mercoledì 12 marzo 2014

Zoran, il mio nipote scemo - Opera prima di Matteo Oleotto

Zoran, il mio nipote scemo

Fonte foto: www.movieplayer.it
In un piccolo paese della provincia di Gorizia vive Paolo Bressan (Giuseppe Battiston), un uomo robusto che ama il vino, odia lavorare, non che si ammazzi di lavoro comunque, e passa il tempo in una cantina in compagnia degli amici e a casa sua dove continua a bere vino e la domenica mangia sempre da Alfio (Roberto Citran), marito della sua ex Stefanja (Marjuta Slamic), fabbricante di uccelli in legno nonché bersaglio dei suoi atti vandalici. Improvvisamente Paolo riceve la notizia della morte della sua zia slovena Anya Kovac che gli ha lasciato un cane di ceramica e non solo; infatti gli viene affidato Zoran (Rok Prasnikar) in attesa di essere trasferito in un istituto, un ragazzo estremamente timido che parla usando vocaboli forbiti e che ha un talento particolare: riesce sempre a colpire il centro di un bersaglio con una freccetta. Talento che non passa inosservato.



Zoran, il mio nipote scemo è l'opera prima di Matteo Oleotto, pellicola presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, distribuita con il contagocce in pochissime sale italiane ed è inutile dire che dalle mie parti non ve n'è stata traccia e solo pochi giorni fa sono riuscito a recuperare il film con curiosità dopo aver letto recensioni positive da tre miei stimati colleghi. 


Un anziano signore visibilmente ubriaco è seduto al tavolo di quella che si presume sia un'osteria e racconta di un automobilista che davanti a lui a un incrocio dopo aver visto il semaforo diventare giallo, rosso e verde continua a non muoversi. Il signore finisce il racconto dicendo "Così gli ho urlato: guarda che i colori sono finiti, ti muovi o no?" e dall'altra parte del tavolo non riceverà risate o accenni di consenso: perché non c'è nessuno. La luce del sole entra dalla finestra e dopo averlo illuminato diventa la strada dove un furgone giallo si sta dirigendo chissà dove. Intanto la musica è quella di un coro di alpini. L'inizio di Zoran, il mio nipote scemo è bello quanto una vigna illuminata dagli ultimi raggi del sole che tramonta dietro l'orizzonte visibile. 



Continuando facciamo la conoscenza di un omone con barba e capelli lunghi che si ferma all'entrata di una proprietà e presa una pietra la lancia contro l'abitazione prima di fuggire in osteria dove gioca a dama con i bicchieri di vino al posto delle pedine e lascia come paga un suo credo "La dama la devi sentire dentro". Quest'uomo che si rifugia a casa di un suo amico dopo aver scorto la polizia stradale appostata dietro un albero (ha la patente scaduta) è Paolo Bressan, interpretato da un bravissimo Giuseppe Battiston, uno dei pochi attori italiani che stimo per il suo sincero e umile talento.


Paolo Bressan è un uomo cinico, opportunista, acido come uno yogurt scaduto, egoista, alcolizzato e risoluto. Per lui i sentimenti delle persone non contano: gli anziani per i quali prepara il cibo assieme a un suo collega balbuziente (che prende puntualmente in giro) sono "morti, ma nessuno gliel'hanno ancora detto" e puzzano anche un po'; Alfio è un povero sfigato che fabbrica uccelli di legno sposato con l'ex che lui ama ancora e a cui ruba un paio di mutandine rosa. Non è capace di essere gentile: quando incontra per la prima volta Zoran non riesce a trattenersi dal chiedere "Ma è scemo?", lo chiama imperterrito Zagor, gli intima di stare muto e lo lascia come un pacco postale alla cantina e che non beva null'altro che un bicchiere d'acqua perché non ha nessuna intenzione di pagare consumazioni extra. Quando però viene a conoscenza del talento di Zoran non si fa scrupoli a mostrarlo come campione in un bar sloveno e a sfidare i campioni che perdono non solo la sfida e la credibilità, ma anche un bel po' di prosciutti e forme di formaggio.


Zoran, il mio nipote scemo ricorda Rain Man, ma a differenza del famoso (e brutto) film americano Zoran non resta il sottomesso e timido scemo che non crescerebbe nemmeno cibandolo di chili di fertilizzanti: conosce la dolcezza del bacio di una ragazza, protagonista di un siparietto che mi ha fatto alquanto sorridere ("Vuoi diventare il mio fidanzato? E' facile: ci baciamo, quando siamo lontani ci mandiamo dei messaggini e al compleanno ci facciamo il regalo"), conosce l'ira degli uomini stufi di sopportare angherie, e alla fine è un giovane ragazzo che preferisce stare con il suo burbero zio e ad aiutarlo a guarire dal gomito del bevitore e che muto non ci sta più. Perché "El vin xè la salute, l'acqua xè il funeral". Perché Zoran dopo vari tentativi di colpire lo spicchio del bersaglio ha fatto centro: è riuscito a colpire quello spicchio di Paolo dove risiede un po' di umanità, coerente nel suo essere uno stronzo, uno di quelli che ci piacciono, privi di alcuna falsità sorridente.




Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Zoran il mio nipote scemo
Lingua originale: italiano
Paese di produzione: Italia, Slovenia
Anno: 2013
Durata: 103 min
Generecommedia
Regia: Matteo Oleotto
Soggetto: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Matteo Oleotto
Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Matteo Oleotto
Produttore: Igor Princic
Produttore esecutivo: Ognjen Dizdarevic
Casa di produzione: Staragara, Transmedia, Arch Production
Distribuzione (Italia): Tucker Film

Interpreti e personaggi:
Giuseppe Battiston: Paolo Bressan
Rok Prasnikar: Zoran
Roberto Citran: Alfio
Marjuta Slamic: Stefanja
Riccardo Maranzana: Ernesto
Teco Celio: Gustino
Doina Komissarov: Anita

Denny B.




4 commenti:

  1. Film davvero carino, con un sempre eccellente Battiston.

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  2. Ti sei perso, qui. Nota che a me questo film incuriosisce tantissimo e me lo sono perso di un soffio in sala.Ancora non lo trovo, e a te t'è uscita una narrazione compita e moraleggiante ma poco personale ed analitica.. In sostanza, te, che ne pensi 8 a parte l'elegia dolcissima sulla scena iniziale) ?

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    1. È un film ben fatto e ben recitato, per essere un'opera prima. Non è indimenticabile, la trama può sembrar niente di che, ma non dimentichiamo una cosa: autori italiani se ne contano sulle dita di una mano, di film italiani dignitosi, con quel quid in più, ne escono davvero pochi e poi magari quando lo sono lì distribuiamo col contagocce.
      A me ha lasciato una buona sensazione, come dopo un pranzo.

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