lunedì 14 aprile 2014

Stoker: la perdita dell'innocenza secondo Park Chan-wook

Stoker


★★★½


India (Mia Wasikowska) è una ragazza introversa e solitaria la cui vita, il giorno del suo diciottesimo compleanno, viene sconvolta dalla notizia della morte del padre Richard (Dermot Mulroney) a causa di un incidente stradale. India rimane a vivere insieme alla madre Evelyn (Nicole Kidman) con la quale non ha mai avuto un bel rapporto. Dopo il funerale Charlie (Matthew Goode), il fratello del defunto, si trasferisce a casa delle due donne per offrire supporto emotivo e aiutarle a superare questo momento tragico. Ma dei strani avvenimenti e comportamenti rendono India sempre più schiva nei confronti della'affascinante zio Charlie.



Stoker di Park Chan-wook è un'erotica e malata storia tensiva non di formazione bensì di distruzione che si diverte a ingannarci e a mostrarci l'altra metà dell'essere umano, quella che annusa l'odore del sangue e si chiede da dove proviene. Il regista coreano divenuto celebre per la Trilogia della Vendetta vola a Hollywood per il suo primo film in lingua inglese e non si vende alle richieste dei produttori padroni, ma mantiene intatta la sua identità di sarto della relativamente giovane e fresca cinematografia moderna. Sì, Park Chan-wook è un sarto e Stoker è un abito d'alta sartoria. 


India è la protagonista del film: un adolescente solitaria che non sorride quasi mai e che passando molte ore a contatto con la natura e i suoi suoni e rumori intuisce di avere un udito molto sviluppato nonché una buone dote di cacciatrice, infatti lo studio del padre è colmo di trofei impagliati. Il padre muore in un incidente stradale e si ritrova all'improvviso a dover vivere in casa sola con la madre, una vedova volubile che cede alle lusinghe e al savoir-faire di zio Charlie, sempre via per lavoro, tornato per dar conforto alla famiglia di suo fratello. 



Charlie ha fascino e sa di averlo. Ma sa anche che una mattina pioverà e porge gentilmente l'ombrello a un India che lo schiva in continuazione, perché segretamente attratta da lui. Charlie prepara piatti deliziosi e non mangia mai quello che ha nel piatto. Il regista ci inganna facendoci credere che Charlie sia in realtà un vampiro. Una sua vittima cadrà tra le braccia della morte dopo che lui le ha affondato la faccia nel collo. Ci fa credere che lui veda in India una sua simile. Lei durante il bacio con un ragazzo gli morde il labbro ed eccitato tenta di violentarla salvo poi essere lui la vittima di un Charlie glaciale che lo immobilizza con la cintura di Richard e dice a India "E' tutto tuo". Qui ho immaginato un rito di svezzamento rosso sangue; invece ancora una volta Chan-wook sorprende e ci mostra quell'altra parte d'umanità di cui parlavo prima. India torna a casa sporca di terra, si spoglia e sotto la doccia si masturba ripensando a suo zio che uccide il ragazzo spezzandogli il collo come fosse un giunco: una scena tanto terribile quanto erotica. Pensiamo solo alle migliaia di persone che si eccitano e si masturbano guardando sui siti porno, sotto un'apposita categoria, scene di violenza più disparate.



Quando dico che Chan-wook è un sarto ho bene in mente la scena più bella del film che è un capolavoro di regia e montaggio. Charlie e India sono sulle scale e hanno un dialogo intrecciato di flashback rivelatori riguardanti un Charlie infante che invidioso del rapporto che Richard aveva col piccolo Jonathan lo uccide e poi un Charlie divenuto adulto e uscito dall'istituto psichiatrico che uccide il suo ultimo fratello perché non aveva intenzione di portarlo a casa sua a fargli conoscere la sua famiglia ma soprattutto la giovane India alla quale inviò centinaia di lettere d'amore e il regista rende l'angoscia un'immagine indelebile: un bambino innocente che fa l'angelo sulla sabbia dove ha sotterrato il suo fratellino per mera invidia. Una sequenza d'immagini da mostrare nelle scuole di regia cinematografica. 



E dopo l'angoscia vi è l'immagine dolce e delicata dello zio che toglie le scarpe da ginnastica di India e le fa indossare i tacchi che le ha regalato per il suo compleanno. Stoker non è nient'altro che questo: il sensuale e insolito accorgimento di essere una donna; di essere una omicida. Dopo aver lasciato la sua casa con ancora il parquet macchiato del sangue dello zio lei è libera e deciderà d'ora in poi - ricordando il monologo iniziale - di che colore colorare i fiori: col rosso degli uomini. 


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: Stoker
Paese di produzione: USA, Regno Unito
Anno: 2013
Durata: 99 minuti
Generethriller, drammatico
Regia: Park Chan-wook
Sceneggiatura: Ted Foulke
Produttore: Michael Costigan
Produttore esecutivo: Tony Scott, Ridley Scott
Casa di produzione: Scott Free Productions, Fox Searchlight Pictures, Indian Paintbrush
Fotografia: Chung-hoon Chung
Montaggio: Nicolas De Toth
Musiche: Clint Mansell e Philip Glass (piano music)
Scenografia: Thérèse DePrez

Interpreti e personaggi:
Mia Wasikowska: India Stoker
Nicole Kidman: Evelyn Stoker
Matthew Goode: zio Charlie Stoker
Dermot Mulroney: Richard Stoker
Jacki Weaver: zia Gwendolyn "Gin" Stoker
Lucas Till: Chris Pitts
Alden Ehrenreich: Whip Taylor
Phyllis Somerville: Mrs. McGarrick

Doppiatori italiani:
Valentina Mari: India Stoker
Chiara Colizzi: Evelyn Stoker
Francesco Bulckaen: zio Charlie Stoker
Francesco Prando: Richard Stoker
Vittoria Febbi: zia Gwendolyn "Gin" Stoker
Paola Giannetti: Mrs. Garrick

Denny B.


5 commenti:

  1. Per me, dopo Thirst, il definitivo segno del declino di Park, ormai troppo preso dall'estetica per badare a qualcosa che resti davvero dentro.

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    1. Park è assai lontano dal declino. Sa fare cinema e mi auguro continui a farlo perché è uno dei migliori registi in circolazione. E questo è un ottimo film.

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  2. Bellissimo post, per me questo è un film di incredibile bellezza, esteticamente molto vicino all'arte vera e propria.

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    1. I film di Park sono dei bellissimi pugni allo stomaco. Questo regista è andato in America e ha mostrato agli altri come si fa cinema, quello che ti sconvolge e nonostante tutto ti affascina.

      Grazie mille, sono contento che il post ti sia piaciuto e che tu l'abbia trovato addirittura bellissimo :)

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  3. Visivamente inattaccabile, come dici tu è un abito di alta sartoria. Ma la sostanza è davvero poca. Il film di un autore che sa di essere bravo e che mira solo allo sfoggio estetico fine a se stesso.
    A me ha dato fastidio un finale così prevedibile così come l'ultima scena, davvero fuori luogo e stupida. Senza contare l'accostamento di India alla figura della cacciatrice, bella analisi che però va a perdersi dopo poco.

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