lunedì 28 settembre 2015

Canale Mussolini di Antonio Pennacchi


Mi faccia il favore di non interrompermi se no non la finiamo più e io di cose da fare ne ho una marea, va bene? Allora, nel 2010 la mia migliore amica mi regalò Canale Mussolini di Antonio Pennacchi. Come, scusi? Perché proprio questo libro? Ma cosa vuole che ne sappia, mi incuriosiva, aveva vinto lo Strega che non era ancora diventato promotore di libri fetenti, insomma, alla fine della fiera, me lo regalò. Ed è rimasto in un angolo della scrivania - non avevo ancora la mia stupenda libreria stipata di volumi - per cinque anni, finché il 3 settembre del 2015, dopo aver finito di leggere il deludentissimo La collina del vento di Carmine Abate, aprii il libro di tale Antonio Pennacchi e incominciai come fanno tutti i comuni mortali (e viventi) dall'incipit: "Per la fame. Siamo venuti giù per la fame. E perché se no? Se non era per la fame restavamo là. Quello era il paese nostro. Perché dovevamo venire qui? Lì eravamo sempre stati e lì stavano tutti i nostri parenti. Conoscevamo ogni ruga del posto e ogni pensiero dei vicini. Ogni canale. Chi ce lo faceva fare a venire fino a qua?". Orco boia, che inizio. Non le sembra bellissimo? Lucido come una bala di cristallo e diretto come lo è solo uno che non ha tempo da perdere in bagordi orgiastici. Come dice? Cosa sono i bagordi orgiastici? Scusi, ma lei non sa chi è Guido Martina? O signore benedetto, vede cosa succede a non leggere Topolino? Comunque, lasciamo da parte la sua ignoranza, e continuiamo il discorso. Dicevo, l'incipit mi ha subito colpito. E andando avanti mica si è arenato, questo libro, no, è migliorato, come un buon vino. Se l'avessi lasciato sulla scrivania ancora un paio d'anni sarebbe stato ancora più buono e bevendomelo tutto mi sarei ubriacato per la prima volta. Come, scusi? Che parlo parlo ma non ho ancora manco detto la trama? Santi Numi, ma chi l'ha mandata lei? Belzebù? Varda, l'accontento subito. Nel 1932 nell'Italia fascista ci fu un vero e proprio esodo: dall'Altitalia (Ferrara, Friuli, Veneto) scesero migliaia di famiglie per andare a bonificare le terre paludose e malariche dell'Agro Pontino come coloni di una nuova terra promessa. Di queste famiglie lo scrittore ci racconta le gesta dei Peruzzi. Una famiglia così non l'ho mai letta, mi creda: una furia unita, leale e fumantina. Ci sono il nonno e la nonna Peruzzi, così chiamati dal narratore misterioso di cui scoprirà l'identità solo alla fine, che si vogliono un bene dell'anima, ma guai a fiatare con lei, ché è lei che stabilisce le regole della casa e che deve sempre avere l'ultima parola. Il povero nonno spesso se ne va a parlare al cavallo che almeno lui lo capisce e lo sta ad ascoltare. Pensi che muoiono l'uno a distanza di una ventina di giorni dall'altra e le ultime parole del nonno sono state "Ti si proprio bea". Come dice? Perché le ho svelato la loro morte? Ma se la prenda con lo scrittore che glielo mette nero su bianco dopo quattro pagine mica con me che devo ancora elencarle gli altri membri della famiglia. Dunque, ci sono i figli: Temistocle (riflessivo e pacato), Pericle (altro che testa calda, s'è bollente. Un punto di riferimento per tutti i Peruzzi), Iseo (seguirebbe il Pericle fino in capo al mondo), Adelchi (l'hanno visto solo una volta sporcarsi le mani in un campo. Quando gli sono presi i cinque minuti ha impugnato la pistola e s'è messo a puntarla contro i maledetti conti Zorzi Vila), e gli inseparabili Treves e Turati detto anche Can del Turati. Poi ci sono le figlie: la Bissolata detta anche Bissòla (velenosa come una serpe), la Modigliana (buona come il pane) e la Santapace. Ah, e poi c'è lei, l'Armida, la moglie del Pericle, che parla con le api. Sembra uscita direttamente da Macondo, glielo giuro. Comunque i Peruzzi vengono tutti in Agro Pontino dopo che la disgraziata Quota 90 imposta dal governo Mussolini nel 1926 permette ai conti Zorzi Vila di approfittarsi dei loro mezzadri che rimangono senza neanche l'ombra di un avere. Solo una cosa è rimasta loro bene bene attaccata alle ossa: la fame. Per questo scendono giù nel Lazio dopo che il Pericle e l'Iseo è andato dal Rossoni, pezzo grosso, il quale gli ha assegnato ben due poderi uno vicino all'altro. Il 516 e il 517.Come, scusi? Se è esistita veramente la famiglia Peruzzi? No, i nomi, così come il cognome, sono inventati, ma "non esiste però nessuna famiglia in Agro Pontino - anche questo è un fatto - a cui non siano capitate almeno alcune delle cose che qui capitano ai Peruzzi". Una cosa è meglio se gliela dico subito così evita di scandalizzarsi e di sgranarmi gli occhi che manco un lemure. I Peruzzi sono fascisti. Ecco, lo sapevo che faceva così. Ma secondo lei in quegli anni c'era qualcuno che poteva anche solo immaginare che il Mussolini c'avrebbe creduto alla storia di essere davvero un uomo speciale (faceva arrivare il sole quando in occasione della fondazione delle città pioveva che Dio la mandava, le giuro) che sarebbe stato pappa e ciccia con Baffetto? Glielo dico io: manco per niente. Ai Peruzzi, così come a migliaia di coloni arrivati in Agro Pontino, era solo l'uomo che, stando al governo, aveva dato loro la terra su e con cui vivere. Non so se mi spiego: aveva tolto la terra ai ricchi latifondisti e principi romani per darle ai poveri. Lei me lo riesce a trovare un altro regime totalitario che ha tolto ai ricchi per dare ai poveri? Avoja a cercare. Come dice, scusi? Se alla fine di tutta sta pappardella il libro è meritevole di essere letto? Ma finora io ho parlato a vanvera? Ma guarda te. Canale Mussolini è un bellissimo libro. Mandi al diavolo il primo che gli dice "Eh, ma è noioso". Noioso una ceppa. Se ci si annoia coi Peruzzi allora mi viene a dire che coi Malavoglia ci si fanno le grasse risate? Quelli ti fanno gli zebedei come i sassi di Aci Trezza. Ma poi il finale è così surreale e poetico che è la chiusa migliore che si potesse desiderare per un libro coinvolgente che non ha alcuna pretesa di essere il libro definitivo sul fascismo come ho letto in giro. E' solo il libro per cui Pennacchi è venuto al mondo. E io mi sento di ringraziarlo per la storia che mi ha narrato. Come dice, scusi? Chi sono io? Quello che adesso le dà una mazzata tra capo e collo, contento? Maledetto lei e tutti i Zorzi Vila.

5 commenti:

  1. Perfettamente d'accordo
    Vale più il suo incipit che tutti i rami dei laghi di como
    P.S. Complimenti per il tuo riprodurre lo stile fluviale di don Pericle
    P. P.S. Maledeti i Zorzi Vila!

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    1. Ti ringrazio per i complimenti e maledeti i Zorzi Vila sempre ;)

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  2. Grande Pennacchi... grande uomo prima che grande scrittore! Da riscoprire e (s)coprire per chi non lo conosce ancora

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    1. D'accordissimo. Per me è un piacere sentirlo parlare. Non vedo l'ora che esca "Canale Mussolini - Parte seconda".

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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