venerdì 23 gennaio 2015

La teoria del tutto

La teoria del tutto

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Nel 1963 il giovane Stephen Hawking (Eddie Redmayne) è uno studente di cosmologia dell'Università di Cambridge che sta cercando un'equazione in grado di spiegare la nascita dell'universo. A una festa conosce Jane Wilde (Felicity Jones), una studentessa di lettere, ed entrambi rimangono colpiti l'uno dall'altra. Ma la loro storia d'amore verrà ostacolata dalla comparsa della malattia degenerativa di Stephen che lo porterà mano a mano a perdere il controllo delle principali funzioni motorie. Ma l'amore vince su tutto, come si dice, e Stephen e Jane affronteranno insieme la malattia. 


Eccoci a una nuova puntata di "Come confezionare un film che faccia incetta di nomination agli Oscar". Prendete una storia drammatica - se riguarda un genio della scienza quale Stephen Hawking è preferibile - aggiungeteci l'amore che è un po' come l'olio extravergine, non manca mai, mettete il tutto su di un piatto colorato come l'arcobaleno e infine fate sì che una mano registica furba sparga, come pepe, inquadrature morbose e che la mano degli sceneggiatori grattugino sopra il piatto le teorie di Hawking riducendolo a un unico e svolazzante coriandolo: "Finché c'è vita c'è speranza". E finché c'è l'Oscar c'è chi desidera acchiapparlo. 


La teoria del tutto, ennesimo biopic di quest'anno dopo Big Eyes, American Sniper The Imitation Game, è una soap opera zuccherosa di due ore i cui cliché - in questo caso pescati dalla vita reale dei due protagonisti - li si può prevedere con mezz'ora di anticipo: colpo di fulmine tra Stephen e Jane durante una festa universitaria. La aspetta fuori dalla chiesa e la invita a pranzo assieme alla famiglia al cui cospetto invita Jane al ballo di fine anno che si svolge tra giostre, palchi di ballo, e sparuti fuochi d'artificio che fanno capolino dalle guglie del complesso architettonico di Cambridge dove, su un ponte illuminato, i due innamorati chiudono la serata con un bacio. I primi vagiti della sua teoria su... cosa? vanno di pari passo con i sintomi della sua malattia degenerativa che uccide le cellule del cervello che controllano le principali azioni motorie e che lo porteranno alla morte in due anni scarsi (cosa che non avviene).


La regia del documentarista James Marsh risulta beffarda quando inquadra le ruote della bicicletta e le gambe dei vogatori e morbosa invece quando fa i primi piani dei piedi storti, le mani artritiche e le rotelle della carrozzina di Stephen Hawking (un Eddie Redmayne convincente). Si dimostra inadeguato a dirigere un film che tratta in maniera del tutto ordinaria la vita di un genio della fisica che con le sue teorie ha portato all'arricchimento del pensiero scientifico. Cos'è la teoria del tutto da cui prende il titolo?


Il film non lo specifica. E' tanto lineare quanto tremendamente convenzionale. Invece di focalizzare l'attenzione sulle teorie - esponendole in un linguaggio adatto per noi non addetti ai lavori - si preferisce schiacciarle sotto le rotelle per concentrarsi sul decorso della sua terribile malattia e sulla love story che non emozionerebbe neanche il più empatico degli spettatori. 



All'inizio si fa riferimento alla sua intenzione di formulare un'equazione che spieghi l'origine dell'universo poi sull'origine e fine del tempo, in seguito dimostra senza alcun calcolo che se una stella sparisce in un buco nero poi esso stesso sparisce e infine confuta entrambe le teorie con cui ha ottenuto il dottorato dicendo che l'universo non ha confini quindi non ha né inizio né fine. E neanche questo strazio di pellicola sembrerebbe non avere una fine. E il messaggio finale "Finché c'è vita c'è speranza" pronunciato da Hawking durante una conferenza americana sul Tempo - i personaggi non invecchiano mai, quindi credo abbiano scoperto un aggeggio che riavvolga il tempo, oppure, più probabile, ciò è il risultato del regista negligente - è di una banalità sconcertante. La teoria del tuttoennesimo prodotto confezionato, è un buco nero che inghiottirà il vostro tempo lasciandovi con due ore in meno da spendere in attività più producenti. Salvatevi.


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: The Theory of Everything
Lingua originale: inglese, francese
Paese di produzione: Regno Unito
Anno: 2014
Durata: 123 min
Generebiografico, drammatico
Regia: James Marsh
Soggetto: Jane Wilde Hawking (biografia)
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Produttore: Tim Bevan, Eric Fellner, Lisa Bruce, Anthony McCarten
Casa di produzione: Working Title Films
Distribuzione (Italia) : Universal Pictures
Fotografia: Benoît Delhomme
Montaggio: Jinx Godfrey
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Scenografia: John Paul Kelly
Costumi: Steven Noble
Trucco: Jan Sewell

Interpreti e personaggi:
Eddie Redmayne: Stephen Hawking
Felicity Jones: Jane Hawking
Emily Watson: Isobel Hawking
Charlie Cox: Jonathan Hellyer Jones
David Thewlis: Dennis William Sciama
Harry Lloyd: Brian
Adam Godley: Senior Doctor
Maxine Peake: Elaine Mason
Simon McBurney: Frank Hawking
Enzo Cilenti: Kip Stephen Thorne
Charlotte Hope: Philippa Hawking
Tom Prior: Robert Hawking
Frank Lebœuf: dottore svizzero

Doppiatori italiani:
Davide Perino: Stephen Hawking
Valentina Favazza: Jane Hawking
Gianfranco Miranda: Jonathan Hellyer Jones
Angelo Maggi: Dennis William Sciama
David Chevalier: Brian

Franco Mannella: Frank Hawking

Denny B.



7 commenti:

  1. Redmayne vincerà sicuramente l'Oscar per il miglior attore (me l'ha rivelato Socrate, figlio di Sofronisco, apparsomi stanotte)
    il film non vincerà una beata minchia


















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    1. Basta vedere il vincitore del SGA Awards e avremo il vincitore dell'Oscar. Per quanto mi riguarda credo che l'Oscar andrà a Michael Keaton.

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  2. Abbiamo scritto all'incirca le stesse cose, quasi in contemporanea... ovviamente sono d'accordo al 100% : film banale, ruffiano, subdolamente ricattatorio, perfetto per concorrere all'oscar!

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  3. Che non si specifichino le teorie mi va quasi bene (ammetto, era la parte che mi interessava meno dato che a scuola in fisica mi segavano sempre) però se si decide di optare per il resto che almeno lo si faccia bene. 'sto film è una cacca proprio.

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    1. A me sarebbe piaciuto sapere nello specifico quale contributo ha dato Hawking alla fisica (ora lo so ma dopo aver letto in giro) invece di sorbirmi due ore di telenovela.
      L'hai detto: è una cacca proprio.

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  4. Essendo tratto dalla biografia della moglie era assurdo sperare in un "approfondimento" for dummies dei lavori del fisico; a me regia e interpreti sono piaciuti molto ma fuori dalla confezione di lusso effettivamente è un filmetto scritto a tavolino per l'Oscar...

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