S1m0ne
★★★ ½
Victor Taransky (Al Pacino) è un regista che dopo tre insuccessi freschi alle spalle, tanto che anche la moglie produttrice lo ha lasciato, viene avvicinato un giorno da Hank Aleno, un esperto informatico che gli propone di fare un film insieme utilizzando una sorta di realtà virtuale, ma Victor non accetta. Pochi giorni dopo però Hank muore per via di un tumore all'occhio e Victor riceve dal suo avvocato un pacco contenente un software in grado di creare un personaggio virtuale. Ed è così che Victor crea una donna bionda bellissima di nome Simone (Rachel Roberts) che fa esordire in un film diretto da lui. Il film è un successo e i media e il pubblico vogliono vedere dal vivo questa Simone, ma Viktor riesce a mantenere il segreto inventandosi via via scuse fino a quando il regista non comincerà a provare odio per la sua stessa creatura.
S1m0ne, scritto, diretto e prodotto da Andrew Niccol (sceneggiatore del capolavoro The Truman Show) è una satira apparentemente comica sullo star system hollywoodiano e sul cinema in generale che ha il sapore della premonizione: se non ci fosse stato questo film forse The Congress e il magnifico Her non sarebbero esistiti o quantomeno avrebbero il primato di essersi posti domande sulla differenza tra attore reale e virtuale e sul futuro del mezzo cinematografico, non più bisognoso di persone n carne e ossa, e anche sull'amore nei confronti di ciò che non potremo mai toccare con mano fremente. Il virtuale che tenta di sopperire al nostro bisogno insanabile di realtà concreta.
Victor Taransky, due volte candidato all'Oscar per il miglior documentario, è reduce da tre flop clamorosi che hanno portato la moglie nonché produttrice a chiedere il divorzio e a non finanziare più il film a cui Victor sta lavorando quando l'attrice protagonista pianta in asso il regista da un giorno all'altro. Una sera Victor viene avvicinato da uno strano tizio con una benda sull'occhio, Hank, che gli comunica l'amore per i suoi film e l'intenzione di farne uno assieme a lui utilizzando attori virtuali. Il regista, credendolo un invasato, si allontana seppur Hank gli confessi di avere poco tempo da vivere. Pochissimi giorni dopo Victor riceve un pacco da Hank, morto per un tumore all'occhio, che contiene un software curioso che permette a Victor di creare una donna virtuale bellissima, Simone (Simulation One), il cui debutto sul grande schermo avviene mesi dopo nella parte che era dell'attrice capricciosa che lasciò il film a metà riprese.
Il film riscuote un enorme successo e i media e il pubblico impazziscono letteralmente per Simone. Tutti vogliono vederla, intervistarla, toccarla, fotografarla. Ma ogni cosa a suo tempo. Presto Victor svelerà al mondo che Simone non esiste. Così facendo spera di riuscire a dimostrare che gli attori non sono nulla, che non sono altro che creta nelle mani di Dio ovvero il regista. Sarà la fine del divismo; dei divi che impongono al regista le inquadrature che premiano i loro volti; che possono lasciare un film a metà solo perché la loro roulotte è più bassa di mezzo centimetro rispetto a un'altra. Tutto questo finirà. Si tornerà ai vecchi tempi del "Tu reciti mentre io ti dirigo". Peccato che Victor finisca per essere diretto dalla sua stessa creatura.
Simone (la bellissima Rachel Roberts) non esce mai perché è agorafobica. Passa tutto il suo tempo di fronte al computer. Rilascerà delle interviste solo se precedentemente registrate. Un'esibizione dal vivo davanti a centinaia e centinaia di persone? Si può fare, ma il palco deve essere inondato di fumogeni. Victor, per non svelare il suo segreto, inventa delle scuse, dei pettegolezzi, utilizza una sua controfigura all'uscita da un hotel per solleticare la stampa e i paparazzi, e impone delle regole precise perché deve avere il tempo di comandare Simone tramite un computer: le aggiusta le espressioni facciali, la voce e i gesti copiando-e-incollando quelle di attrici celebri quali Sophia Loren, Lauren Bacall, Audrey Hepburn. Da un microfono dal quale Victor parla esce fuori invece la voce suadente e impostata di Simone che fa inlanguidire il suo pubblico adorante (non è un caso che la canzone che l'attrice canta è You Make Me Feel).
Victor si fa da sé i complimenti che escono a sua volta puntuali dalla bocca di Simone. Andrew Niccol dosa bene la goliardia e le piccole escrescenze drammatiche che s'intravedono nella prima parte crescono durante la seconda in cui Victor si confida con la moglie, ancora innamorati l'uno dell'altra, e non viene creduto. Allora cosa fa? Dirige un nuovo film con Simone protagonista e regista. Alla prima del film il pubblico sembra schifato da una delle scene che vede Simone con un abito da sposa grufolare con i porci. Victor pregusta già l'insuccesso di Simone come regista invece il pubblico si alza in piedi e comincia ad applaudire sonoramente. Il film di Simone s'intitola I Am a Pig. Questa scena è arguta e tagliente: Niccol descrive il pubblico - privo di senso critico - come una mandria di porci che s'ingozza di qualsiasi merda spacciata per grande opera cinematografica solo perché vi è al suo interno la diva del momento. Fanatismo di massa. E' come se ci dicesse che i film non li guarda nessuno. Ciò che si guarda è il divo.
I tentativi da parte di Victor di distruggere la sua attrice non raccolgono il risultato sperato. Succede, come ho scritto sopra, il contrario. Il successo continuo di Simone oscura sempre di più quello già fioco di Victor Taransky. Quando alle serate di gala lui esce dalla limousine non accompagnato da Simone i fotografi interrompono i frenetici scatta-scatta. L'interesse per i suoi film è inesistente e le uniche domande che gli rivolgono i giornalisti riguardano sempre e solo Simone. Il povero Victor è un'altra vittima del cinema: non voleva dimostrare al mondo l'inesistenza di Simone, bensì rendere il mondo partecipe dell'esistenza di Victor Taransky. A una prima visione Al Pacino sembra costretto in un personaggio che non riesce ad esprimere come vorrebbe. Non è propriamente corretto. Anche qui Al Pacino è perfetto; Victor è un uomo di cinema impegnato in un progetto di rivalsa personale che non va per il verso giusto. Al Pacino non ha bisogno di esagerare, di rompere i fragili confini del suo personaggio.
S1m0ne, pur non essendo esente da mancanze (una regia più solida e magari una caratterizzazione dei personaggi di contorno più gustosa), sfrutta ottimamente l'idea geniale della morte del reale e delle sue inevitabili conseguenze nel mondo del cinema (e non solo). Un film da rivalutare immediatamente e senza indugi. Spoiler: mi si permetta di essere duro con coloro che hanno tirato un sospiro di sollievo durante il finale solo perché avviene il ricongiungimento della famiglia Taransky (più nel nome del lavoro e del profitto che dell'amore), decidendo quindi di di sfruttare questa volta tutti assieme l'immagine dell'entità virtuale creduta scomparsa, non hanno capito nulla del film dimostrando di avere le pigne al posto del cervello. Il finale di S1m0ne è amaro, drammatico, da brividi. In una parola: sconcertante. Simone in un videomessaggio si mostra su un divano accanto a Victor con in braccio il bambino avuto dal regista e annuncia inoltre la sua entrata in politica. Davvero inquietante per noi che siamo gli unici a sapere la verità oltre alla famiglia manipolatrice. La telecamera stacca e inquadra nuovamente l'inganno mai come in questo caso premonitore e terribile: Victor Taransky seduto sul divano con dietro il green panel finge di giocare col bambino; lo sappiamo bene: Simone non esiste e non esiste neanche il bambino. C'è soltanto un uomo sorridente seduto su un divano. E siamo davvero così sicuri che almeno lui sia reale?
Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):
Titolo
originale: S1m0ne
Paese
di produzione: USA
Anno: 2002
Durata:113 min
Genere: fantascienza, commedia
Regia: Andrew Niccol
Soggetto: Andrew Niccol
Sceneggiatura: Andrew Niccol
Produttore: Andrew Niccol
Casa
di produzione: New Line Cinema
Distribuzione
(Italia): Nexo
Fotografia: Derek Grover, Edward Lachman
Montaggio: Paul Rubell
Musiche: Carter Burwell
Scenografia: Jan Roelfs
Interpreti
e personaggi:
Al Pacino:
Viktor Taransky
Rachel
Roberts: Simone
Catherine Keener:
Elaine
Evan Rachel
Wood: Lainey Christian
Winona Ryder:
Nicola Anders
Pruitt Taylor
Vince: Max Sayer
Jay Mohr: Hal
Sinclair
Elias Koteas:
Hank Aleno
Jeffrey
Pierce: Kent
Jason
Schwartzman: Milton
Doppiatori
italiani:
Giancarlo
Giannini: Viktor Taransky
Stella
Musy: Simone
Cristiana
Lionello: Elaine
Letizia
Ciampa: Lainey Christian
Ilaria
Stagni: Nicola Anders
Ennio
Coltorti: Max Sayer
Massimiliano
Manfredi: Hal Sinclair
Gianluca
Tusco: Hank Aleno
Denny B.
Che bellissima recensione!! L'avevo visto tantissimi anni fa e non mi aveva fatto impazzire ma ora mi hai fatto venire voglia di recuperarlo!
RispondiEliminaIl commento che ti risolleva la giornata, grazie :)
EliminaQuando riesco a far venire la voglia di (ri)guardare un film a una persona allora ho proprio vinto alla grande ;)
La visione della tecnologia nel film probabilmente è un po' ingenua.. ciò non toglie che al tempo mi sia piaciuto abbastanza :)
RispondiEliminaMa con la realtà virtuale c'ha azzeccato in pieno.
EliminaDa recuperare di sicuro. Originale.
RispondiEliminaHai fatto benissimo a ritirarlo fuori.
Grazie :)
EliminaPer un motivo o per l'altro me lo sono sempre perso. Questa bella recensione però mi sta convincendo a recuperarlo!
RispondiEliminaAnche perché è triste vedere in cosa si cimenta Niccol adesso...