lunedì 7 settembre 2015

Profondo Rosso (1975)


★★★★


Alla vigilia di Natale, il clima di apparente serenità dato da una nenia innocente e dall'albero decorato in un angolo ai cui piedi i regali aspettano di essere scartati, viene stravolto dall'ombra su un muro che  ne accoltella un'altra e con il conseguente coltello insanguinato cadere ai piedi di un bambino. 
Come prologo non è male. 
Cambio di scena: siamo in un congresso di parapsicologia tenuto in un teatro di Roma. Helga Ulmann (Macha Méril), celebre sensitiva, avverte, con tremende scosse emotive, la presenza di un assassino in platea che ha ucciso una volta e tornerà a uccidere di nuovo. Con una soggettiva adottiamo lo stesso sguardo del fantomatico assassino che si alza dalla sedia e raggiunge il bagno del teatro che è incredibilmente sporco, con i vetri talmente incrostati che non si riesce a vederne il volto. "Si sente bene?" domanda un uomo. Silenzio. La sensitiva, dopo aver esposto i suoi dubbi e le sue paure al prof. Giordani (Glauco Mari), torna a casa, ignara che l'assassino l'abbia seguita e che sia pronto a scatenare la sua inaudita violenza su di lei. 

Con Profondo Rosso - doveva chiamarsi La tigre dai denti a sciabola, grazie a Dio non fu così, ma dopo che ad Argento gli venne in mente il bellissimo titolo, i produttori hanno insisto per un po' su Rosso Profondo - il regista che mi ha stravolto ed entusiasmato (e terribilmente inquietato) con Suspiria si lascia alle spalle una volta per tutte la cosiddetta Trilogia degli Animali e si immerge nell'(in)esauribile fonte dell'horror dimostrando quello che era in grado di partorire la sua mente tanto geniale quanto perversa e che ora pare aver perduto per sempre (?) la distorta via dell'horror. Era il 1975. Ciò che il pubblico e i critici vedevano era innovazione, un gusto tutto particolare per gli omicidi, 

Ad Argento non interessa viaggiare sui binari del giallo - anche perché deraglierebbe senz'altro andando a rileggere, a mente fredda, la sceneggiatura - infatti straccia in gran parte il biglietto per quel treno gettandosi su quello dell'horror/thriller che lo porta a focalizzarsi di più sullo stravolgere lo spettatore con omicidi di una violenza inaudita, orchestrati con una mano sapiente e ispirata, e a mettere in tensione estrema i nervi con scene di una suspense quasi hitchcockiana tramite le soggettive e l'uso del montaggio. E pensare che il volto dell'assassino è ben visibile in uno specifico fotogramma nei primi quindici minuti di film. Neanche a dire che dopo i titoli di coda ho riavviato il film andando a vedere se, effettivamente, si vedeva, e la scoperta mi ha addossato brividi aggiuntivi non compresi nel prezzo. Bastava guardare in quella direzione e ci saremmo risparmiati la paura provata in seguito. 

In tutto questo il regista - le nostre coronarie ringraziano - inserisce delle scenette con David Hemmings e Daria Nicolodi le quali, pur essendo frivole e sciocche, interrompono il flusso costante di suspense e tensione che altrimenti avrebbe rischiato seriamente di mettere in allerta la salute di chi sta guardando la pellicola. Chissà se negli anni della sua uscita al cinema qualcuno in sala non si sia sentito male e abbia provato a uscire guardandosi le spalle per paura di ricevere una coltellata dal nulla. Credo che la scena del pupazzo - realizzata da Carlo Rambaldi - mi abbia tolto di netto dieci anni di vita. Sicuramente il mio omicidio preferito di Profondo Rosso, il vostro qual è, invece?

Se Suspiria mi ha inquietato, Profondo Rosso mi ha messo paura. Quell'occhio che appare all'improvviso squarciando il buio dell'armadio me lo sogno la notte e l'ascensore non lo prenderò per un paio d'anni. Come ha fatto Dario Argento - così come dicono i bene informati - a non raccapezzarsi più nel labirinto dei suoi orrori? Che abbia perso il filo di Arianna oppure l'età e il peso degli anni hanno fatto sentire prepotentemente la loro pesantezza?  L'ultimo punto non è più una giustificazione accettata da quando George Miller ha diretto quella bomba di Mad Max: Fury Road ergo ripjiate. 

2 commenti:

  1. Grandissimo film davvero.
    Non lo rivedo da anni, ma potrei ripescarlo: peccato che, con il tempo, Argento si sia completamente perso.

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  2. Un classicone, tanto che è impossibile valutarlo obiettivamente. Ma comunque riesce ancora a mettere paura.
    Peccato che Argento si sia perso in un tunnel senza fine...

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