giovedì 25 luglio 2013

Cena tra amici: il bambino lo chiameremo Denny B.

Cena tra amici

★★★½

Pierre: "Qui abbiamo due bottiglie di vino… 
quale iniziamo per prima?"
Vincent: "Dipende…"

Pierre: "Da cosa?" 

Vincent: "Se lo dobbiamo bere o 
dobbiamo sciacquarci le mani!"


E' ufficiale: i francesi ormai sono molto più bravi di noi a fare film. Ciò mi fa male, sapete la mia non simpatia per i nostri vicini, ma è la verità. Nel 2012 uno dei film drammatici più notevoli era Nella casa, francese, invece la commedia più divertente e più originale era Cena tra amici, francese. Facciamoci una domanda e diamoci una mossa.



Vincent (Patrick Bruel) è un quarantenne agente immobiliare di successo che si reca a cena da sua sorella Elizabeth (Valérie Benguigui) e suo cognato Pierre (Charles Berling), entrambi professori e genitori due figli: Apollin e Myrtille. Li raggiunge Claude (Guillaume de Tonquedec), loro amico d'infanzia e trombonista in un'orchestra sinfonica. Mentre aspettano l'arrivo di Anna (Judith El Zein), la moglie di Vincent, quest'ultimo fa un annuncio importante: presto avranno un bambino. E il nome che gli daranno sarà: Adolphe.


"No ma vi rendete conto che l'ha ammesso?"
Chi ha il compito di tradurre i titoli dei film forse non è a conoscenza che in francese Le Prènome vuol dire Il Nome: e allora, tu, sì, proprio tu che devi distribuire il film nelle sale cinematografiche italiane perché me lo traduci con Cena tra amici che non c'entra un beneamato Camambert di niente? Non solo le prènome è l'argomento che da il via alla cena, ma se notate nei titoli di testa i cognomi di coloro che hanno partecipato alla realizzazione del film sono omessi: questo è un tocco raffinato, ma tu cosa vuoi saperne.


La tipica reazione all'ennesimo rimprovero sulla traduzione
dei titoli dei film.
Cena tra amici è una commedia intelligentissima, il meccanismo della serata - i rancori, le verità scomode che fuoriescono da ogni personaggio, sibilanti e affilati - è perfetto, poi è raffinata (i ragionamenti successivi a uno sfogo non sono mai campati in aria), colta (riferimenti alla letteratura, alla storia), e recitata benissimo (uno su tutti Patrick Bruel), ma sopra ogni cosa è divertentissima. Non mi capitava da mesi e mesi di ridere a crepapelle, di dovermi tenere la pancia col rischio di correre in bagno e usufruire della bianca porcellana, ancora scosso dalle risate. Io mi pongo la stessa domanda che si è posta la mia collega, nonché amica (le voglio troppo bene per considerarla solo una collega preparata) Valentina Orsini: come mai non ci è venuta a noi un'idea simile? 


"Tra l'essere e il non essere io scelgo di mandarti a quel pays."
Ricordiamoci che i francesi sono gli stessi che hanno fatto Giù al Nord, un film basato sulla discrepanza tra Nord e Sud. Nord e Sud? in Francia? Quando ancora oggi qui in Italia quelli del Nord vengono visti in un modo da quelli del Sud, e quelli del Nord in un altro da quelli del Sud? Assurdo. Ci siamo svegliati un anno dopo decidendo di fare quella porcata di Benvenuti al sud, un remake di un originale, cosa per cui i francesi ci rideranno dietro per anni. Ma non poteva venire a noi un'idea simile a quella di Cena tra amici? Immaginatevi in una famiglia milanese della medio borghesia una coppia che decidesse di chiamare suo figlio Benito. Questa sarebbe l'idea più "originale", ma conoscendo i nostri sceneggiatori sceglierebbero come nome Gennaro o Ciro, così tanto per marcare ancora di più il razzismo stupido e inutile che intercorre tra Nord e Sud. E poi non credo che sarebbero riusciti a creare un'opera così intelligente, scritta a quattro mani da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte il cui film in questione è un adattamento cinematografico a un loro lavoro teatrale. 


"E così Sylvia Plath sarebbe una poetessa?
Mon chère, tu es un cojon!"
I personaggi del film sono tutti perfettamente caratterizzati, possiamo persino riconoscerci in uno di essi: c'è Vincent, l'uomo di successo, quello con il SUV, di destra, non borioso e saccente, ma simpatico, burlone, e con la battuta sempre a portata di bocca, che lancia frecciate contraccambiate prontamente da Pierre, colto, che indossa velluto a coste tutto l'anno, che non trova mai le cose quando le cerca, ma che sta troppo poco coi figli (il maschio che va periodicamente da uno psicologo infantile, e la femmina, deliziosa ninfetta di dodici anni che legge Madame Bovary), come gli dice sua moglie Elizabeth, per gli amici Babou, maestra che crede fermamente nell'insegnamento, che si perde ogni volta la parte saliente della conversazione perché vuole che in tavola sia servito un pranzo coi fiocchi, e che si confida sempre con il suo migliore amico, fin dall'infanzia, Claude, forse un po' effeminato, però calmo, paziente con tutti, sembra che nulla possa smuoverlo dalla sua accesa posizione neutrale. Io credo di essere un misto tra Vincent e Pierre: burlone, simpatico, riflessivo, che pesa le parole, sufficientemente colto, ma non sono un uomo di successo come Vincent, e se avessi due figli passerei più tempo possibile con loro, sicuro. 



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):


Titolo originale: Le Prènom
Paese di produzione: Francia, Belgio
Anno: 2012
Durata: 109 min
Genere: commedia
Regia: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Soggetto: Matthieu Delaporte
Sceneggiatura: Matthieu Delaporte
Produttore: Dimitri Rassam, Jérôme Seydoux
Casa di produzione: M6 Films, TF1 Films Production, Nexus Factory, Chapter 2 et Pathé
Distribuzione (Italia): Eagle Pictures
Montaggio: Célia Lafitedupont
Musiche: Jérôme Rebotier
Costumi: Anne Schotte

Interpreti e personaggi:
Patrick Bruel: Vincent
Valérie Benguigui: Élisabeth
Charles Berling: Pierre
Guillaume de Tonquedec: Claude
Judith El Zein: Anna
Françoise Fabian: Françoise
Yaniss Lespert: Fattorino pizza da asporto
Miren Pradier: Infermiera
Alexis Leprise: Apollin
Juliette Levant: Myrtille
Bernard Murat: L'ostetrico

Denny B.










2 commenti:

  1. è stata una delle prime recensioni che ho fatto sul mio blog ^^ mi piacque tanterrimo!

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