lunedì 24 febbraio 2014

12 anni schiavo: la storia vera di Solomon Northup

12 anni schiavo

★★★½
Fonte foto: www.cinema-tv.guidone.it
Nel 1841 Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), un talentuoso violinista di colore, vive libero con la sua famiglia nella contea di Saratoga (New York), ma un giorno viene ingannato da due falsi agenti di spettacolo e rapito, privato dei documenti e portato in Lousiana da alcuni venditori di schiavi dove rimarrà in schiavitù fino al 1853 cambiando per tre volte padrone e lavorando nelle piantagioni di cotone del perfido latifondista Edwin Epps (Michael Fassbender). 



Esistono argomenti trattati e abusati dal cinema di tutto il mondo: schiavitù, nazismo, guerra in generale. E la mia paura è sempre la stessa quando esce un nuovo film sui temi sopra citati: che un eventuale messaggio del regista o la sua poetica venga immersa nel buonismo melanconico al sapore di melassa scaduta e produca un'operetta senz'arte né parte da buttare nell'indifferenziata. Non è il caso di 12 anni schiavo diretto da Steve McQueen.



12 anni schiavo è tratto da una storia vera, come la maggior parte dei film candidati all'Oscar (mai come quest'anno la verità è stata la miglior ispirazione dei cineasti d'oltreoceano), e penso che sia uno dei film sulla schiavitù più belli che siano mai stati fatti. Solomon Northup è un buon padre di famiglia, un ottimo marito, ed è un talento nel suonare il violino nonché rispettato appartenente alla comunità di Saratoga che dall'oggi al domani - mai frase è stata così calzante - si vede svestito dei suoi diritti, e del suo nome (ora Platt) frustato, messo in vendita come un quarto di bue e acquistato da William Ford, un latifondista discretamente umano, assieme a una madre di famiglia che si vede portar via i suoi figli impotente; terribile ciò che le dice la moglie di Ford: "Presto dimenticherai i tuoi bambini". Le parole pronunciate dai ricchi personaggi femminili fanno più male delle numerose frustate o torture che subisce Platt o che è costretto, in un tragico frangente, a infliggere alla schiava preferita del perfido Epps (rispettivamente la commovente quanto sconosciuta Lupita Nyong'o e il talentuoso Michael Fassbender che non riesce però a superare DiCaprio nella parte del latifondista, ed entrambi nominati all'Oscar). 


Dopo aver tentato di ribellarsi al suo capo lavoro viene appeso con una corda al ramo di un albero e lasciato per ore sulle punte dei piedi per impedirsi di strozzarsi mentre gli altri schiavi svolgono le loro mansioni e i bambini giocano sul prato e solo una donna si arrischia a portargli dell'acqua. Steve McQueen si lascia andare a piani sequenza (alcuni brevi di malickiana memoria) e con assoluta consapevolezza del mezzo e delle proprie capacità non indugia sulle lacrime e sul dolore dei coinvolti in questa barbarie e le musiche di Hans Zimmer e i canti degli schiavi cesellano le inquadrature sempre di ottima fattura.  



E' una piacevole chicca la curiosa assonanza dei versi della vile canzoncina del capo lavoro (Paul Dano) che canta "Corri, negro, corri" e il commovente canto funebre "Scorri, Giordano, scorri" dove il climax del film raggiunge una splendida vetta emotiva grazie a uno straziante Chiwetel Ejiofor (nominato all'Oscar) che infine chiede perdono alla sua famiglia quando riesce finalmente a riabbracciarla. Dopo anni di soprusi, di vane speranze, di crudeltà inflitta e subita, dopo un'esistenza di sopravvivenza, lui chiede perdono ed è incredibile che conosca ancora il suono e significato di tale forte parola. 



12 anni schiavo non è il più bel film tra quelli candidati all'Oscar, ma commuoverà a tal punto l'Academy che sono pronto a scommettere che la statuetta dorata ha già inciso il suo nome, ma, tolte queste congetture festaiole, la pellicola di McQueen è un esempio di delicata bellezza che non può far restare indifferenti noi e le nostre cornee sbucciate dalla frusta schioccante di una condizione storica che mai più dovrà ripetersi. Non sviscererà in maniera definitiva il tema della schiavitù e non offrirà un punto di vista differente a riguardo, non sarà originale, ma 12 anni schiavo è talmente bello esteticamente, talmente belle sono alcune scene che sono pronto ora a perdonargli alcune mancanze, in fondo la storia è tratta da una biografia scritta e pubblicata dal vero Solomon Northup e McQueen si è limitato a darle vita con la cinepresa: nel bene e nel male.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: 12 Years a Slave
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2013
Durata: 134 min
Generedrammatico
Regia: Steve McQueen
Soggetto: Solomon Northup (libro)
Sceneggiatura: John Ridley
Produttore: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Bill Pohlad, Steve McQueen, Arnon Milchan, Anthony Katagas
Produttore esecutivo: John Ridley, Tessa Ross
Casa di produzione: Plan B Entertainment, New Regency Pictures, River Road Entertainment
Distribuzione (Italia): BiM Distribuzione
Fotografia: Sean Bobbitt
Montaggio: Joe Walker
Effetti speciali: David Nash
MusicheHans Zimmer
Scenografia: Adam Stockhausen
Costumi: Patricia Norris
Trucco: Ma Kalaadevi Ananda

Interpreti e personaggi:
Chiwetel Ejiofor: Solomon Northup
Michael Fassbender: Edwin Epps
Benedict Cumberbatch: William Ford
Paul Dano: John Tibeats
Paul Giamatti: Theophilus Freeman
Brad Pitt: Samuel Bass
Lupita Nyong'o: Patsey
Alfre Woodard: Harriet Shaw
Sarah Paulson: Mary Epps
Scoot McNairy: Brown
Taran Killam: Hamilton
Garret Dillahunt: Armsby
Michael Kenneth Williams: Robert
Quvenzhané Wallis: Margaret Northup
Ruth Negga: Celeste
Bill Camp: Ebenezer Radburn

Denny B.







6 commenti:

  1. Non è il capolavoro che mi aspettavo ma è indubbiamente, come hai detto, uno dei più bei film sull'argomento, crudo quanto basta e commovente senza essere patetico. Attori grandiosi ma sì, Di Caprio è sempre in pole position!

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    1. Fassbender ha talento, ma DiCaprio è tutt'altra cosa.
      Per il resto vedo che concordiamo :)

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  2. Un film più importante che grande, ma comunque meglio della maggior parte dei suoi "rivali" - o almeno di una buona metà di essi -.
    Ottima la segnalazione delle assonanze.

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  3. Come hai letto dalle mie parti, mi è piaciuto ma nel mezzo si sono troppi 'meh'.

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  4. Non un capolavoro, ma un film che ti mette a dura prova. Ti fa maledire la poltrona su cui siedi, perché senti le catene addosso che ti trattengono. Catene che però, hai la possibilità di rompere e scappare, e tornare alla tua vita. Cosa che Solomon non può fare. McQueen riesce a fare della poesia maledetta, con la barbarie e l'indifferenza dell'uomo. Non dimenticherò mai la sequenza dell'impiccagione anch'io, l'apice maledetto dell'indifferenza. E poi quelle parole pronunciate da una donna che a definirla bestia è poco, a una madre disperata. Devo ammettere con incredibile sorpresa che mi ha colpito il breve, seppur significativo, contributo di Brad Pitt. Mi è sembrato che i suoi discorsi sulla libertà, sulle leggi e le verità universali, abbiano per un attimo placato la violenza di Epps. E da lì il primo bagliore di speranza, di ritorno alla vita.
    Ho trovato poi incredibili le scelte musicali, Hans Zimmer ti riporta di colpo in un limbo indecifrabile, che non lascia scampo. Ho risentito quasi i tromboni di Inception ;-)
    Così come i canti nei campi di cotone, il violino che grida disperato...
    Uno dei migliori film, a mio avviso, che abbiano raccontato la piaga della schiavitù.

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    1. Come quasi sempre ci intendiamo :)
      Le lunghe sequenze di McQueen sono cariche di un fascino disperato. Si è limitato a raccontare la storia vera di Solomon, e l'ha fatto bene. Vincerà l'Oscar perché conosciamo l'Academy, peccato perché il mio cuore batte per "Her".

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