venerdì 22 luglio 2016

Il Post (it) #4: Penny Dreadful (Stagione 3), Veep (Stagione 5), Game of Thrones (Stagione 6)

★★★★

Forse è stata la serie Tv più sensuale ed elegante degli ultimi tre anni. Penny Dreadful si è sempre differenziata dagli altri prodotti della serialità americana per toni, ambientazioni, dialoghi, costumi e temi trattati. Eva Green è semplicemente Penny Dreadful. La sua Vanessa Ives ci ha fatto compagnia tre anni e nella sua lunga battaglia contro le forze del male abbiamo avuto l'occasione di ammirarne la fede tenace, la volontà di vivere una vita normale senza più lotte con i demoni. Su tutto l'ottimo cast spicca Rory Kinnear. La creatura che il dottor Frankeinsten strappa dall'abbraccio gelido della morte e che da allora non trova più conforto tra gli uomini, che lo ripudiano per il suo aspetto, e si affida all'universale musicalità della poesia. E poi quest'anno John Logan firma uno degli episodi più belli mai scritti. L'episodio 4 intitolato A Blade of Grass vede due attori in scena all'interno di una stanza foderata di cuscini e basta, stop. Tutto il resto è dialoghi poetici, prove attoriali straordinarie e una regia completamente al loro servizio. Il creatore/produttore/sceneggiatore John Logan ha raccontato le vite di diversi personaggi della Londra ottocentesca (alcuni facenti parte della letteratura come Dracula, Victor Frankeinstein e la sua Creatura, Dorian Grey, il dottor Jekyll e Mr. Hide) mostrandoci i loro desideri più torbidi, i rimorsi che rosicchiano i cuori, i sogni inghiottiti dalla nebbia, i progetti più oscuri e pericolosi, le colpe che pesano sulle anime tormentate, sempre con un tocco elegante e un tatto sensibile che ha contraddistinto la serie in questi tre anni. Penny Dreadful, con la sua fotografia glaciale e le macabre vicende fatte di sangue, ossa, carne, miti e leggende, è stata un raggio di sole nella serialità americana che non si scorderà mai. Con l'episodio nove di questa terza stagione si è messa la parola fine a questa raffinata creatura che proprio come Dorian Grey sarà sempre qui quando torneremo a posarci sopra lo sguardo. Per sempre. 

★★★★

Veep. La vicepresidente Selina Meyer ne ha fatta di strada (e di papere, soprattutto). E' arrivata sulla vetta della politica andando a poggiare le terga sulla poltrona dello Studio Ovale sempre attorniata dal suo irresistibile staff. Ma la sua presidenza poteva mai scorrere tranquilla senza impedimenti e pasticci? La risposta è semplice: no. Ed ecco che alla fine della brillante quarta stagione avviene un pareggio alle elezioni presidenziali. E mo' che si fa? Ma mi sembra ovvio: si cerca di stare attaccati alla poltrona con le unghie, con i denti, con i capelli, con qualsiasi cosa a disposizione. Senza farla troppo lunga (e assurdamente noiosa), si sono superati. Pur non essendo più showrunner, Armando Iannucci, affidando la sua creatura nelle mani di David Mandel & Co., ha semplicemente compiuto la miglior scelta possibile perché questa quinta annata di una delle migliori serie Tv in circolazione è stata esilarante, fulminante e, con gli ultimi due episodi, coraggiosissima. House of Cards - che si è contraddistinta con una quarta stagione apprezzatissima dal sottoscritto - non avrebbe mai l'ardire di percorrere la strada imboccata a testa alta da Veep nell'ultimo sconvolgente episodio. Sinceramente mi corre un brivido o due a pensare a cosa potrà venir fuori dalla sesta stagione. Non vedo l'ora. 


½

Non se ne può sinceramente più. Gli sceneggiatori di Game of Thrones dovrebbero essere presi assieme a quelli di The Walking Dead e messi su un treno direzione inferno, inferno città, senza possibilità di ritorno. Mandano in vacca storyline solo perché non hanno la più pallida idea di come farle proseguire (vedasi Dorne), assumono un attore del calibro di Ian McShane facendolo recitare per un solo episodio peraltro in un ruolo marginale (citiamo anche Max Von Sydow nei panni del Corvo con Tre Occhi), terminano quasi tutti gli episodi con sti cazzo di draghi e con Downerys che si è messa a fare comizi elettorali come una Donald Hilary Trump qualsiasi, scrivono ad minchiam i personaggi (Cersei ridotta a tre battute in croce, Jaime, ormai promesso alla bidimensionalità, l'hanno rovinato) salvo poi inserire una giovanissima Lyanna Mormont la cui giovanissima attrice caga in testa a mezzo cast di sfaticati. Tolta la scena di Hodor, il nono episodio tutto sommato ben diretto (nella media mediocre si fa anche in fretta) e con dei graditi omaggi a Il signore degli anelli, e i minuti iniziali del finale che precedono la grande esplosione di Slurm (non ho saputo resistere, scusate), con la sesta stagione Game of Thrones conferma di essere portatrice sana di sciatteria la cui attenzione che le viene data non solo dal pubblico, ma dalla giuria carampana degli Emmy Awards, i quali hanno ormai la credibilità di un Telegatto qualsiasi, è completamente e sonoramente immeritata. L'unica speranza? Che Georgione nostro finisca presto la saga cartacea mettendo ordine nel guazzabuglio creato da questi incompetenti.

1 commento:

  1. Che cosa NON è Penny Dreadful? Magnifica. Il finale abbastanza indegno, secondo me.

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