★★★★
"If it doesn't fit, you must acquit"
Senza star qui un anno ad arringare manco fossimo dentro un'aula di tribunale il mio verdetto su American Crime Story - The People v. O. J. Simpson è presto detto: la serie Tv prodotta e diretta da Ryan Murphy (creatore di quelle ciofeche di American Horror Story, Glee e Scream Queens) è tra i migliori prodotti seriali dell'anno. Tutti almeno una volta avranno sentito parlare di O. J. Simpson, giocatore di football professionista nonché attore di spot e film quali Una pallottola spuntata, che il 12 giugno del 1994 fu accusato del duplice omicidio della sua ex moglie Nicole Brown Simpson e del cameriere Ronald Goldman. Da quel giorno partì un processo che tenne incollato agli schermi l'intero popolo americano fino al verdetto avvenuto il 3 ottobre del 1995. Il cast è superbo: Cuba Gooding Jr., pur non essendo affatto somigliante al vero O. J., restituisce il vivido ritratto di un uomo abituato a essere venerato; e che quando la sua immagine viene messa in discussione, sembra uscire da se stesso, sempre in cerca del più flebile barlume della sua celebrità. Sarah Paulson, che interpreta Marcia Clark, determinata procuratore distrettuale divisa tra lavoro e i figli di cui vuole ottenere la discussione esclusiva dall'ex marito, dà il suo meglio in coppia con Sterling K. Brown (Christopher Darden): quando sono al tavolo dell'accusa, e ascoltano i discorsi della difesa, nei loro occhi appare il tarlo dell'angoscia e del dubbio. La voce di Brown, poi, è tra le più calme e affettate che abbia mai sentito. John Travolta invece è Robert Shapiro, avvocato dei vip, tipo borioso e dai gesti calcolati. David Schwimmer (il Ross di Friends) è Robert Kardashian, amico fraterno di O. J., uomo dalla personalità appannata e dalla verve di un lombrico, che durante il processo inizia a dubitare dell'innocenza del suo amico. Infine c'è lo straordinario Courtney B. Vance che interpreta l'orca assassina Johnnie Cochran, avvocato sanguigno e teatrale in aula quanto uomo banale e con scheletri nell'armadio nella sua vita dietro i riflettori. E' incredibile come un processo per duplice omicidio si sia trasformato in un processo razziale contro la polizia razzista di Los Angeles. "Bianchi che incolpavano un nero famoso di omicidio? Sempre la stessa storia. Basta che un nero faccia successo perché i bianchi si sentano minacciati e infastiditi". Io mi chiedo come abbia fatto la black community a sentirsi rappresentata da un'idiota come O. J. Simpson. Un uomo di talento sportivo innegabile che non era diverso dai bianchi: feste di lusso, droga, escort, eccessi. E violenza domestica. Scene drammatiche come le lacrime del padre di Ron Goldman di fronte a Marcia Clark, l'abbraccio di Chris Darden alla famiglia delle vittime, sono di un'umanità devastante. American Crime Story, prendendo in esame uno dei processi più famosi della storia, porta alla luce le ennesime mele marce dal cesto degli Stati Uniti d'America ovvero il razzismo e la corruzione dilagante nel dipartimento di polizia di Los Angeles, gli avvocati pavoni dalle parcelle dorate che si esibiscono in aula proprio come degli attori sul set e che utilizzano la carta della razza per annebbiare il giudizio del popolo, l'attenzione morbosa dei mass media verso le facezie (come l'antiquata pettinatura del procuratore distrettuale Marcia Clark) e il sessismo. Uno show da recuperare senza indugi.
★★★½
P.s. Finale di stagione shocking.
★★★
Purtroppo, a me questo Jane The Virgin ha annoiato tanto. Stagione senza guizzi. Per fortuna, è riniziato il trash che vorrei: Devious Maids. Guilty pleasure molto, molto guilty. Il primo devo recuperarlo: ho visto il pilot, mi era piaciuto pure, e niente. Mi sò scordato. :)
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