell
Scoot McNairy: Joe Stafford

Doppiatori italiani:
Riccardo Rossi: Tony Mendez
Angelo Nicotra: John Chambers
Stefano De Sando: Jack O'Donnell
Massimo Bitossi: Hamilton Jordan
Ambrogio Colombo: Ken Taylor
Laura Lenghi: Cora Lijek
Manlio De Angelis: Lester Siegel
Riccardo Scarafoni: Lee Schatz
Sergio Lucchetti: Bob Anders
Francesca Manicone: Kathy Stafford
Dario Penne: Turner
Enrico Chirico: Malinov
Antonio Sanna: Jon Bates
Pietro Ubaldi: Max Klein
Gaetano Varcasia: Robert Pender
Paolo Marchese: Adam Engell

Premi: 


- 2013 - Golden Globe:
             - Miglior film drammatico a George Clooney, Grant Heslov, Ben Affleck.
             - Miglior regista a Ben Affleck.

Denny B.