lunedì 9 novembre 2015

Boulevard (2014) - L'ultimo film di Robin Williams

★★★½

Boulevard parla di un uomo con un segreto. Nolan (Robin Williams) conduce una vita ripetitiva tra lavoro (in banca, in odor di promozione), casa (lui e la moglie, insegnante di inglese, dormono in letti separati) e ospizio dove si reca spesso a trovare il padre colpito da un ictus al quale dà di nascosto qualche goccia di alcol per viziarlo un po'. Nolan ha lo sguardo di chi si vede passare continuamente davanti gli occhi il filmato della propria vita. Una sera tardi, mentre sta rientrando a casa, fermo al semaforo, le voci di alcune prostitute sul marciapiede lo chiamano a sé come le sirene di Ulisse. Nolan fa inversione, si avvicina a loro e avviene lo scontro con Leo (Roberto Aguire), un ragazzo che rappresenterà la spinta di voltare pagina abbandonando una volta per tutte l'ipocrisia del suo matrimonio. 

Nolan non è un personaggio memorabile, ma è la toccante e dolce interpretazione di Robin Williams a renderlo delicato, quasi eroico, tanto da entrare nel nostro cuore. Con queste parole racconta al padre ricoverato in un ospizio dell'estate in cui, a 12 anni, ha capito di essere omosessuale: "A un tratto ho sessant'anni. E' come se fossi ancora lì, come se non fosse successo niente. Come se aspettassi ancora qualcosa che mi è stato promesso quel giorno, qualcosa che non è mai successo, e questo mi fa arrabbiare. Sono seduto ancora su quella spiaggia, ho ancora dodici anni, e non è cambiato nulla e io me ne vergogno ancora". Se l'attore di One Hour Photo e Will Hunting era uno splendido attore comico, come attore drammatico, per il sottoscritto, era tra i migliori sei assieme ad Al Pacino, James Gandolfini, Kevin Spacey, Philip Seymour Hoffman e Daniel Day-Lewis. 

La regia di Dito Montiel si muove tra gli spazi urbani, viali, strade e motel, con lentezza, come si muove il protagonista della storia scritta da Douglas Soesbe. Una storia che narra una scelta ben precisa: quella di strappare il velo dell'ipocrisia al fine di vivere nella verità anche se ciò significa andare incontro al duro muro della realtà.  

Quando Nolan porta per la prima volta Leo in un motel non è per fare del sesso, ma solo per parlare con qualcuno che lo ascolti. Quando Nolan abbraccia Leo osando toccarlo con il suo corpo per la prima volta sta solamente cercando di conoscere se stesso. E' speranzosamente convinto che quella notte in cui costeggiava un viale, abbia sbattuto contro di lui per un motivo ben preciso. E' un segno del destino. Quel qualcosa che gli è stato promesso a dodici anni gli è finalmente stato donato. Nonostante abbia ormai sessant'anni può ancora ricominciare a vivere nel mondo di cui si limita ad osservarne gli elementi scorrergli dal finestrino della sua auto. 

Com'è successo con James Gandolfini nel suo ultimo film (The Drop), in Boulevard ogni parola pronunciata da Robin Williams (così come le piccole scene finali) assume il triste ruolo di un presagio. "E' finita". Con questa vita, sì. Ma s'imbocca una nuova strada e poi un'altra e un'altra ancora. Chi ti incontrerà, Robin, sarà una persona migliore, di questo ne sono certo. 

2 commenti:

  1. Cioè... ma il paragrafo finale mi ha fatto scendere la lacrimuccia T.T

    RispondiElimina
  2. Parole bellissime, Denny, per un film che sono felice che qualcuno, a parte me, abbia visto. Per me, merita tanto, tra atmosfere da Sundance che adoro, una storia delicatissima e, sopratutto, un attore immenso che sa come congedarsi con stile. E non so se per la storia di queste seconde opportunità in cui naturalmente credo, per l'infelicità del protagonista o per un'interpretazione che, come dici anche tu, sembra un presagio, ma mi ha molto commosso, sul finale.

    RispondiElimina