lunedì 24 marzo 2014

Dogville - Un film senza pedigree

Dogville

★★

Io amo l'onestà intellettuale. Credo sia una delle doti migliori che si possano imparare (sì può, se lo si vuole davvero). Prima di aprire bocca su un argomento di cui non si sa una mina bucata è giusto informarsi e farsi un'idea propria. Questa dote vale anche per la settima arte. Quindi, prima dell'uscita italiana di Nymphomaniac di Lars Trier di cui conoscevo solo le provocazioni e uscite poco gradevoli al Festival di Cannes, ho deciso di recuperare almeno tre dei suoi lavori così da farmi un'idea che mi servirà per affrontare con intelligenza la visione del suo nuovo film.


Anni della Grande Depressione. Una giovane donna di nome Grace (Nicole Kidman) arriva nella tranquilla e solitaria città di Dogville dopo essere fuggita da alcuni gangster. Tom (Paul Bettany), figlio del medico, riunisce tutti gli abitanti nella casa della missione dove decidono di metterla in prova per due settimane alla fine delle quali sceglieranno se farla restare o cacciarla. Gli abitanti, se prima restii ad accettare i suoi servigi, divengono man mano sempre più bisognosi dei suoi favori fino a riconoscerla come parte integrante della comunità. Ma presto la sua bellezza influenzerà la buona condotta degli uomini e la crudeltà delle donne unita a ricatti e sevizie di ogni genere righerà la sua fragilità alabastrina che la spingerà nonostante tutto a perdonare fino al tragico episodio finale.


Il film è diviso in nove capitoli e un prologo.  La città di Dogville, situata tra le Montagne Rocciose, pare un set cinematografico non finito o un palco teatrale. Le abitazioni non sono altro che spazi tracciati con un gessetto bianco accompagnate da una brevissima didascalia che descrive cosa siano (tipo: panchina delle vecchiette, Via degli Olmi, miniera...) e la montagna sembra un pezzo di scenografia da recita scolastica dimenticato lì per caso. Il sole non sorge e neanche la luna. Di giorno il bianco attornia la città e il nero di notte. Noi vediamo cosa fanno tutti gli abitanti, essendo le case prive di muri e finestre. Alcuni zappano un duro pavimento; aprono porte inesistenti; non ci sono né bagni né lavandini, né camini né armadi; non c'è un municipio, non si sa se la moneta corrente sia il dollaro. Non ho visto un goccio d'acqua. E mi sono chiesto se fosse tutta una gran presa per i fondelli.


Gli abitanti di Dogville sono interpretati da un cast stellare tra cui: 
Paul Bettany: Tom,  il filosofo e scrittore di una sola frase che s'innamora di Grace.
Stellan Skarsgard: Chuck, rude contadino sposato con Vera (Patricia Clarkson), amante della mitologia greca, con sette figli a carico tra cui un nascente masochista. 
Ben Gazzara: McCay, il cieco che non esce mai di casa per non mostrarsi tale di fronte agli altri.
Philip Baker Hall: il padre di Tom, medico in pensione che a detta del figlio è il migliore nel dare giudizi. 


Dogville è una storia prettamente banale inserita in un contesto bizzarro e suggestivo (almeno nei primi minuti). Trier non riesce nell'impresa di rendere affascinante il suo film. E' come una stola ricamata che garrisce nel vento senza attrattiva. Manda avanti pedissequamente i capitoli della storia senza carica emotiva, senza una tenace creatività che spinga lo spettatore a una seconda visione esaurita la prima. 


I personaggi che abitano la città volevano essere una caricatura degli americani? o burattini usati per muovere una particolare critica alla società perbenista, puritana e altamente patriottica dell'America? Esseri banali che parlano un copione studiato. Trier non conosce com'è fatto un americano e in più la patria a stelle e strisce, da quanto mi risulta, non l'ha mai visitata per via della paura di volare. Gli abitanti di Dogville sono sospettosi, diffidenti, razzisti, opportunisti, e anche stupratori, capaci di mettere alla catena una donna e a infrangere al suolo graziose statuine di porcellana (Bree Van De Kampf deve ancora riprendersi per questo atroce gesto). 


Trier poteva benissimo creare una parabola anti-americana, e fare un ottimo film, ma non fa altro che sfociare nel grottesco più bieco e vuoto di alcun significato artistico affascinante. Per non parlare di chi affida il ruolo del gangster: a James Caan, il celeberrimo Sonny Corleone de Il padrinoIn Dogville funziona la scenografia, suggestiva senza dubbio, che però a lungo andare stanca e rende ridicoli i movimenti degli attori, ma tutto il resto mi è indifferente.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

 Titolo originale: Dogville
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Danimarca, Svezia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Finlandia, Germania, Stati Uniti d'America, Regno Unito, Giappone
Anno: 2003
Durata: 178 min (versione cinematografica italiana 138 min)
Generedrammatico
Regia: Lars Von Trier
Soggetto: Lars Von Trier
Sceneggiatura: Lars Von Trier
Produttore: Peter Aalbæk Jensen, Vibeke Windeløv, Zentropa
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Montaggio: Molly Marlene Stensgård
Musiche: Antonio Vivaldi ("Cum dederit" da Nisi Dominus, RV 608)
Scenografia: Simone Grau

Interpreti e personaggi:
John Hurt: Narratore
Nicole Kidman: Grace Margaret Mulligan
Paul Bettany: Tom Edison, Jr.
Stellan Skarsgård: Chuck
James Caan: The Big Man
Philip Baker Hall: Tom Edison, Sr.
Lauren Bacall: Ma Ginger
Chloë Sevigny: Liz Henson
Shauna Shim: June
Patricia Clarkson: Vera
Jeremy Davies: Bill
Ben Gazzara: Jack McCay
Blair Brown: Mrs. Henson
Željko Ivanek: Ben
Harriet Andersson: Gloria
Siobhan Fallon Hogan: Martha
Cleo King: Olivia
Miles Purinton: Jason

Doppiatori italiani:
Giorgio Albertazzi: Narratore
Chiara Colizzi: Grace Margaret Mulligan
Massimiliano Manfredi: Tom Edison, Jr.
Nino Prester: Chuck
Adalberto Maria Merli: The Big Man
Bruno Alessandro: Tom Edison, Sr.
Vittorio Di Prima: Jack McCay
Stella Musy: Liz Henson
Rita Savagnone: Ma Ginger
Massimiliano Alto: Bill
Lorenza Biella: Mrs. Henson
Danilo De Girolamo: Ben
Paola Giannetti: Olivia 

Denny B.






  

8 commenti:

  1. Questo è l'unico film di Von Trier che mi è piaciuto.
    Sabato sera sono riuscita ad annoiarmi durante la visione del trailer di Nymphomaniac.
    (sì, sono molto prevenuta)

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    1. Io ne ho visti tre e non me n'è piaciuto manco mezzo.
      Pensa come parto ancora più prevenuto nel vedere quella specie di porno ;)

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  2. Mi è piaciucchiato Dogville, mi ha intrigato moltissimo Le cinque variazioni e mi sono sfracassato le palle con Melancholia. Il pornazzo te lo lascio volentieri ma al posto tuo devierei decisamente su altro.. considerando che escono cinque film a settimana ormai...

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    1. L'inizio lo ammetto è intrigante, ma poi scade nel ridicolo. Venerdì pubblico la recensione di "Melancholia" ;)

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  3. Per me il miglior Von Trier in assoluto prima della completa discesa verso la schifezza degli ultimi lavori.

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    1. Per me Trier è un mediocre arrapato e vale meno del plancton.
      Se un regista veramente capace avesse avuto in mano una tale scenografia suggestiva avrebbe saputo utilizzarla e valorizzarla al meglio.

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  4. "Trier è un mediocre arrapato e vale meno del plancton"
    Ecco, per una frase simile potrei diventare ghei e chiederti di sposarmi!

    Tornando a noi, però, ti dico... questo è uno dei suoi pochissimi film ad essermi piaciuto. La storia, i personaggi, tutto è riuscito a esaltarmi, anche se ammetto che mi sarebbe piaciuto maggiormente vederlo come opera letteraria che come film.

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    1. Se tu cambiassi gusti in fatto di attrici potrei anche pensare di dirti di si.

      L'inizio è spiazzante e suggestivo, ma è tutto il resto che cola a picco in una critica all'America sterile e banale.
      Magari letterariamente avrebbe potuto funzionare, lo credo anch'io.

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