lunedì 1 giugno 2015

Il Racconto dei Racconti (2015)

★★★½

Tre fiabe compongono Il Racconto dei Racconti: nella prima una regina (Salma Hayek) desiderosa a tutti i costi di sentire la vita crescere in sé si affida nelle mani di un negromante che gli dice di mangiare il cuore di un drago marino cotto da una vergine così facendo rimarrà sicuramente incita. Nella seconda un re nano (Toby Jones) sembra provare più affetto per una pulce che per sua figlia ancora in cerca di un marito che, per l'occasione, indice un torneo il cui vincitore le verrà dato in sposa. Infine nella tera un re particolarmente dedito alla lussuria (Vincent Cassell) s'invaghisce della voce di quella che lui crede si tratti di una giovane e attraente fanciulla ma che nella realtà si tratta di due vecchie tintrici di pelli.

"Siamo sicuri che questo film sia di un italiano?" è la domanda che ricorre tra il pubblico uscente dalla sala di proiezione. Ebbene sì, il regista in questione, Matteo Garrone, dopo due splendidi affreschi umani e tragici quali Gomorra e Reality, con Il Racconto dei Racconti ha realizzato qualcosa di nuovo nel panorama cinematografico italiano, un azzardo coraggioso che l'ha ripagato della stima internazionale: una feroce fiaba oscura in costume in cui si susseguono draghi marini, arcani incantesimi, pulci giganti, orchi, pipistrelli, e solo dopo le vere creature demoniache: gli esseri umani. Nella sua ultima pellicola Garrone, prendendo in prestito 3 delle 50 fiabe de Lo Cunto de li Cunti di Giovanni Basile, raccolta in lingua napoletana scritta nel XVII secolo, ci presenta una galleria di personaggi grotteschi sempre in bilico fra cocenti desideri di miglioramento e preservazione dello stato attuale della situazione. 

Le donne in questo film sono feroci, caparbie ed egoiste. C'è chi commette un omicidio per liberarsi da un matrimonio obbligato, chi sacrifica la propria esistenza per amore del proprio figlio, chi inganna la sorella con una bugia dai risvolti estremi. Invece gli uomini spesso sono deboli e inadeguati (il re, uno straordinario Toby Jones, che è più amorevole con la pulce che non con la figlia ancora da maritare), vittime sacrificali per uno scopo più grande (il marito della regina interpretata da una Salma Hayek per una volta espressiva, quasi magnetica, che per ottenere il cuore del drago marino al fine di far sì che lei rimanga incinta, muore non ricevendo il benché minimo segno d'approvazione da sua moglie), o uomini completamente preda delle passioni (il re lussurioso che ha il volto di Vincent Cassell) o ingenui come il ragazzo futuro sovrano che, avendo un amico gemello, vorrebbe governare a turno. 

L'onestà è una delle prime frecce nella faretra del critico: Il Racconto dei Racconti, per quanto la messa in scena sia sontuosa, gli interpreti straordinari, la colonna sonora adeguata di Alexandre Desplat, non è esente da piccoli difetti trai i quali una situazione poco chiara che lascia in sospeso una delle tre storie di cui è composto il film - legate tra loro soltanto con un gioco di rimandi cromatici se no completamente a sé stanti - mentre il finale che può lasciare interdetti, dopo un'attenta riflessione, sprigiona la sua morale che si riallaccia alla frase del negromante "L'equilibrio del mondo deve essere mantenuto"; infatti il funambolo che cammina sulla fune infuocata sembra porre fine alla storia di una delle due vecchie che in quel momento non si trova nel posto assegnatele.

Nonostante la mancanza di un'ultima parola della formula magica che rendesse possibile un'amalgama tra le tre storie che s'incrociano solo nel finale, Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone è un'opera d'arte potente e tremenda, un'effettiva dichiarazione d'amore verso l'arte e il cinema, e, alcune scene, momenti toccanti, scorci mozzafiato, lasciano, come foglie sparse dalla Sibilla, il nostro cuore martoriato da una glaciale consapevolezza: siamo sempre noi i mostri delle fiabe. 

4 commenti:

  1. mi è piaciuto un sacco, anzi un sacco e mezzo
    e adesso mi tocca recensirlo, mannaggia alla mia pigrizia

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  2. Un film coraggioso e, aldilà delle apparenze, "garroniano" al 100%, dove si ritrovano tutti gli elementi caratterizzanti dello stile del regista: l'inquietudine, il disagio, l'horror, la mutazione del corpo, il fantasy (del resto lo era anche "Reality"). Peccato che, a mio avviso, la prima parte è eccessivamente didascalica e annoia un po'. Splendida la confezione (fotografia, costumi e locations sono spettacolari).

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  3. Non me l'ha...Raccontata giusta, lo sai ;)

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