giovedì 17 dicembre 2015

Sense8 - Serie Tv (Prima stagione)

★★★½

Guardo più serie Tv che film in questo ultimo periodo e per fortuna tutte di qualità ottima se non eccelsa (vedasi The Leftovers, Fargo e Bloodline) e Sense8 è la penultima in ordine di visione/recupero (l'ultima, Black Mirror, mi ha fatto desiderare l'autodistruzione immediata di qualsiasi forma di tecnologia incluso il tostapane) avvenuto per la mia ammirazione nei confronti dei fratelli Wachowski i quali figurano come produttori, sceneggiatori e registi di questa serie Tv composta da ben dieci episodi. La trama è tanto semplice quanto criptica: in un casolare abbandonato una donna sta soffrendo terribilmente quando, visitata da un certo Jonas e braccata dal poco amichevole Whispers, che le appaiono sotto forma di visioni, decide di comparire agli otto protagonisti, così da attivare i loro misteriosi poteri, prima di togliersi la vita. 

Gli otto sono sparsi per il mondo e non potrebbero essere l'uno più diverso dell'altro: Will (Brian J. Smith) è un poliziotto che vive a Chicago, Riley (Tuppence Middleton) fa la deejay a Londra, Sun (Doona Bae) lavora nell'azienda di suo padre a Seoul, Lito (Miguel Angel Silvestre) è un celebre attore di film di dubbia qualità a Città del Messico, Nomi (Jamie Clayton) vive l'amore con Amanita a San Francisco, Kala (Tina Desai) sta per sposarsi con il figlio del suo datore di lavoro a Bombay, Wolgang (Max Riemelt) è uno scassinatore professionista a Berlino e infine Capheus  (Aml Ameen) fa l'autista a Nairobi. 

I folli e visionari fratelli Wachowski (quelli di Matrix e del tanto bello quanto massacrato Cloud Atlas) passano con nonchalance da una scena di orgia sensoriale in cui alcuni dei protagonisti provano un orgasmo simultaneo, tutto ciò farebbe arrossire qualsiasi regista di film a luci rosse, alla scena bellissima in cui tutti e otto rivivono, a un concerto, il momento della loro nascita. Senza contare il momento più magico dell'intera prima stagione di Sense8 ovvero quando i protagonisti cantano la medesima canzone - What's Up dei 4 Non Blondes - in una sequenza di condivisione e partecipazione che riempie il cuore (chiaro omaggio alla scena più bella di Magnolia di Paul Thomas Anderson). 

Con il proseguire delle puntate si capisce che il contesto fantascientifico è solo un pretesto per parlare di ben altro: del bisogno umano di contatto fisico e di comunicazione; della determinazione che si mette in campo per ottenere un'occasione di vita migliore; che si è esseri umani al di là del colore della pelle, della religione e della cultura d'origine; e poi dell'amore, l'amore che ci travolge e ci fa rinascere uomini migliori. 

In Sense8 ci sono spesso due persone che sedute l'una accanto all'altra parlano finendo per confidarsi paure, segreti o incontri fortunati. Eppure non l'ho mai trovato così appassionante e adrenalinico come quando avviene un dialogo tra gli otto protagonisti. Al di là delle scene d'azione (girate sempre con occhio di riguardo) e dei combattimenti coreografati con mano esperta l'adrenalina e l'interesse scorre soprattutto quando i protagonisti dialogano tra loro nello stesso luogo pur essendo lontani chilometri e chilometri di distanza. 

Tra un'incomprensione e un mistero si finisce per emozionarsi per una cosa apparentemente semplice come un padre che all'aeroporto accoglie la figlia che non vede da anni con una dolce canzone; oppure si sorride, mentre il cuore piange, quando un uomo sofferente telefona all'amore della sua vita e in lacrime gli comunica "Ho perso una pantofola... l'idromassaggio non funziona"; arrivando a provare uno strano magone durante gli ultimi minuti finali. 

Per la puntata finale i cari fratelli Wachowski sfoderano una puntata solidissima che ha tutte le carte in regola per essere la migliore dell'intera stagione: ti gonfia i muscoli per l'adrenalina e ti riempie il cuore di sentimento. Io agli 8 mi ci sono affezionato. Davvero. Sono una combriccola splendidamente assortita e non ho dubbi che la seconda stagione saprà riservarci grandi sorprese e altrettanti pericoli da affrontare. Ma quando si è un Sense8 non si è mai soli e un ostacolo incontrato sul cammino si rivela essere molto più semplice da superare. 

3 commenti:

  1. Per me, la serie più bella dell'anno. Emozionantissima e piena di umanità. E pure io nell'umanità, come dico sempre, non ci credo, ma prodotti come questo ti insegnano meglio a stare al mondo. Non vedo l'ora di rincontrare tutti i protagonisti, lo scorso anno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. *sì, vabbe'. Volevo dire il prossimo. Ci siamo capiti!

      Elimina
    2. Lo scettro di miglior serie Tv dell'anno, per me, va a The Leftovers di cui ho anche parlato (seppur Fargo sia di un livello di perfezione da spacca-mascella), ma Sense8 mi ha davvero sorpreso e appassionato tanto che anche io non vedo l'ora di rivedere i protagonisti ;)

      Elimina